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{{quote|Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere<ref>M. Guarino - F.Raugei, Gli anni del disonore, edizioni Dedalo 2006, pag. 7</ref>|Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, 1981}}
 
La [[massoneria|loggia massonica]] '''Propaganda Due''', più nota come '''P2''', già appartenente al [[Grande Oriente d'Italia]], è stata una loggia ''"coperta"'', cioè segreta, nata per reclutare nuovi adepti alla causa massonica con evidenti fini di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale.
 
La [[massoneria|loggia massonica]] '''Propaganda Due''', più nota come '''P2''', già appartenente al [[Grande Oriente d'Italia]], nata per reclutare nuovi adepti alla causa massonica con evidenti fini di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale, è stata una loggia ''"coperta"'', cioè segreta; questaQuesta circostanza, insieme alla caratteristica di riunire - appunto in segreto - circa mille personalità di primo piano, principalmente della [[politica]] e dell'Amministrazione dello Stato italiano, suscitò uno dei più gravi scandali della storia recente della [[Repubblica Italiana]].
 
La complessità e la vastità delle implicazioni del "caso P2" furono tali che ne scaturirono leggi speciali, emanate allo scopo di arginare le associazioni segrete, nel rispetto dell'articolo 18 della [[Costituzione]].
 
== Origini ==
La loggia Propaganda, cosìcome si chiamava in origine, fu istituita nel [[1877]] dal Gran maestro [[Giuseppe Mazzoni]], ma fu [[Adriano Lemmi]] (Gran maestro dal 1885 al 1895) a darle prestigio, riunendo al suo interno deputati, senatori e banchieri del Regno di Italia che, in ragione dei loro incarichi, erano costretti a lasciare le loro logge territoriali e stabilirsi a Roma.
 
Nel [[1893]] scoppiò lo [[scandalo della Banca Romana]] che mise alla luce gravi irregolarità amministrative commesse da numerosi banchieri italiani, molti dei quali legati alla loggia Propaganda. In seguito allo scandalo, questa venne ridimensionata e marginalizzata.
Dopo la [[Prima guerra mondiale]], la [[massoneria]] italiana sosterrà il [[fascismo]], pur disapprovando lo squadrismo, almeno fino al febbraio 1923, quando il Gran Consiglio del Fascismo dichiarerà l’incompatibilità tra [[fascismo]] e [[massoneria]].
 
Dopo la [[Prima guerra mondiale]], la [[massoneria]] italiana sosterràsostenne il [[fascismo]], pur disapprovando lo squadrismo, almeno fino al febbraio 1923, quando il Gran Consiglio del Fascismo dichiareràdichiarò l’incompatibilità tra [[fascismo]] e [[massoneria]].
Due anni dopo le leggi fasciste abolirannoabolirono le libertà di stampa e di associazione, costringendo il Gran maestro della loggia Propaganda, Domizio Torrigiani, a firmare il decreto di scioglimento.
La [[Resistenza italiana|Liberazione]] sancì la rinascita della loggia Propaganda, seppur con qualche cambiamento: prese il nome "Propaganda 2" per ragioni di numerazione delle logge italiane imposte dal [[Grande Oriente d'Italia]] e venne riorganizzata sotto l’influenza della [[massoneria]] americana.
 
La [[Resistenza italiana|Liberazione]] sancì la rinascita della loggia Propaganda, seppur con qualche cambiamento:che prese il nome "Propaganda 2" per ragioni di numerazione delle logge italiane imposte dal [[Grande Oriente d'Italia]] e venne riorganizzata sotto l’influenzal'influenza della [[massoneria]] americana.
 
La relazione della Commissione parlamentare P2, firmata da [[Tina Anselmi]], mette in luce la persona che mise in stretto legame la [[massoneria]] italiana e americana: il reverendo [[Frank Gigliotti]], già agente della sezione italiana dell’[[Office of Strategic Services|OSS]], in seguito agente [[Central Intelligence Agency|CIA]] e responsabile, tra gli altri, della riorganizzazione della mafia in Italia.
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== La P2 e Licio Gelli ==
[[Immagine:Licio_Gelli_sui_quotidiani.jpg|thumb|right|Licio Gelli ai tempi dell'esplosione del caso P2]]
Nel [[1969]] fu chiesto all'allora sconosciuto [[Licio Gelli]] (che era entrato nella [[massoneria]] solo nel [[1965]]) di ''«operare per la unificazione delle varie comunità massoniche, secondo l'indirizzo ecumenico proprio della gran maestranza di Gamberini, che operava sia per la riunificazione con la comunione di Piazza del Gesù, sia per far cadere le preclusioni esistenti con il mondo cattolico''» (dal testo della commissione Anselmi) e, un anno dopo, Lino Salvini (succeduto da poco a Giordano Gamberini come Gran Maestro del [[Grande Oriente d'Italia]]) gli delegavadelegò la gestione della Loggia P2, conferendogli altresì la facoltà di iniziare nuovi iscritti (funzione che tradizionalmente fino ad allora era prerogativa solo del Gran Maestro e dei Maestri Venerabili o di chi aveva in passato ricoperto tali cariche). Durante l'ultimo periodo alla guida del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]], Gamberini fece entrare nell'ordine numerosi militari, che gli furonoerano stati segnalati da Gelli.
 
Gelli era, un piccolo imprenditore toscano che in passato si era schierato sia col fascismo (tanto da andare a combattere come volontario nella Guerra Civile Spagnola e da essere poi agente di collegamento con i nazisti durante l'occupazione della [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]]), sia con l'antifascismo (in particolare organizzò la fuga dei partigiani dal carcere delle Ville Sbertoli in collaborazione col partigiano [[Silvano Fedi]]). Gelli godeva inoltre di profonde aderenze presso la "corte" del generale argentino [[Juan Domingo Perón]]: una famosa fotografia lo ritrae alla [[Casa Rosada]] insieme al presidente ed a [[Giulio Andreotti]].
 
Per ragioni sconosciutemai del tutto chiarite, la carriera di Licio Gelli all'interno della loggia P2 fu rapidissima. Gelli, unaUna volta preso il potere al vertice della Loggia, la trasformò in un punto di raccolta di imprenditori e funzionari statali di ogni livello (fra quelli alti), con una particolare predilezione per gli ambienti militari.
 
Nel 1970 Licio Gelli e la P2 presero parte al [[Golpe Borghese]], come descritto nel dossier del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]] consegnato incompleto da Andreotti nel 1974 alla magistratura romana (eranoe statereso omessepubblico alcunenella versione integrale solo nel 1991; le parti ecancellate riferimenti(omesse perché, a detta di Andreotti, avrebbero causato un terremoto politico per via dei nomi implicati). includevano il nome di Giovanni Torrisi, successivamente Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il 1980 e il 1981, e i nomi e la compartecipazione della P2 e di [[Licio Gelli]], che si sarebbe dovuto occupare nientemeno che del rapimento dell'allora presidente della Repubblica [[Giuseppe Saragat]].
Tale dossier venne reso pubblico nella versione integrale solo nel 1991; le parti cancellate includevano il nome di Giovanni Torrisi, successivamente Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il 1980 e il 1981, e i nomi e la compartecipazione della P2 e di [[Licio Gelli]]. Quest'ultimo si sarebbe dovuto occupare nientemeno che del rapimento dell'allora Presidente della Repubblica [[Giuseppe Saragat]].
 
Il 19 giugno del [[1971]] Salvini pose di fatto Gelli a capo della loggia P2, inizialmente con la carica di "segretario organizzativo". Sempre nel 1971, Salvini decise la fondazione di un'altra loggia coperta, la loggia P1, che doveva essere più elitaria e selettiva della loggia P2 e limitata a persone che fossero impiegate nella gestione dello stato, in cui Gelli dopo poco tempo ricopriràricoprì il ruolo di ''Primo Sorvegliante''.
 
Nel [[1973]], come nei progetti del precedente Gran Maestromaestro Gamberini, si riunificarono le due famiglie massoniche di "Piazza Giustiniani" e quella di "Piazza del Gesù" (quest'ultima nata da una scissione negli anni 60 avvenuta nella Serenissima Gran Loggia d'Italia), guidata da Francesco Bellantonio, un ex funzionario dell'[[Ente nazionale idrocarburi|ENI]] e parente di [[Michele Sindona]]. Come conseguenza di questa riunificazione (che ebbe vita breve, solo 2 anni) la loggia Giustizia e Libertà, loggia "coperta" e quindi anch'essa segreta facente parte del gruppo massonico di "Piazza del Gesù", che contava tra i suoi iscritti politici di tutti gli schieramenti, militari, banchieri (per un breve periodo ne avevano fatto parte personaggi legati al [[Piano Solo]], come il generale [[Giovanni De Lorenzo]] e il senatore [[Cesare Merzagora]] e risultava iscritto anche [[Enrico Cuccia]]), vide molti dei suoi iscritti passare alla P2.
 
Come conseguenza di questa riunificazione (che ebbe vita breve, solo 2 anni) la loggia ''Giustizia e Libertà'' – loggia "coperta" e quindi anch'essa segreta facente parte del gruppo massonico di "Piazza del Gesù", che contava tra i suoi iscritti politici di tutti gli schieramenti, militari, banchieri (per un breve periodo ne avevano fatto parte personaggi legati al [[Piano Solo]], come il generale [[Giovanni De Lorenzo]] e il senatore [[Cesare Merzagora]] e risultava iscritto anche [[Enrico Cuccia]]) – vide molti dei suoi iscritti passare alla P2.
La commissione parlamentare scoprì nelle sue indagini e tramite le dichiarazioni rese da diversi massoni che negli anni vi furono diversi tentativi di ridurre il potere di Gelli all'interno della massoneria, tutti senza esito.
 
La commissione parlamentare scoprì, nelle sue indagini e tramite le dichiarazioni rese da diversi massoni, che negli anni vi furono diversi tentativi di ridurre il potere di Gelli all'interno della massoneria, tutti senza esito.
Nel Dicembre [[1974]], al culmine della [[strategia della tensione]] diversi magistrati iniziarono ad occuparsi del "gruppo di Gelli". I Maestri Venerabili riuniti nella Gran Loggia di Napoli decretano lo scioglimento della Loggia P2, ma la decisione rimarrà quasi senza conseguenze. In base ai documenti esaminati dalla commissione Anselmi, il gran Maestro Salvini confiderà in questo periodo ad un confratello di essere stato informato da Gelli sull'eventualità di possibili soluzioni politiche di tipo autoritario. Come conseguenza della votazione dell'anno precedente si avranno forti contrasti tra Gelli e Salvini e il primo nel Marzo [[1975]], in occasione di un assemblea, produsse prove (secondo alcune ricostruzioni giornalistiche falsi creati appositamente) su presunti reati finanziari compiuti dal gran maestro, ritirando successivamente le accuse; a seguito di questo e con la mediazione di Gamberini il [[12 maggio]] 1975 venne ricostituita una Loggia P2, ufficialmente non "coperta" e con poche decine di affiliati noti che però non dovranno risultare tra gli iscritti del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]], con Gelli come Maestro Venerabile e che verrà sciolta, su richiesta dello stesso, poco più di un anno dopo, il [[26 luglio]] [[1976]], anche per la pressione dei media di sinistra e della magistratura (e grazie ad informazioni fatte filtrare dal gruppo dei "massoni democratici" che si opponeva a Gelli all'interno del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]]). Sempre in quel periodo erano divenute sempre più frequenti campagne stampa e indagini che accusavano la loggia e la massoneria di essere legate ad avvenimenti criminali, quali i sequestri di persona, e di avere rapporti con ambienti di estrema destra legati all'eversione nera.
 
Nel dicembre [[1974]], al culmine della [[strategia della tensione]], diversi magistrati iniziarono ad occuparsi del "gruppo di Gelli". I Maestri Venerabili riuniti nella Gran Loggia di Napoli decretarono lo scioglimento della Loggia P2, ma la decisione rimase quasi senza conseguenze. In base ai documenti esaminati dalla commissione Anselmi, in quel periodo il gran Maestro Salvini confidò ad un confratello di essere stato informato da Gelli sull'eventualità di possibili soluzioni politiche di tipo autoritario.
 
Nel Dicembre [[1974]], al culmine della [[strategia della tensione]] diversi magistrati iniziarono ad occuparsi del "gruppo di Gelli". I Maestri Venerabili riuniti nella Gran Loggia di Napoli decretano lo scioglimento della Loggia P2, ma la decisione rimarrà quasi senza conseguenze. In base ai documenti esaminati dalla commissione Anselmi, il gran Maestro Salvini confiderà in questo periodo ad un confratello di essere stato informato da Gelli sull'eventualità di possibili soluzioni politiche di tipo autoritario. Come conseguenza della votazione dell'anno precedente si avrannoebbero forti contrasti tra Gelli e Salvini e il primo nel Marzo [[1975]], in occasione di un assemblea tenutasi nel marzo [[1975]], produsse prove (secondo alcune ricostruzioni giornalistiche falsi creati appositamente) su presunti reati finanziari compiuti dal gran maestro, ritirando successivamente le accuse; a seguito di questo equestifatti, con la mediazione di Gamberini il [[12 maggio]] 1975 venne ricostituita una Loggia P2, ufficialmente non "coperta" e con poche decine di affiliati noti che però non dovranno risultarerisultavano tra gli iscritti del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]], con Gelli come Maestro Venerabile, e che verràvenne sciolta, su richiesta dello stesso, poco più di un anno dopo, il [[26 luglio]] [[1976]], anche per la pressione dei media di sinistra e della magistratura (e grazie ad informazioni fatte filtrare dal gruppo dei "massoni democratici" che si opponeva a Gelli all'interno del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]]). Sempre in quel periodo, erano divenutedivennero sempre più frequenti campagne stampa e indagini che accusavano la loggia e la massoneria di essere legate ad avvenimenti criminali, quali i sequestri di persona, e di avere rapporti con ambienti di estrema destra legati all'eversione nera.
 
Ufficialmente per il [[Grande Oriente d'Italia|GOI]] la Loggia P2 era ormai sospesa, ma in pratica questa continuava ad esistere come gruppo gestito direttamente da Gelli, mantenendo comunque rapporti (documentati dalla commissione) con Salvini, Gamberini (che dopo il [[1976]], nella sua veste di ex Gran Maestro, continuò a celebrare molte iniziazioni per conto della Loggia P2) e gli altri vertici della massoneria.
 
La commissione Anselmi nella sua relazione parlò a proposito dei rapporti tra Gelli e la massoneria di '«rapporti non chiari di reciproca dipendenza, se non di ricatto, che egli instaurò con i Gran Maestri e con i loro collaboratori diretti'» e specificando che:
 
{{quote|Ma al di là dei riferimenti testuali e documentali, pur inequivocabili, da inquadrare peraltro nella assoluta disinvoltura con la quale il Grande Oriente gestiva le procedure, quello che va realisticamente considerato è che non appare assolutamente credibile sostenere che l'attività massiccia di proselitismo portata avanti in questi anni dal Gelli - che coinvolgeva alcune centinaia di persone, per lo più di rango e cultura di livello superiore - sia potuta avvenire frodando allo stesso tempo ed in pari misura il Grande Oriente e gli iniziandi. Né appare dignitosamente sostenibile che tutto ciò si sia verificato senza che il primo venisse mai a conoscenza del fenomeno ed i secondi non venissero mai a sospettare della supposta frode perpetrata a loro danno, consistente nell'affiliazione abusiva ad un ente totalmente all'oscuro di tale procedura.
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* la Loggia Propaganda Due non può nemmeno eufemisticamente definirsi riservata e coperta: si tratta ormai di una associazione segreta, tale segretezza sussistendo non solo nei confronti dell'ordinamento generale e della società civile ma altresì rispetto alla organizzazione che ad essa aveva dato vita.|relazione della Commissione Anselmi}}
 
In questoNel periodo (del [[1976]]- al [[1981]]) la P2 ebbe la massima espansione ed influenza e cominciò ad operare anche all'estero {{citazione necessaria|(pare riconosciuto che abbia tentato proselitismo in [[Uruguay]], [[Brasile]], [[Venezuela]], [[Argentina]] e in [[Romania]], paesi nei quali avrebbe, secondo alcuni, tentato di influire sulle rispettive situazioni politiche{{citazione necessaria)}}).
 
Secondo la commissione d'inchiesta, la Loggia P2, e Gelli stesso, goderono di ''«una sorta di cordone sanitario informativo posto dai Servizi a tutela ed a salvaguardia del Gelli e di quanto lo riguarda'',» partendoa partire dal 1950 (anno in cui venne segnalato ai servizi il rapporto "[[Cominform]]", a cui però non seguirono indagini), che permiseropermise al gruppo di agire indisturbatamenteindisturbato, arrivando alla conclusione che Gelli stesso facesse parte dei servizi segreti:
 
{{quote|Tra le varie spiegazioni possibili di tale costante atteggiamento scartata quella della Inefficienza dei Servizi perché palesemente non proponibile - non rimane altra conclusione che quella di riconoscere che il Gelli è egli stesso persona di appartenenza ai Servizi, poiché solo ricorrendo a tale ipotesi trova logica spiegazione la copertura di questi assicurata al Gelli in modo sia passivo, non assumendo informazioni sull'individuo, sia attivo, non fornendone all'autorità politica che ne fa richiesta.
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I riscontri forniti e la linea di argomentazione che su di essi abbiamo incentrato, testimoniano in modo chiaro l'esistenza di una barriera protettiva posta dei Servizi a tutela di Gelli e della loggia P2 che scatta puntuale di fronte a qualsiasi autorità politica e giudiziaria, che chieda, nell'esercizio delle sue funzioni, ragguagli e delucidazioni su questi argomenti. Abbiamo individuato la ragione profonda di questo comportamento nell'appartenenza di Licio Gelli all'ambiente dei Servizi segreti, ed abbiamo datato questa milizia al 1950, anno di compilazione dell'informativa COMINFORM. Le conseguenze di tale affermazione sono che la ragione vera dei cordone sanitario informativo va cercata non nel presunto controllo che Gelli eserciterebbe nei Servizi segreti, ma nell'opposta ragione del controllo che essi hanno del personaggio. Le conclusioni che abbiamo esposto sono di tenore tale che l'estensore di queste note avverte per primo l'esigenza di procedere con la massima cautela possibile in questa materia, per la quale peraltro, si deve riconoscere, è del tutto illusorio sperare di raggiungere dimostrazioni che poggino su prove inconfutabili. Si è così argomentato sulla base dei documenti proponendo una linea interpretativa che si riconduca a logica e coerenza, pronti a verificare tale assunto con altre possibili ricostruzioni posto che, secondo l'assunto metodologico seguito, consentano di fornire altra spiegazione coerente ed unitaria dei fenomeni.|relazione della Commissione Anselmi}}
 
Secondo la commissione Anselmi, [[Licio Gelli]] avrebbe mantenutomantenne fino al primo dopoguerra un atteggiamento ambiguo, che gli avrebbe permessopermettendogli di legarsi a chiunque avesse avuto le redini del potere in [[Italia]] dopo la [[Seconda guerra mondiale|guerra]] (fossero i nazifascisti, fossero gli Alleati e i loro gruppi politici di riferimento o fossero i comunisti filo sovietici) e il rapporto "[[Cominform]]", che lo denunciava come spia dormiente dei servizi segreti dell'Est (probabilmente posizione frutto di accordi durante questo periodo ambiguo), su cui i servizi non indagarono, sarebbe divenuto una garanzia sulla sua fedeltà che i servizi avrebbero potuto eventualmente usare, denunciandolo come spia filo sovietica e distruggendo quindi la sua figura fortemente anti-comunista che era venuta a crearsi nel tempo.
 
Circa le motivazioni per le quali personaggi tanto affermati avrebbero aderito alla P2, secondo taluni l'abilità di [[Licio Gelli]] sarebbe consistita nel sollecitare il diffuso desiderio di mantenere ed accrescere il proprio potere personale; a costoro, l'iscrizione alla loggia sarebbe apparsa di estrema opportunità per raggiungere posizioni di potere di primaria importanza, anche eventualmente partecipando ad azioni coordinate al fine di assicurarsi il controllo sia pure indiretto del governo e di numerose alte istituzioni pubbliche e private italiane.
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Non va dimenticato che proprio in quegli anni montava la [[strategia della tensione]] e che da molte parti della società si auspicava una svolta politica di impronta decisa, capace di sopperire alla perniciosa inefficienza sociale, economica e pratica dell'impianto statale.
 
A posteriori, la Commissione parlamentare d'inchiesta ricostruì che verso la fine degli [[Anni 1970|anni settanta]] il rapporto fra Gelli ed i suoi amici-alleati [[Stati Uniti d'America|statunitensi]] e dei servizi segreti si sarebbe incrinato, e sarebbero cominciate a circolare sollecitazioni a farsi da parte, inoltrate anche nella suggestiva forma di fornire al giornalista scandalistico [[Mino Pecorelli]] (poi assassinato) il famoso rapporto "Cominform" perché lo pubblicasse ed avanzasse così il sospetto che Gelli agisse per qualche servizio segreto di paesi comunisti.
 
Gelli reagì rilasciando un'imprevista intervista, nella quale qualcuno supposeha supposto che abbia inviato messaggi in codice,; ma sembra accertato che, poco dopo, un uomo di fiducia di [[Michele Sindona]] abbia fornito ai giudici di [[Milano]] elementi sufficienti per interessarsi del capo della loggia.
 
Il [[31 ottobre]] [[1981]], sette mesi dopo il rinvenimento delle famose liste e dello scandalo seguenteconseguente, la corte centrale del [[Grande Oriente d'Italia]] presieduta dal nuovo Gran Maestro Armando Corona, espulse Gelli dal consesso massonico.
Per il Grande Oriente d'Italia la "Loggia di Propaganda 2" aveva sospeso ufficialmente la propria attività all'interno del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]] stesso già nel [[1976]] e pertanto non poteva essere sciolta, essendo già sospesa. Ciò significasignificava che la P2 di Gelli dal 1976 non agiva più all'interno del consesso massonico, ma autonomamente.
 
== La scoperta della lista e del programma ==
{{vedi anche|Piano di rinascita democratica}}
Il [[17 marzo]] [[1981]] i giudici istruttori [[Gherardo Colombo]] e [[Giuliano Turone]], nell'ambito di una inchiesta sul presunto [[rapimento]] dell'avvocato e uomo d'affari siciliano [[Michele Sindona]], fecero perquisire la villa di Gelli ad [[Arezzo]], "[[Villa Wanda]]", e la fabbrica di sua proprietà (la "Giole" a [[Castiglion Fibocchi]] presso [[Arezzo]] - divisione giovane di "Lebole"); l'operazione fu, eseguita dalla sezione del colonnello Bianchi della [[Guardia di Finanza]], che scoprì fra gli archivi della "Giole" una [[Lista appartenenti alla P2|lista di quasi mille iscritti]] alla loggia P2]], fra i quali il comandante generale dello stesso corpo, [[Orazio Giannini]] (tessera n. 832).
Lo stesso Michele Sindona comparve nella lista degli iscritti alla P2, confermando le intuizioni dei giudici istruttori.
 
Il colonnello Bianchi resistette a vari tentativi di intimidazioni, pubblicando la listaintimidazione, in quanto erano ancora al potere gran parte delle persone che ivi erano citate, e pubblicò la lista.
 
Licio Gelli, per il quale la magistratura spiccò un [[ordine di cattura]] il [[22 maggio]] 1981 per violazione dell'art. 257 del [[Codice penale italiano|codice penale]] ([[spionaggio]] politico o militare, si riteneva che Gelli possedesse copie di alcuni dossier riservati del [[SIFAR]] e di altri servizi segreti), si recò per unrifugiò periodotemporaneamente in [[Uruguay]].
 
La commissione parlamentare [[Tina Anselmi|Anselmi]], creata il [[9 dicembre]] 1981, ritenne che la P2 fosse strutturata come due piramidi sovrapposte, con i 972 nomi della lista appartenenti alla piramide in basso, Gelli come punto di congiunzione tra le due piramidi e una piramide superiore composta da nomi che figuravano su un'altra lista composta da personaggi che trasmettevano gli ordini alla piramide inferiore. A detta di alcuni giornalisti, tale lista sarebbe stata portata da Gelli a Montevideo.
 
Secondo il procuratore di [[Roma]] del periodo, gli iscritti delle due liste dovevano essere complessivamente 2000 e in un'intervista rilasciata da Gelli al settimanale [[L'espresso]] del [[10 luglio]] [[1976]] questi affermò che gli iscritti alla Loggia P2 erano allora 2400 (secondo la commissione parlamentare che ebbe modo di leggere alcune corrispondenze tra Gelli e i capigruppo della loggia, intorno al [[1979]] vi fu una revisione generale degli elenchi degli iscritti, per cui le persone iscritte dopo quella data potevano effettivamente essere in numero minore). Comunque sia, una buona metà dei nomi mancherebbe ancora all'appello ed anche diversi appartenenti alla [[massoneria]] ascoltati dalla suddetta commissione affermarono che la lista era veritiera ma incompleta.
 
Fu immediatamente intuito che i documenti sequestrati testimoniavano dell'esistenza di un'organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del [[potere]] in [[Italia]]: il "[[piano di rinascita democratica]]", un elaborato a mezza via fra un [[manifesto (programma)|manifesto]] ed uno [[studio di fattibilità]] sequestrato qualche mese dopo alla figlia di Gelli, conteneva una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, indicazioni per l'avvio di opere di selezionato [[proselitismo]] e, opportunamente, anche un [[preventivo]] dei costi per l'acquisizione delle funzioni vitali del potere: ''«La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo''».
 
A chiare lettere si indicavano come fini primari (il termine "obiettivi" è usato in quel testo in senso militare, per "bersagli" di blandizie) il riordino dello stato in senso istituzionalistico, il ripristino di un'impostazione selettiva (forse classista) dei percorsi sociali, insomma - secondo molti - una svolta [[autoritarismo|autoritaria]].
 
Ma i dettagli del programma non erano di minor interesse. Se da un lato si propugnava la "''«abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attuasse i precetti della Costituzione)''"», giustificata dalla carenza di tecnici in tempi di [[disoccupazione]] intellettuale, dall'altro lato occorreva "''«ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive''"», sempre che la [[magistratura]] volesse decidersi a condannarli.
 
Portare il [[Consiglio Superiore della Magistratura]] sotto il controllo dell'[[Potere_esecutivo|esecutivo]], separare le carriere dei magistrati, rompere l'unità sindacale e abolire il monopolio della [[Rai]] erano solo alcuni deialtri punti del progetto.
 
Le persone "da reclutare" nei partiti, dal canto loro, dovevano ottenere addirittura il "''predominio''" (testuale) sulle proprie organizzazioni (nel piano vengono indicati "''«per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli''" »), mentre i giornalisti "''reclutati''", avrebbero dovuto "''simpatizzare''" per gli uomini segnalati dalla "loggia". Non si sa se questa parte del piano fosse già stata attuata o meno,; una parte dei politici indicati ebbero poi ruoli di primo piano nei loro partiti e nel governo. ImportanteSi deve però segnalarerammentare che questi nomi erano considerati solo "da reclutare", maquindi non si sa se furono mai contattati a tale scopo da Gelli.
 
Il programma non era in realtà che una sorta di ''memorandum'' che preannunciava una serie di pressioni e di azioni che avrebbero mirato a conquistare il potere per conferirlo a fidati amici della loggia. Alcuni analisti odierni non mancano di rimarcare che molti degli argomenti trattati in quel programma sarebbero stati poi attuati da governi successivi, o perlomeno indicati come riforme prioritarie ed essenziali da parte di alcuni esponenti politici allora appartenenti ai partiti con cui la P2 aveva cercato contatti (o partiti eredi politici di questi).
 
Nonostante l'Italia fosse da secoli avvezza alla disinvoltura ed alla spregiudicatezza in politica, tanto da vantarne anche celeberrima [[Il Principe|letteratura specifica]], la sensazione generale fu correttamente definita da molti interpreti del tempo come di "attonito sgomento".
 
Lo scandalo che seguì la scoperta della lista e dei suoi legami con i casi Sindona e [[Roberto Calvi|Calvi]] ebbe al tempo ebbe un 'ampissima copertura mediatica, (paragonabile solo a quello che avrà 10 anni dopo [[Tangentopoli]]).
 
== Le mani sui mass media ==
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{{quote|Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media<ref>M. Guarino - F.Raugei, Gli anni del disonore, edizioni Dedalo 2006, pag. 35</ref>|Licio Gelli}}
 
La scoperta del ''[[Piano di rinascita democratica]]'' ha permesso di comprendere le ragioni dei notevoli cambiamenti all'interno dei mass media italiani alla fine degli anni '70.
 
La scalata ai media italiani iniziò dall’obiettivo più ambito: il [[Corriere della Sera]], il quotidiano nazionale più diffuso e allo stesso tempo più autorevole.
Per questa operazione [[Licio Gelli]] fu coadiuvato dal suo braccio destro [[Umberto Ortolani]], dal banchiere [[Roberto Calvi]], dall’imprenditore [[Eugenio Cefis]] e dalle casse dello [[IOR]], l’Istituto per le Opere di Religione. Infine era necessario un editore interessato all’acquisto della testata giornalistica più importante d’Italia, e furono individuati i [[Rizzoli]]. I due fratelli furono convinti dalle buone maniere e dalle argomentazioni di Ortolani e Gelli ad entrare nella P2, anche se vi si iscriveràiscrisse solo Angelo, nipote dell’omonimo capostipite.
 
I Rizzoli, sostenuti finanziariamente da Eugenio Cefis, nel 1974 si decisero quindi per l’acquistol'acquisto, ma si resero conto ben presto che l’operazionel'operazione si sarebbe rivelata molto più onerosa di quello che ci si aspettavanoaspettava. Angelo Rizzoli quindi si mise alla ricerca di altri fondi presso le banche italiane, inconsapevole del fatto che molte erano presiedute o dirette da affiliati della P2, e che quindi la decisione di concedergli nuovi liquidi era condizionata dal parere di Gelli. Non vedendo altre vie di uscita, nel luglio del 1977 si appellò al Maestro Venerabile: questi gli concesse nuovi fondi, provenienti dallo IOR, così da rendere i Rizzoli sempre più indebitati nei confronti della loggia ed economicamente deboli. In questo modo non fu difficile far passare il controllo della casa editrice al sistema Gelli-Calvi-IOR.
 
Gelli quindi ottenne il suo primo obiettivo: inserì nei posti-chiave hiave dalla Rizzoli i suoi uomini, uno su tutti Franco Di Bella al posto di Pietro Ottone, direttore del “Corriere della Sera”. Il controllo del quotidiano dava alla P2 un potere enorme:
* poteva condizionare ai propri voleri la condotta dei politici, ai quali l’adesionel'adesione all’area piduista era ripagata con articoli e interviste compiacenti che garantivano visibilità presso l’opinione pubblica;
* poteva inserire nell’organiconell'organico del quotidiano personaggi affiliati alla loggia, come [[Maurizio Costanzo]], [[Silvio Berlusconi]], [[Fabrizio Trecca]], con l’ovviol'ovvio intento di pubblicare articoli graditi alle alte sfere della P2;
* poteva infine censurare giornalisti, come capitò a Enzo Biagi, che sarebbe dovuto partire come corrispondente per l’Argentinal'Argentina, governata da una giunta militare golpista.
 
Nel 1977 la P2 spinse i Rizzoli verso l’acquisizione di molti altri quotidiani: [[Il Piccolo]] di Trieste, [[Il Giornale di Sicilia]] di Palermo, [[l’Altol'Alto Adige]] di Bolzano e [[la Gazzetta dello Sport]]. Nel 1978 verràvenne pubblicato ex-novo [[L’Eco di Padova]] e la casa editrice entreràentrò nella proprietà de [[Il Lavoro]] di Genova e finanzieràfinanziò [[L’Adige]] di Trento.
Nel 1979 la Rizzoli aumentò la propria quota azionaria del periodico [[TV Sorrisi e Canzoni]] portandola al 52%, in modo dae ottenerneottenendone il controllo. Infine, nonostante l’opposizionel'opposizione dei Rizzoli, venne fondato [[L’OcchioL'Occhio]], con direttore [[Maurizio Costanzo]].
 
Secondo il piduista [[Antonio Buono]], magistrato già presidente del tribunale di Forlì, e collaboratore de [[il Giornale]], nel corso di un incontro a Cesena Gelli lo avrebbe informato del progetto di “crearecreare un “trust” di testate, nell’ambitonell'ambito della Rizzoli, in funzione antimarxista e anticomunista, e si sarebbe dovuta creare anche, nell’ambitonell'ambito di questo progetto, una agenzia di informazione – in alternativa all’Ansaall'Ansa – che avrebbe trasmesso le veline ai vari direttori di questi giornali associati. Nell’occasione, il Venerabile incaricò Buono di reclutare il direttore de [[il Giornale]]: ”Avevo«Avevo un grande ascendente su Montanelli, e quindi avrei dovuto persuadere Montanelli, per il Giornale, a entrare”entrare».
 
Sebbene secondo persone vicine a [[Indro Montanelli]] in realtà Buono non avesse alcun ascendente su di lui, scrissero per [[il Giornale]] almeno due personaggi in contatto con gli ambienti massonici: lo stesso Buono e [[Michael Ledeen]], corrispondente per il quotidiano, legato a [[CIA]], [[SISMI]] e laalla stessa P2. Inoltre nel 1978, viste le critiche condizioni finanziarie del quotidiano, [[Silvio Berlusconi]] entrò con una quota azionaria del 30% [[Silvio Berlusconi]].
 
In quello stesso periodo, nacque [[Telemilanocavo]], fondatofondata da [[Giacomo Properzj]] e successivamente rilevato dall'allora piduista [[Silvio Berlusconi]], che lola fece poi diventare [[Telemilano]], [[Telemilano 58]] ed infine [[Canale 5]], presumibilmente secondo la strategia seguita da [[Licio Gelli]].
 
Una volta scoppiato lo scandalo, le ripercussioni sul gruppo Rizzoli furono enormi: il [[Corriere della Sera]] ne uscì pesantemente screditato e perderàperse dal 1981 al 1983 100.000 copie, nonché le firme di [[Enzo Biagi]], [[Alberto Ronchey]] e [[Gaetano Scardocchia]]. [[Franco Di Bella]] lasciò la direzione il 13 giugno e verràvenne sostituito da [[Alberto Cavallari]]. [[L’Occhio]] e il [[Corriere d’informazione]] vennero chiusi, [[Il Piccolo]], [[l’Alto Adige]] e [[Il Lavoro]] ceduti.
Nessuna ripercussione si ebbe invece per [[Canale 5]] ed il suo proprietario [[Silvio Berlusconi]], che nello stesso anno dello scandalo acquisiràacquisì [[Italia 1]] e solo l'anno successivo [[Rete 4]].
[[L’Occhio]] e il [[Corriere d’informazione]] vennero chiusi, [[Il Piccolo]], [[l’Alto Adige]] e [[Il Lavoro]] ceduti.
Nessuna ripercussione invece per [[Canale 5]] ed il suo proprietario [[Silvio Berlusconi]], che nello stesso anno dello scandalo acquisirà [[Italia 1]] e solo l'anno successivo [[Rete 4]].
 
== La lista ==
{{vedi anche|Lista appartenenti alla P2}}
La [[Lista appartenenti alla P2|lista degli appartenenti alla P2]] fu tenuta riservata per qualche tempo dopo la scoperta, ed i tentennamenti di [[Arnaldo Forlani]] nel renderla pubblica gli costarono la carica di ''premier''presidente del consiglio e qualcheil tempo ditemporaneo lontananzaallontanamento dal proscenio politico-istituzionale.
 
Una volta resa pubblica (il 21 maggio 1981), divenne presto memorabile. Tra i 932 iscritti, spiccavano i nomi di 44 parlamentari, 3 ministri del governo allora in carica, un segretario di partito, 12 generali dei [[Carabinieri]] (la stampa fece più volte il nome di [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]], sebbene risultasse solo un modulo di iscrizione firmato di suo pugno e nessuna prova di un'adesione attiva), 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'[[esercito italiano]], 4 dell'[[aeronautica militare]], 8 ammiragli, vari magistrati e funzionari pubblici, ma anche di [[giornalista|giornalisti]] ed imprenditori come [[Silvio Berlusconi]] (a quel tempo non ancora in politica, affiliato alla loggia con tessera n° 1816), [[Vittorio Emanuele, Principe di Napoli|Vittorio Emanuele di Savoia]], [[Maurizio Costanzo]], [[Alighiero Noschese]] e [[Claudio Villa]]; in compagnia di [[Michele Sindona]] e [[Roberto Calvi]], [[Umberto Ortolani]] e [[Leonardo Di Donna]] (presidente dell'[[ENI]]), [[Duilio Poggiolini]] e l'ormaiil personaggio televisivo professor [[Fabrizio Trecca]], insieme a tutti i capi dei [[servizi segreti]] italiani e ai loro principali collaboratori (fra i quali [[Vito Miceli]] a capo del [[SIOS]] e successivamente direttore del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]], [[Giuseppe Santovito]] del [[SISMI]], [[Walter Pelosi]] del [[CESIS]] e [[Giulio Grassini]] del [[SISDE]]).
 
Circa quest'ultimo settore, si notò che vi erano iscritti non solo i capi, che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna. Fra questi si facevano notare il generale [[Giovanni Allavena]] (responsabile dei famigerati "fascicoli" del [[SIFAR]]), il colonnello Minerva (gestore fra l'altro dell'intricato caso dell'aereo militare "[[Argo 16]]" e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) ed il generale [[Gian Adelio Maletti]], che con il capitano [[Antonio La Bruna]] (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di [[Franco Freda]] e per questo processato e condannato per favoreggiamento.
Circa quest'ultimo settore, si notò che vi erano iscritti non solo i capi (fra i quali [[Vito Miceli]] a capo del [[SIOS]] e successivamente direttore del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]], [[Giuseppe Santovito]] del [[SISMI]], [[Walter Pelosi]] del [[CESIS]] e [[Giulio Grassini]] del [[SISDE]]), che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna.
 
La naturale funzione dei servizi segreti, va osservato, sarebbe effettivamente ben compatibile con la possibile infiltrazione di elementi, anche in questa organizzazione, per legittimi motivi di servizio; la concentrazione, però, di così tanti elementi, e di cheelevato grado, non è mai riuscita a volare indenne sopra il sospetto.
Fra questi si facevano notare il generale [[Giovanni Allavena]] (responsabile dei famigerati "fascicoli" del [[SIFAR]]), il colonnello Minerva (gestore fra l'altro dell'intricato caso dell'aereo militare "[[Argo 16]]" e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) ed il generale [[Gian Adelio Maletti]], che con il capitano [[Antonio La Bruna]] (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di [[Franco Freda]] e per questo processato e condannato per favoreggiamento.
 
La naturale funzione dei servizi segreti, va osservato, sarebbe effettivamente ben compatibile con la possibile infiltrazione di elementi, anche in questa organizzazione, per legittimi motivi di servizio; la concentrazione, però, di così tanti elementi, e di che grado, non è mai riuscita a volare indenne sopra il sospetto.
 
Fu avanzata l'ipotesi che la lista trovata a Villa Wanda non fosse la lista completa, e che molti altri nomi siano riusciti a non restare coinvolti. Nella ricostruzione della Commissione d'Inchiesta, ai circa mille della lista trovata sarebbero da aggiungere i presunti appartenenti a quel vertice occulto di cui Gelli sarebbe stato l'anello di congiunzione con la loggia. Lo stesso Gelli, in un'intervista del [[1976]], aveva parlato di più di duemilaquattrocento iscritti.
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== La bufera politica ==
 
 
Lo scandalo conseguente al ritrovamento delle liste della P2 fu senza precedenti.
 
Il capo del governo in carica, [[Arnaldo Forlani]], fu costretto alle dimissioni nel giugno [[1981]] perché, più o meno volontariamente, ritardòaveva ritardato la conferma del ritrovamento e la pubblicazione delle liste. Al suo posto fu insediato il [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]] [[Giovanni Spadolini]], che divenne così il primo ''premier''presidente del consiglio non appartenente alla [[Democrazia Cristiana]] della storia repubblicana.
 
Dalle sinistre prontamente si era levata una violentissima campagna d'accusa che di fatto non sgradiva un eventuale riconoscimento del coinvolgimento di esponenti dei partiti di governo e del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] (antica "concorrente" a sinistra del partito di [[Enrico Berlinguer]]).
 
Dalle sinistre si eraprontamente levata una violentissima campagna d'accusa, che di fatto non sgradiva un eventuale riconoscimento del coinvolgimento di esponenti dei partiti di governo e del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], antica "concorrente" a sinistra del partito di [[Enrico Berlinguer]]. Soprattutto i [[Partito Comunista Italiano|comunisti]], effettivamente, avevano da recriminare contro un organismo che clandestinamente lavorava per la loro espulsione dalla società civile, e non risparmiarono ai partiti di governo ed ai loro esponenti accuse di [[Golpe|golpismo]] e di prono asservimento ad interessi di potenze straniere.
 
Altri politici, tra cui [[Bettino Craxi]] del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e alcuni deputati della [[Democrazia Cristiana|DC]], invece attaccarono invece l'operato della magistratura, accusataaccusandola di aver dato per scontato la veridicità di tutta la lista che invece, secondo Craxi, mischiava "notori farabutti" (di cui però non fecefaceva i nomi) a "galantuomini" e di aver causato, con le indagini e l'arresto di [[Roberto Calvi]], una crisi della [[Borsa valori|Borsa]], (che nel luglio [[1981]] dovette chiudere per una settimana per eccesso di ribasso).
 
Mentre, intimoriti dal clima arroventato, alcuni personaggi di altro campo come [[Maurizio Costanzo]] negavano ogni coinvolgimento (Costanzo fu poi costretto a lasciare la direzione del telegiornale ''[[Contatto]]'' del network [[Telealtomilanese|PIN]], facente capo al gruppo Rizzoli), altri come [[Roberto Gervaso]] erano rimasti a corto di adeguati aforismi oppure, come il deputato socialista [[Enrico Manca]], che fu anche presidente della [[RAI]], già minimizzavano la loro condivisione delle esperienze piduiste.
 
Si ebbe quindi una sorta di temporanea [[epurazione]], in realtà agevolata dal ridotto desiderio degli interessati di restare sotto i riflettori, e molti piduisti si eclissarono dalle cariche più in vista, o si fecero da parte per poi ripresentarsi qualche tempo dopo.
 
== La Commissione parlamentare ==
Negli anni successivi fu istituita, per volontà del Presidente della Camera [[Nilde Iotti]], una commissione parlamentare d'inchiesta, guidata dal deputato democristiano [[Tina Anselmi]], ex partigiana "bianca" e prima donna a diventare ministro della storia della Repubblica Italiana;. laLa commissione affrontò un lungo lavoro di analisi per far luce sulla Loggia, considerata un punto di riferimento in Italia per ambienti dei servizi segreti americani intenzionati a tenere sotto controllo la vita politica italiana fino al punto, se necessario, di promuovere riforme costituzionali apposite o di organizzare un [[colpo di stato]].
Diede luogo ad una relazione di maggioranza ed una di minoranza. La prima, molto più articolata, mette in luce molti aspetti, quindi ad esempio:
* Giudicògiudicò la lista attendibile ma presumibilmente incompleta.;
* Giudicògiudicò la Loggia "«responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale"» della [[Strage dell'Italicus]];
* Giudicògiudicò la Loggia "«un complotto permanente che si plasma in funzione dell'evoluzione della situazione politica ufficiale"»;
* Sottolineòsottolineò l' "«uso privato della funzione pubblica da parte di alcuni apparati dello stato"» legati alla Loggia.;
* Sottolineòsottolineò la divisione funzionale della Loggia. Quindie quindi che, benché tutti gli affiliati fossero consapevoli del fine surrettizio della Loggia, siafosse necessario individuare il settore di appartenenza dei singoli affiliati per risalire alle responsabilità personali.;
* Sottolineòsottolineò che la presenza di alcuni imprenditori si poteva spiegare con i benefici economici che il legame con alti dirigenti di imprese pubbliche e [[Banca|banche]] poteva potenzialmente portare loro, per esempio sotto forma di [[credito]] concesso in misura superiore a quanto consentito dalle caratteristiche dell'impresa da finanziare. Tra(tra glitali imprenditori, viene citato [[Silvio Berlusconi]].);
* Sottolineòsottolineò come ci fossero "«poche ma inequivocabili prove documentali"» che provavano l'esistenza della Loggia di Montecarlo (ora Massonic Executive Committee) e della più elitaria P1, considerandole entrambe creazioni di [[Licio Gelli]].
 
Un'apposita [[legge]], la n.numero 17 del [[25 gennaio]] [[1982]], sciolse la P2 e rese illegale il funzionamento di associazioni segrete con analoghe finalità, del resto in attuazione del secondo comma dell'articolo 18 della [[Costituzione Italiana]], che più genericamente proibisce le associazioni a scopi, anche indirettamente, politici mediante organizzazioni di carattere militare.
Il giornalista e politico [[Massimo Teodori]] membro della succitata commissione, asserì:« «la Loggia P2 non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica»<ref>http://radicali.radicalparty.org/search_view.php?id=48931&lang=&cms=12</ref>.
La P2 fu oggetto d'indagine anche della [[Commissione Stragi]] per un presunto coinvolgimento in alcune stragi, ma non portò a niente di rilevante. Tuttavia [[Licio Gelli]] venne condannato il [[23 novembre]] [[2005]] in via definitiva per tentativi di [[depistaggio]] delle indagini sulla [[Strage di Bologna]].
 
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{{quote|Io non ho mai fatto parte della P2. E comunque, stando alle sentenze dei tribunali della Repubblica, essere piduista non è un titolo di demerito<ref>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/03/07/berlusconi-essere-piduisti-non-un-titolo-di.html</ref>|Silvio Berlusconi}}
 
{{quote|Essere stato piduista vuol dire aver partecipato a un'organizzazione, a una setta segreta che tramava contro lo Stato, e questo e'è stato sancito dal Parlamento. Opinione che io condivido<ref>Quotidiano Corriere della Sera, 8 marzo 2000</ref>|Massimo D'Alema}}
 
La scoperta del caso della P2 fece conoscere in Italia l'esistenza, in altri sistemi ed in altri Paesi, del ''[[lobbismo]]'', cioè di un'azione di pressione politica sulle cariche detenenti il potere affinché orienti le scelte di conduzione della nazione di appartenenza in direzione favorevole ai lobbisti.
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E similmente è accaduto ai personaggi politici menzionati nel famoso programma: [[Bettino Craxi]] crebbe sino a divenire il più importante esponente del suo partito (del quale ebbe il richiesto "predominio", anche grazie all'appoggio degli [[Stati Uniti d'America|USA]], che finanziarono il suo partito in chiave anti-[[Partito Comunista Italiano|PCI]], come scriverà poco prima di morire nel suo memoriale consegnato al cognato [[Paolo Pillitteri]], ex sindaco di [[Milano]]) e strinse con Andreotti e Forlani un famoso patto di alleanza politica. Ad altri, come [[Antonio Bisaglia]], non andò altrettanto bene.
 
Nel [[2007]], [[Licio Gelli]] ha 88 anni ed è agli arresti domiciliari nella sua [[Villa Wanda]] di [[Arezzo]] dove sconta la pena di 12 anni per la bancarotta del Banco Ambrosiano. In un'intervista rilasciata a [[la Repubblica]] il 28 settembre [[2003]], durante il [[Governo Berlusconi II]], raccontaha raccontato: «Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa in 53 punti».
 
== Dettagli sulla lista ==