Perla (sommergibile): differenze tra le versioni

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Il 19 giugno 1940, al comando del [[tenente di vascello]] Mario Pouchain (in comando dal 13 febbraio precedente), lasciò Massaua per la sua prima missione nel [[golfo]] di [[Tagiura]], a circa quindici miglia dalla località di Ras El-Bir (il sommergibile sarebbe dovuto partire più avanti, ma il suo invio fu anticipato su domanda del [[Duca d'Aosta]], che aveva richiesto due sommergibili in più in mare)<ref name="Museo della Cantieristica"/><ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="sommergibili.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 409">Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 409.</ref>. Il 20 giugno, al [[Alba|sorgere del sole]] il ''Perla'' s'immerse<ref name="xmasgrupsom.com"/>. Tuttavia le elevate [[temperatura|temperature]] resero gli angusti ambienti del sommergibile invivibili (un [[elettricista]] fu colto da un [[colpo di calore]]): l'apparato per l'[[aria condizionata]] non funzionava e Pouchain ordinò di smontarlo per controllarlo<ref name="Museo della Cantieristica"/><ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="sommergibili.com"/><ref name=" Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 409"/>. Nel corso di questa operazione, effettuata nella notte sul 21 giugno, si ebbero perdite di [[cloruro di metile]], che provocarono l'intossicazione dapprima di cinque uomini e poi di un numero sempre crescente (fra questi anche il comandante in seconda, tenente di vascello Renzo Simoncini), mentre i primi ad essere rimasti intossicati si andarono aggravando, nonostante i tentativi di curarli<ref name="Museo della Cantieristica"/><ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="sommergibili.com"/><ref name=" Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 409"/>. Il 23 il ''Perla'' raggiunse la zona assegnata in condizioni disperate: il comandante in seconda Simoncini era impazzito così come molti altri marinai, molti davano segni di [[delirio]] o [[follia]] anche pericolosi (molti dovettero venire legati per impedir loro di nuocere, un marinaio cercò di allagare un compartimento), lo stesso Pouchain era intossicato così come la maggior parte dell'equipaggio; la temperatura all'interno del sommergibile aveva raggiunto i 64&nbsp;°C<ref name="Museo della Cantieristica"/><ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="sommergibili.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 410-411">Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 410-411.</ref>.
 
Ricevuto l'ordine di rientrare, il ''Perla'' si diresse verso Massaua in condizioni molto precarie: metà dell'equipaggio era in stato di [[intossicazione]] grave; le ore diurne dovevano essere trascorse con il sommergibile fermo, posato sul [[fondale marino|fondale]], ed il 26 si ebbe una prima vittima, mentre gli otto decimi dell'equipaggio risultavano intossicati<ref name="sommergibili.com"/>. Quando, al [[tramonto]], il sommergibile emerse per ricaricare le [[Batteria ricaricabile|batterie]] (il comandante Pouchain era così gravemente intossicato da dover mandare al suo posto altri due ufficiali in torretta, non riuscendo neanche a muoversi), fu attaccato dalla [[cannoniera]] HMS ''Shoreham'' e costretto all'immersione su un fondale di 24 metri, riportando qualche danno per le [[bomba di profondità|bombe di profondità]]; riemerso, andò ad incagliarsi vicino a Ras Cosar, una dozzina di miglia a meridione di Shab Shak<ref name="Museo della Cantieristica"/><ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="sommergibili.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 410-411"/>. Mentre (mattina del 27 giugno) i pochi uomini rimasti efficienti tentavano inutilmente di disincagliare il sommergibile, da Massua partirono in soccorso i [[cacciatorpediniere]] ''[[Leone (cacciatorpediniere)|Leone]]'' e ''[[Pantera (cacciatorpediniere)|Pantera]]'' e la [[torpediniera]] ''[[Giovanni Acerbi (cacciatorpediniere)|Giovanni Acerbi]]''; il ''Leone'' dovette però tornare indietro per un [[guasto]] e le altre due navi furono fatte rientrare alla notizia che una superiore formazione nemica (l'[[incrociatore leggero]] ''Leander'' ed i caccia ''Kingston'' e ''Kandahar'') era diretta verso il ''Perla''<ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="sommergibili.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 410-411"/>. Il ''Kingston'', avvicinatosi al sommergibile, aprì il fuoco; il ''Perla'' tentò di reagire col [[cannone]], che però smise di funzionare al secondo colpo<ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="sommergibili.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 410-411"/>. Pouchain ordinò di eliminare i [[documento|documenti]] segreti e abbandonare l'unità: a bordo rimasero lui, un [[guardiamarina]] ed il marinaio [[elettricista]] [[Arduino Forgiarini]], che non aveva voluto abbandonare il sommergibile senza il comandante<ref name="sommergibili.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 410-411"/>. Il primo [[proiettile]] del ''Kingston'' che colpì il ''Perla'' uccise Forgiarini (che fu decorato con [[Medaglia d'oro al valor militare]] alla memoria<ref>Giorgio Giorgerini, ''''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi '', p. 661.</ref>) e sbalzò in acqua i due ufficiali; due attacchi di aerei italiani (otto [[bombardiere|bombardieri]] [[Savoia-Marchetti S.M.81]]<ref name="sommergibili.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 410-411"/>) costrinsero il ''Kingston'' e le altre unità a ripiegare<ref name="Museo della Cantieristica"/><ref name="sommergibili.com"/>. Il tenente di vascello Simoncini, l'intossicato più grave fra gli ufficiali, risalì sul sommergibile ormai abbandonato e morì poco dopo; anche fra gli altri intossicati si ebbero 13 morti (due [[sottufficiale|sottufficiali]], un [[sottocapo]] e dieci marinai<ref name="sommergibili.com"/>), alcuni [[annegamento|annegati]] nel tentare di raggiungere la riva a [[nuoto]], altri dopo essere giunti a terra, per le conseguenze dell'[[intossicazione]], mentre i superstiti, in due gruppi, furono recuperati il 28 ed il 30 rispettivamente dal caccia ''[[Daniele Manin (cacciatorpediniere)|Daniele Manin]]'' (si trattava del guardiamarina Gallo e degli uomini più sani, che avevano raggiunto a piedi il [[faro]] di Shab Shak) e da una spedizione via terra proveniente da Massaua (si trattava degli intossicati, che avevano raggiunto il [[villaggio]] di Sovoità)<ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="sommergibili.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 410-411"/>.
 
Il ''Perla'', provvisoriamente riparato in cinque giorni, fu poi rimorchiato a Massaua il 20 luglio<ref name="xmasgrupsom.com"/><ref name="Giorgio Giorgerini p. 412">Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 412.</ref>.