Babilonia (periodico): differenze tra le versioni

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Nel febbraio [[1999]] esplode però all'improvviso la crisi, e la redazione si spacca in due. Da una parte coloro che desiderano una rivista meno "di sinistra", meno militante, meno legata al [[movimento di liberazione omosessuale]] da cui era nata, e meno attenta al lettorato [[lesbismo|lesbico]] (che pesa solo per un 5% sulle copie vendute), ritenendo "superata" l'impostazione tradizionale. Dall'altra coloro (in maggioranza come numero, ma in minoranza come quote sociali) che ritiene che l'impostazione seguita fino a quel momento sia quella giusta. Vince il confronto la prima delle due parti, che controlla la maggioranza delle quote.
 
Dopo l'allontanamento della parte soccombente, "Babilonia" chiude la casa editrice, sopprime l'annuario e lo "Speciale foto", e rinuncia al progetto del mensile gratuito, con lo scopo di diminuire i collaboratori facendo un maggiore ricorso all'[[outsourcingesternalizzazione]]. Dal punto di vista politico non ci sono scossoni bruschi (anche perché i collaboratori fissi restano in prevalenza di sinistra), ma iniziano ad apparire in copertina personalità politiche come [[Alessandra Mussolini]] o [[Giuliano Ferrara]], che vengono elevate all'inedito rango di opinionisti per la [[comunità gay]] assieme a persone come [[Oriana Fallaci]] o [[Camille Paglia]].
 
Il responso dei lettori, dopo il primo vivace interesse per il cambio di gestione, non è positivo. I lettori di mensili omosessuali continuano infatti ad essere in prevalenza di centro-sinistra, e la sterzata verso le posizioni politiche del centro-destra comporta un lento calo delle vendite. La scommessa di compensare tale perdita attraendo un nuovo lettorato di centro-destra si scontra contro l'ostacolo della formazione filosofica di questo settore della comunità gay, che è contrario al concetto stesso di "rivista gay", considerandola e definendola spesso "un [[ghetto]]".