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{{quote|Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere<ref>M. Guarino - F.Raugei, Gli anni del disonore, edizioni Dedalo 2006, pag. 7</ref>|Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, 1981}}
La [[massoneria|loggia massonica]] '''Propaganda Due''', più nota come '''P2''', già appartenente al [[Grande Oriente d'Italia]], è stata una loggia ''"coperta"'', cioè segreta, nata per reclutare nuovi adepti alla causa massonica con evidenti fini di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale.
La complessità e la vastità delle implicazioni del "caso P2" furono tali che ne scaturirono leggi speciali, emanate allo scopo di arginare le associazioni segrete, nel rispetto dell'articolo 18 della [[Costituzione]].
== Origini ==
La loggia Propaganda,
Nel [[1893]] scoppiò lo [[scandalo della Banca Romana]] che mise alla luce gravi irregolarità amministrative commesse da numerosi banchieri italiani, molti dei quali legati alla loggia Propaganda. In seguito allo scandalo, questa venne ridimensionata e marginalizzata.
Dopo la [[Prima guerra mondiale]], la [[massoneria]] italiana sosterrà il [[fascismo]], pur disapprovando lo squadrismo, almeno fino al febbraio 1923, quando il Gran Consiglio del Fascismo dichiarerà l’incompatibilità tra [[fascismo]] e [[massoneria]].▼
▲Dopo la [[Prima guerra mondiale]], la
Due anni dopo le leggi fasciste
La [[Resistenza italiana|Liberazione]] sancì la rinascita della loggia Propaganda, seppur con qualche cambiamento: prese il nome "Propaganda 2" per ragioni di numerazione delle logge italiane imposte dal [[Grande Oriente d'Italia]] e venne riorganizzata sotto l’influenza della [[massoneria]] americana. ▼
▲La [[Resistenza italiana|Liberazione]] sancì la rinascita della loggia Propaganda,
La relazione della Commissione parlamentare P2, firmata da [[Tina Anselmi]], mette in luce la persona che mise in stretto legame la [[massoneria]] italiana e americana: il reverendo [[Frank Gigliotti]], già agente della sezione italiana dell’[[Office of Strategic Services|OSS]], in seguito agente [[Central Intelligence Agency|CIA]] e responsabile, tra gli altri, della riorganizzazione della mafia in Italia.
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== La P2 e Licio Gelli ==
[[Immagine:Licio_Gelli_sui_quotidiani.jpg|thumb|right|Licio Gelli ai tempi dell'esplosione del caso P2]]
Nel [[1969]] fu chiesto all'allora sconosciuto [[Licio Gelli]] (che era entrato nella [[massoneria]] solo nel [[1965]]) di
Gelli
Per ragioni
Nel 1970 Licio Gelli e la P2 presero parte al [[Golpe Borghese]], come descritto nel dossier del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]] consegnato incompleto da Andreotti nel 1974 alla magistratura romana
Il 19 giugno
Nel [[1973]], come nei progetti del precedente Gran
Come conseguenza di questa riunificazione (che ebbe vita breve, solo 2 anni) la loggia ''Giustizia e Libertà'' – loggia "coperta" e quindi anch'essa segreta facente parte del gruppo massonico di "Piazza del Gesù", che contava tra i suoi iscritti politici di tutti gli schieramenti, militari, banchieri (per un breve periodo ne avevano fatto parte personaggi legati al [[Piano Solo]], come il generale [[Giovanni De Lorenzo]] e il senatore [[Cesare Merzagora]] e risultava iscritto anche [[Enrico Cuccia]]) – vide molti dei suoi iscritti passare alla P2.
La commissione parlamentare scoprì nelle sue indagini e tramite le dichiarazioni rese da diversi massoni che negli anni vi furono diversi tentativi di ridurre il potere di Gelli all'interno della massoneria, tutti senza esito.▼
▲La commissione parlamentare scoprì, nelle sue indagini e tramite le dichiarazioni rese da diversi massoni, che negli anni vi furono diversi tentativi di ridurre il potere di Gelli all'interno della massoneria, tutti senza esito.
Nel Dicembre [[1974]], al culmine della [[strategia della tensione]] diversi magistrati iniziarono ad occuparsi del "gruppo di Gelli". I Maestri Venerabili riuniti nella Gran Loggia di Napoli decretano lo scioglimento della Loggia P2, ma la decisione rimarrà quasi senza conseguenze. In base ai documenti esaminati dalla commissione Anselmi, il gran Maestro Salvini confiderà in questo periodo ad un confratello di essere stato informato da Gelli sull'eventualità di possibili soluzioni politiche di tipo autoritario. Come conseguenza della votazione dell'anno precedente si avranno forti contrasti tra Gelli e Salvini e il primo nel Marzo [[1975]], in occasione di un assemblea, produsse prove (secondo alcune ricostruzioni giornalistiche falsi creati appositamente) su presunti reati finanziari compiuti dal gran maestro, ritirando successivamente le accuse; a seguito di questo e con la mediazione di Gamberini il [[12 maggio]] 1975 venne ricostituita una Loggia P2, ufficialmente non "coperta" e con poche decine di affiliati noti che però non dovranno risultare tra gli iscritti del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]], con Gelli come Maestro Venerabile e che verrà sciolta, su richiesta dello stesso, poco più di un anno dopo, il [[26 luglio]] [[1976]], anche per la pressione dei media di sinistra e della magistratura (e grazie ad informazioni fatte filtrare dal gruppo dei "massoni democratici" che si opponeva a Gelli all'interno del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]]). Sempre in quel periodo erano divenute sempre più frequenti campagne stampa e indagini che accusavano la loggia e la massoneria di essere legate ad avvenimenti criminali, quali i sequestri di persona, e di avere rapporti con ambienti di estrema destra legati all'eversione nera.▼
Nel dicembre [[1974]], al culmine della [[strategia della tensione]], diversi magistrati iniziarono ad occuparsi del "gruppo di Gelli". I Maestri Venerabili riuniti nella Gran Loggia di Napoli decretarono lo scioglimento della Loggia P2, ma la decisione rimase quasi senza conseguenze. In base ai documenti esaminati dalla commissione Anselmi, in quel periodo il gran Maestro Salvini confidò ad un confratello di essere stato informato da Gelli sull'eventualità di possibili soluzioni politiche di tipo autoritario.
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Ufficialmente per il [[Grande Oriente d'Italia|GOI]] la Loggia P2 era ormai sospesa, ma in pratica questa continuava ad esistere come gruppo gestito direttamente da Gelli, mantenendo comunque rapporti (documentati dalla commissione) con Salvini, Gamberini (che dopo il [[1976]], nella sua veste di ex Gran Maestro, continuò a celebrare molte iniziazioni per conto della Loggia P2) e gli altri vertici della massoneria.
La commissione Anselmi nella sua relazione parlò a proposito dei rapporti tra Gelli e la massoneria di
{{quote|Ma al di là dei riferimenti testuali e documentali, pur inequivocabili, da inquadrare peraltro nella assoluta disinvoltura con la quale il Grande Oriente gestiva le procedure, quello che va realisticamente considerato è che non appare assolutamente credibile sostenere che l'attività massiccia di proselitismo portata avanti in questi anni dal Gelli - che coinvolgeva alcune centinaia di persone, per lo più di rango e cultura di livello superiore - sia potuta avvenire frodando allo stesso tempo ed in pari misura il Grande Oriente e gli iniziandi. Né appare dignitosamente sostenibile che tutto ciò si sia verificato senza che il primo venisse mai a conoscenza del fenomeno ed i secondi non venissero mai a sospettare della supposta frode perpetrata a loro danno, consistente nell'affiliazione abusiva ad un ente totalmente all'oscuro di tale procedura.
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* la Loggia Propaganda Due non può nemmeno eufemisticamente definirsi riservata e coperta: si tratta ormai di una associazione segreta, tale segretezza sussistendo non solo nei confronti dell'ordinamento generale e della società civile ma altresì rispetto alla organizzazione che ad essa aveva dato vita.|relazione della Commissione Anselmi}}
Secondo la commissione d'inchiesta, la Loggia P2
{{quote|Tra le varie spiegazioni possibili di tale costante atteggiamento scartata quella della Inefficienza dei Servizi perché palesemente non proponibile - non rimane altra conclusione che quella di riconoscere che il Gelli è egli stesso persona di appartenenza ai Servizi, poiché solo ricorrendo a tale ipotesi trova logica spiegazione la copertura di questi assicurata al Gelli in modo sia passivo, non assumendo informazioni sull'individuo, sia attivo, non fornendone all'autorità politica che ne fa richiesta.
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I riscontri forniti e la linea di argomentazione che su di essi abbiamo incentrato, testimoniano in modo chiaro l'esistenza di una barriera protettiva posta dei Servizi a tutela di Gelli e della loggia P2 che scatta puntuale di fronte a qualsiasi autorità politica e giudiziaria, che chieda, nell'esercizio delle sue funzioni, ragguagli e delucidazioni su questi argomenti. Abbiamo individuato la ragione profonda di questo comportamento nell'appartenenza di Licio Gelli all'ambiente dei Servizi segreti, ed abbiamo datato questa milizia al 1950, anno di compilazione dell'informativa COMINFORM. Le conseguenze di tale affermazione sono che la ragione vera dei cordone sanitario informativo va cercata non nel presunto controllo che Gelli eserciterebbe nei Servizi segreti, ma nell'opposta ragione del controllo che essi hanno del personaggio. Le conclusioni che abbiamo esposto sono di tenore tale che l'estensore di queste note avverte per primo l'esigenza di procedere con la massima cautela possibile in questa materia, per la quale peraltro, si deve riconoscere, è del tutto illusorio sperare di raggiungere dimostrazioni che poggino su prove inconfutabili. Si è così argomentato sulla base dei documenti proponendo una linea interpretativa che si riconduca a logica e coerenza, pronti a verificare tale assunto con altre possibili ricostruzioni posto che, secondo l'assunto metodologico seguito, consentano di fornire altra spiegazione coerente ed unitaria dei fenomeni.|relazione della Commissione Anselmi}}
Secondo la commissione
Circa le motivazioni per le quali personaggi tanto affermati avrebbero aderito alla P2, secondo taluni l'abilità di [[Licio Gelli]] sarebbe consistita nel sollecitare il diffuso desiderio di mantenere ed accrescere il proprio potere personale; a costoro, l'iscrizione alla loggia sarebbe apparsa di estrema opportunità per raggiungere posizioni di potere di primaria importanza, anche eventualmente partecipando ad azioni coordinate al fine di assicurarsi il controllo sia pure indiretto del governo e di numerose alte istituzioni pubbliche e private italiane.
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Non va dimenticato che proprio in quegli anni montava la [[strategia della tensione]] e che da molte parti della società si auspicava una svolta politica di impronta decisa, capace di sopperire alla perniciosa inefficienza sociale, economica e pratica dell'impianto statale.
A posteriori, la Commissione parlamentare d'inchiesta ricostruì che verso la fine degli [[Anni 1970|anni settanta]] il rapporto fra Gelli ed i suoi amici-alleati [[Stati Uniti d'America|statunitensi]] e dei servizi segreti si sarebbe incrinato, e sarebbero cominciate a circolare sollecitazioni a farsi da parte, inoltrate anche nella suggestiva forma di fornire al giornalista
Gelli reagì rilasciando un'imprevista intervista, nella quale qualcuno
Il [[31 ottobre]] [[1981]], sette mesi dopo il rinvenimento delle
Per il Grande Oriente d'Italia la "Loggia di Propaganda 2" aveva sospeso ufficialmente la propria attività all'interno del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]] stesso già nel [[1976]] e pertanto non poteva essere sciolta, essendo già sospesa. Ciò
== La scoperta della lista e del programma ==
{{vedi anche|Piano di rinascita democratica}}
Il [[17 marzo]] [[1981]] i giudici istruttori [[Gherardo Colombo]] e [[Giuliano Turone]], nell'ambito di una inchiesta sul presunto [[rapimento]] dell'avvocato e uomo d'affari siciliano [[Michele Sindona]], fecero perquisire la villa di Gelli ad [[Arezzo]], "[[Villa Wanda]]", e la fabbrica di sua proprietà (la "Giole" a [[Castiglion Fibocchi]] presso [[Arezzo]]
Lo stesso Michele Sindona comparve nella lista degli iscritti alla P2, confermando le intuizioni dei giudici istruttori.
Il colonnello Bianchi resistette a vari tentativi di
Licio Gelli, per il quale la magistratura spiccò un [[ordine di cattura]] il [[22 maggio]] 1981 per violazione dell'art. 257 del [[Codice penale italiano|codice penale]] ([[spionaggio]] politico o militare
La commissione parlamentare [[Tina Anselmi|Anselmi]], creata il [[9 dicembre]] 1981, ritenne che la P2 fosse strutturata come due piramidi sovrapposte, con i 972 nomi della lista appartenenti alla piramide in basso, Gelli come punto di congiunzione tra le due piramidi e una piramide superiore composta da nomi che figuravano su un'altra lista composta da personaggi che trasmettevano gli ordini alla piramide inferiore. A detta di alcuni giornalisti, tale lista sarebbe stata portata da Gelli a Montevideo.
Secondo il procuratore di [[Roma]] del periodo, gli iscritti delle due liste dovevano essere complessivamente 2000 e in un'intervista rilasciata da Gelli al settimanale [[L'espresso]] del [[10 luglio]] [[1976]] questi affermò che gli iscritti alla Loggia P2 erano allora 2400 (secondo la commissione parlamentare che ebbe modo di leggere alcune corrispondenze tra Gelli e i capigruppo della loggia, intorno al [[1979]] vi fu una revisione generale degli elenchi degli iscritti, per cui le persone iscritte dopo quella data potevano effettivamente essere in numero minore). Comunque sia, una buona metà dei nomi mancherebbe ancora all'appello ed anche diversi appartenenti alla
Fu immediatamente intuito che i documenti sequestrati testimoniavano dell'esistenza di un'organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del [[potere]] in [[Italia]]: il "[[piano di rinascita democratica]]", un elaborato a mezza via fra un [[manifesto (programma)|manifesto]] ed uno [[studio di fattibilità]] sequestrato qualche mese dopo alla figlia di Gelli, conteneva una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, indicazioni per l'avvio di opere di selezionato [[proselitismo]] e, opportunamente, anche un [[preventivo]] dei costi per l'acquisizione delle funzioni vitali del potere:
A chiare lettere si indicavano come fini primari (il termine "obiettivi" è usato in quel testo in senso militare, per "bersagli" di blandizie) il riordino dello stato in senso istituzionalistico, il ripristino di un'impostazione selettiva (forse classista) dei percorsi sociali, insomma - secondo molti - una svolta [[autoritarismo|autoritaria]].
Ma i dettagli del programma non erano di minor interesse. Se da un lato si propugnava la
Portare il [[Consiglio Superiore della Magistratura]] sotto il controllo dell'[[Potere_esecutivo|esecutivo]], separare le carriere dei magistrati, rompere l'unità sindacale e abolire il monopolio della [[Rai]] erano
Le persone "da reclutare" nei partiti, dal canto loro, dovevano ottenere addirittura il "''predominio''" (testuale) sulle proprie organizzazioni (nel piano vengono indicati
Il programma non era in realtà che una sorta di ''memorandum'' che preannunciava una serie di pressioni e di azioni che avrebbero mirato a conquistare il potere per conferirlo a fidati amici della loggia. Alcuni analisti odierni non mancano di rimarcare che molti degli argomenti trattati in quel programma sarebbero stati poi attuati da governi successivi, o perlomeno indicati come riforme prioritarie ed essenziali da parte di alcuni esponenti politici allora appartenenti ai partiti con cui la P2 aveva cercato contatti (o partiti eredi politici di questi).
Nonostante l'Italia fosse da secoli avvezza alla disinvoltura ed alla spregiudicatezza in politica, tanto da vantarne anche celeberrima [[Il Principe|letteratura specifica]], la sensazione generale fu correttamente definita da molti interpreti del tempo come di "attonito sgomento".
Lo scandalo che seguì la scoperta della lista e dei suoi legami con i casi Sindona e [[Roberto Calvi|Calvi]] ebbe al tempo
== Le mani sui mass media ==
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{{quote|Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media<ref>M. Guarino - F.Raugei, Gli anni del disonore, edizioni Dedalo 2006, pag. 35</ref>|Licio Gelli}}
La scoperta del ''[[Piano di rinascita democratica]]'' ha permesso di comprendere le ragioni dei notevoli cambiamenti all'interno dei mass media italiani alla fine degli anni '70.
La scalata ai media italiani iniziò dall’obiettivo più ambito: il [[Corriere della Sera]], il quotidiano nazionale più diffuso e allo stesso tempo più autorevole.
Per questa operazione [[Licio Gelli]] fu coadiuvato dal suo braccio destro [[Umberto Ortolani]], dal banchiere [[Roberto Calvi]], dall’imprenditore [[Eugenio Cefis]] e dalle casse dello [[IOR]], l’Istituto per le Opere di Religione. Infine era necessario un editore interessato all’acquisto della testata giornalistica più importante d’Italia, e furono individuati i [[Rizzoli]]. I due fratelli furono convinti dalle buone maniere e dalle argomentazioni di Ortolani e Gelli ad entrare nella P2, anche se vi si
I Rizzoli, sostenuti finanziariamente da Eugenio Cefis, nel 1974 si decisero quindi per
Gelli quindi ottenne il suo primo obiettivo: inserì nei posti
* poteva condizionare ai propri voleri la condotta dei politici, ai quali
* poteva inserire
* poteva infine censurare giornalisti, come capitò a Enzo Biagi, che sarebbe dovuto partire come corrispondente per
Nel 1977 la P2 spinse i Rizzoli verso l’acquisizione di molti altri quotidiani: [[Il Piccolo]] di Trieste, [[Il Giornale di Sicilia]] di Palermo, [[
Nel 1979 la Rizzoli aumentò la propria quota azionaria del periodico [[TV Sorrisi e Canzoni]] portandola al 52%
Secondo il piduista [[Antonio Buono]], magistrato già presidente del tribunale di Forlì, e collaboratore de [[il Giornale]], nel corso di un incontro a Cesena Gelli lo avrebbe informato del progetto di
Sebbene secondo persone vicine a [[Indro Montanelli]] in realtà Buono non avesse alcun ascendente su di lui, scrissero per [[il Giornale]] almeno due personaggi in contatto con gli ambienti massonici: lo stesso Buono e [[Michael Ledeen]], corrispondente per il quotidiano, legato a [[CIA]], [[SISMI]] e
In quello stesso periodo, nacque [[Telemilanocavo]],
Una volta scoppiato lo scandalo, le ripercussioni sul gruppo Rizzoli furono enormi: il [[Corriere della Sera]] ne uscì pesantemente screditato e
Nessuna ripercussione si ebbe invece per [[Canale 5]] ed il suo proprietario [[Silvio Berlusconi]], che nello stesso anno dello scandalo
▲Nessuna ripercussione invece per [[Canale 5]] ed il suo proprietario [[Silvio Berlusconi]], che nello stesso anno dello scandalo acquisirà [[Italia 1]] e solo l'anno successivo [[Rete 4]].
== La lista ==
{{vedi anche|Lista appartenenti alla P2}}
La [[Lista appartenenti alla P2|lista degli appartenenti alla P2]] fu tenuta riservata per qualche tempo dopo la scoperta, ed i tentennamenti di [[Arnaldo Forlani]] nel renderla pubblica gli costarono la carica di
Una volta resa pubblica
Circa quest'ultimo settore, si notò che vi erano iscritti non solo i capi, che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna. Fra questi si facevano notare il generale [[Giovanni Allavena]] (responsabile dei famigerati "fascicoli" del [[SIFAR]]), il colonnello Minerva (gestore fra l'altro dell'intricato caso dell'aereo militare "[[Argo 16]]" e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) ed il generale [[Gian Adelio Maletti]], che con il capitano [[Antonio La Bruna]] (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di [[Franco Freda]] e per questo processato e condannato per favoreggiamento.▼
La naturale funzione dei servizi segreti, va osservato, sarebbe effettivamente ben compatibile con la possibile infiltrazione di elementi
▲Fra questi si facevano notare il generale [[Giovanni Allavena]] (responsabile dei famigerati "fascicoli" del [[SIFAR]]), il colonnello Minerva (gestore fra l'altro dell'intricato caso dell'aereo militare "[[Argo 16]]" e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) ed il generale [[Gian Adelio Maletti]], che con il capitano [[Antonio La Bruna]] (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di [[Franco Freda]] e per questo processato e condannato per favoreggiamento.
▲La naturale funzione dei servizi segreti, va osservato, sarebbe effettivamente ben compatibile con la possibile infiltrazione di elementi, anche in questa organizzazione, per legittimi motivi di servizio; la concentrazione, però, di così tanti elementi, e di che grado, non è mai riuscita a volare indenne sopra il sospetto.
Fu avanzata l'ipotesi che la lista trovata a Villa Wanda non fosse la lista completa, e che molti altri nomi siano riusciti a non restare coinvolti. Nella ricostruzione della Commissione d'Inchiesta, ai circa mille della lista trovata sarebbero da aggiungere i presunti appartenenti a quel vertice occulto di cui Gelli sarebbe stato l'anello di congiunzione con la loggia. Lo stesso Gelli, in un'intervista del [[1976]], aveva parlato di più di duemilaquattrocento iscritti.
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== La bufera politica ==
Lo scandalo conseguente al ritrovamento delle liste della P2 fu senza precedenti.
Il capo del governo in carica, [[Arnaldo Forlani]], fu costretto alle dimissioni nel giugno [[1981]] perché, più o meno volontariamente,
Dalle sinistre si eraprontamente levata una violentissima campagna d'accusa, che di fatto non sgradiva un eventuale riconoscimento del coinvolgimento di esponenti dei partiti di governo e del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], antica "concorrente" a sinistra del partito di [[Enrico Berlinguer]]. Soprattutto i [[Partito Comunista Italiano|comunisti]]
Altri politici, tra cui [[Bettino Craxi]] del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e alcuni deputati della [[Democrazia Cristiana|DC]],
Mentre, intimoriti dal clima arroventato, alcuni personaggi di altro campo come [[Maurizio Costanzo]] negavano ogni coinvolgimento (Costanzo fu poi costretto a lasciare la direzione del telegiornale ''[[Contatto]]'' del network [[Telealtomilanese|PIN]], facente capo al gruppo Rizzoli), altri come [[Roberto Gervaso]] erano rimasti a corto di adeguati aforismi oppure, come il deputato socialista [[Enrico Manca]], che fu anche presidente della [[RAI]], già minimizzavano la loro condivisione delle esperienze piduiste.
Si ebbe quindi una sorta di temporanea
== La Commissione parlamentare ==
Negli anni successivi fu istituita, per volontà del Presidente della Camera [[Nilde Iotti]], una commissione parlamentare d'inchiesta, guidata dal deputato democristiano [[Tina Anselmi]], ex partigiana "bianca" e prima donna a diventare ministro della storia della Repubblica Italiana
Diede luogo ad una relazione di maggioranza ed una di minoranza. La prima, molto più articolata, mette in luce molti aspetti, quindi ad esempio:
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Un'apposita [[legge]], la
Il giornalista e politico [[Massimo Teodori]] membro della succitata commissione, asserì:
La P2 fu oggetto d'indagine anche della [[Commissione Stragi]] per un presunto coinvolgimento in alcune stragi, ma non portò a niente di rilevante. Tuttavia [[Licio Gelli]] venne condannato il [[23 novembre]] [[2005]] in via definitiva per tentativi di [[depistaggio]] delle indagini sulla [[Strage di Bologna]].
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{{quote|Io non ho mai fatto parte della P2. E comunque, stando alle sentenze dei tribunali della Repubblica, essere piduista non è un titolo di demerito<ref>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/03/07/berlusconi-essere-piduisti-non-un-titolo-di.html</ref>|Silvio Berlusconi}}
{{quote|Essere stato piduista vuol dire aver partecipato a un'organizzazione, a una setta segreta che tramava contro lo Stato, e questo
La scoperta del caso della P2 fece conoscere in Italia l'esistenza, in altri sistemi ed in altri Paesi, del ''[[lobbismo]]'', cioè di un'azione di pressione politica sulle cariche detenenti il potere affinché orienti le scelte di conduzione della nazione di appartenenza in direzione favorevole ai lobbisti.
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E similmente è accaduto ai personaggi politici menzionati nel famoso programma: [[Bettino Craxi]] crebbe sino a divenire il più importante esponente del suo partito (del quale ebbe il richiesto "predominio", anche grazie all'appoggio degli [[Stati Uniti d'America|USA]], che finanziarono il suo partito in chiave anti-[[Partito Comunista Italiano|PCI]], come scriverà poco prima di morire nel suo memoriale consegnato al cognato [[Paolo Pillitteri]], ex sindaco di [[Milano]]) e strinse con Andreotti e Forlani un famoso patto di alleanza politica. Ad altri, come [[Antonio Bisaglia]], non andò altrettanto bene.
Nel [[2007]], [[Licio Gelli]] ha 88 anni ed è agli arresti domiciliari nella sua [[Villa Wanda]] di [[Arezzo]] dove sconta la pena di 12 anni per la bancarotta del Banco Ambrosiano. In un'intervista rilasciata a [[la Repubblica]] il 28 settembre [[2003]], durante il [[Governo Berlusconi II]],
== Dettagli sulla lista ==
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