Adriano Tardelli: differenze tra le versioni

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Uno degli eroi della [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Durante la [[Seconda guerra mondiale]], per anni si offrì di guidare decine di persone (Ebrei, Slavi, Rom, oppositori politici, omosessuali) ponendole in salvo oltre la [[Linea Gotica]]. Dopo averle ricevute in casa propria, a [[Careggine|Capanne di Careggine]] nelle [[Alpi Apuane]] - dove era nato e dove viveva con la moglie ed i loro nove figli - ed aver dato loro del cibo poiché, diceva, dovevano essere in forze per la notte, si preparava al difficile e rischioso compito di oltrepassare con loro, in cordata, la linea del fronte, attraversando montagne impervie ma ben note e conosciute, nell'oscurità più totale per eludere le postazioni di controllo tedesche e repubblichine. Una volta poste loro in salvo in territorio alleato, Tardelli era solito far ritorno a casa, sempre attraverso le montagne, prima che facesse giorno.
Arrestato per sospetta appartenenza a banda partigiana, si trovava prigioniero nel carcere di [[Camporgiano]] quando, il 1° febbraio del 1945 venne prelevato per ordine del generale Carloni insieme ad altre cinque persone, anch'esse detenute per motivi politici, e condotto nel comune di [[Piazza al Serchio]] per essere fucilato, per rappresaglia, dagli alpini della [[Divisione Monterosa]], nei pressi di Cogna, nello stesso luogo dove il 28 gennaio era stato ucciso l’alpino Giuseppe Grigoli, di 19 anni, vittima di un’imboscata.
 
Don Bruno Nobili Spinetti, parroco che si trovava sul posto per assistere e confessare i condannati a morte, raccontò che Tardelli, giunto sul luogo della fucilazione, disse: «Fanno bene a fucilarci: noi amiamo la libertà», ed aggiunse anche: «Io perdono».