Autovettore e autovalore: differenze tra le versioni

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I concetti di autovettore e autovalore sono utilizzati in molti settori della matematica e della [[fisica]]; il problema della ricerca degli autovalori di una funzione lineare corrisponde alla sua [[diagonalizzabilità|diagonalizzazione]]. Se un autovettore è una funzione, si parla di [[autofunzione]]; per esempio in [[meccanica classica]] è molto comune considerare la [[funzione esponenziale]] <math>f_\lambda(x)=e^{\lambda x}</math> come autofunzione della [[derivata]]. Formalismi di questo tipo consentono di descrivere molti problemi relativi ad un sistema fisico: ad esempio, i [[oscillatore armonico|modi di vibrazione]] di un corpo rigido o i [[Matrice di Fock|livelli energetici]] degli [[orbitale atomico|orbitali atomici]] e [[orbitale molecolare|molecolari]] sono associati ad autovettori ([[autostato|autostati]]) di funzioni ([[osservabile|osservabili]]) che ne determinano la dinamica.
 
Il termine autovettore è stato tradotto dalla parola [[lingua tedesca|tedesca]] ''Eigenvektor'', coniata da [[David Hilbert|Hilbert]] nel [[1904]]. ''Eigen'' significa "proprio", "caratteristico". Analogamente il prefisso ''auto-'' usato nella versione italiana non è abbreviazione di "automatico", bensì è preso dal greco ''autós'' con significato ''"di sè stesso''". Nella letteratura italiana si trova spesso l'autovettore indicato come ''vettore proprio'', ''vettore caratteristico'' o ''vettore latente''.
 
== Introduzione informale ==