Ndebele: differenze tra le versioni

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La casta degli Zansi, pur possedendo la nozione di una divinità ultraterrena non la distingue dal culto dei primi antenati, chiamati ''amadlozi'', tuttavia, forse anche per l'influenza del Cristianesimo, essi hanno tramutato gli ''amadlozi'' in mediatori tra i mortali e l'Essere Supremo. Gli ''amadlozi'' sono considerati degli esseri molto potenti, ed hanno la funzione di sorvegliare e proteggere i loro familiari che vivono nel mondo materiale. Essi però richiedono un tributo di fede e di rispetto che comporta pene molto severe a chi contravviene. Anche tra questi spiriti esiste una gerarchi ben precisa che rispetta quella delle varie classi sociali, per questo motivo ogni capofamiglia Zansi ha il suo ''amadlozi'', il quale può esercitare i suoi poteri ed i suoi compiti esclusivamente sulla sua famiglia di appartenenza. L'unica eccezione a questa regola è concessa allo spirito ancestrale del sovrano, il quale ha il compito di presidiare e proteggere l'intera nazione Ndebele.
 
Il rito più importante legato al culto degli antenati è quello del ''Ukuhlanziswa'' (purificazione). Gli Zansi affermano che la morte di un individuo rappresenti fonte di disgrazia ai suoi parenti più prossimi, e che questi oscuri influssi possano essere trasmessi in una catena ininterrotta, e che per questo motivo sia necessario un rituale di purificazione prima che il defunto venga seppellito.
 
La credenza vuole che dopo un anno dalla sepoltura, lo spirito del defunto, che non si è distaccato dal suo nucleo familiare, si manifesti ai suoi parenti in forma di serpente o appaia loro in sogno.