Rivolta di Chotyn: differenze tra le versioni

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La rapida occupazione dell'area da parte delle forze rumene fu attivamente supportata dalle forze della [[triplice intesa]] che considerava fondamentale il ruolo della Romania per osteggiare la diffusione del [[bolscevismo]] in Europa sud-orientale.
La popolazione ucraina della regione vedeva un ovvio alleato nella Repubblica popolare ucraina appena al di là del fiume [[DniesterNistro]] nella loro lotta per l'autodeterminazione contro gli invasori. Tuttavia in quel preciso frangente il possibile alleato era impegnato militarmente contro le forze bolsceviche, mentre la [[Repubblica popolare ucraina occidentale]], una seconda realtà politica sorta a nord della regione, era anch'essa impegnata in una guerra di confine contro la [[Polonia]], per cui tutto il potenziale militare ucraino era interamente impegnato su due fronti diversi.
 
Il primo provvedimento delle forze di occupazione rumene fu di sbaragliare qualsiasi forma di opposizione da parte della popolazione ucraina che venne così crudelmente oppressa da rivoltarsi in massa durante la notte del [[23 gennaio]] 1919.
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Rapidamente l'entità dei ribelli crebbe fino a raggiungere le 30.000 unità organizzate in tre reggimenti di [[fanteria]], uno squadrone di [[cavalleria]] ed una divisione d'[[artiglieria]].
 
Una settimana dopo un maggiore contingente di truppe rumene giunse nella regione per sedare la rivolta. I ribelli non poterono opporsi ad un esercito meglio organizzato e dotato di armamenti più moderni forniti dagli alleati della Triplice Intesa. Ben presto furono costretti a ritirarsi verso il DniesterNistro nella speranza di ottenere aiuto dalla Repubblica popolare ucraina la quale, a causa del suo conflitto con le forze bolsceviche, non era in grado di fornire alcun appoggio.
Subendo pesanti perdite inflitte dalle truppe rumene, i ribelli ucraini si rifugiarono oltre il fiume seguiti da almeno 50.000 profughi tra i civili. La sorte di coloro che restarono in patria fu davvero crudele. Il numero delle esecuzioni di civili da parte delle truppe rumene si avvicina alle 15.000 vittime, oltre al saccheggio e agli stupri in massa perpetrati dagli invasori.
Durante il regno di terrore che seguì vennero arsi e rasi al suolo dozzine di villaggi in [[Bukovina]] come segno di rappresaglia mentre le forze di polizia degli occupanti si sforzarono in una politica di ''romanizzazione'' della popolazione sopravvissuta che perdurò fino al [[1940]], anno in cui la Romania fu indotta sotto la minaccia di una invasione sovietica, a cedere la regione all'[[Unione Sovietica]].