Cursus publicus: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
fine traduzione francese
errori
Riga 3:
{{Quote|Affinché si potesse facilmente e più rapidamente annunciargli e portare a sua conoscenza ciò che succedeva in ciascuna [[provincia romana|provincia]], fece piazzare, di distanza in distanza, sulle strade strategiche, dapprima dei giovani a piccoli intervalli, poi delle vetture. Il secondo procedimento gli parve più pratico, perché lo stesso portatore del dispaccio faceva tutto il tragitto e si poteva, inoltre, interrogarlo in caso di bisogno.|[[Svetonio]], ''[[Vite dei dodici Cesari]]-[[Augusto]]'', XLIX}}
 
Il ''cursus publicus'' funzionava grazie a una serie di alloggi di tappa (''[[mansio|mansiones]]'') e delle poste di scambio intermedie (''[[mutatio|mutationes]]'') lungo il percorso delle [[strada romana|strade romane]]. La ''[[mansio]]'' era un edificio dove ci si poteva rifocillare e passare la notte; la ''[[mutatio]]'' (letteralmente: scambio) era un edificio più importante dove era possibile trovare delle cavalcature fresche. La gestione di entrambe le stazioni era a carico della [[municipio (storia romana)|municipalità]] in cui erano ubicate. L'esercizio era concesso per contratto a dei privati o a del personale precettato precettatocadut; nel [[II secolo|II]] e [[III secolo]] queste strutture potevano essere dirette da militari, come i "beneficiari" (soldati graduati incaricati di missione). Lo stato romano si serviva di imposte per finanziare il materiale, la sostituzione delle bestie e i funzionari incaricati della gestione dell'insieme.
 
Strategico per i collegamenti all'interno dell'impero, l'amministrazione delle [[provincia romana|province romane]] e le [[esercito romano|unità militari]], il servizio crebbe rapidamente d'importanza e assicurò la circolazione della corrispondenza di stato, delle personalità ufficiali e delle imposte esatte. I privati non potevano usufruirne, se non dietro autorizzazione scritta, peraltro raramente accordata.
Riga 17:
Nel [[IV secolo]], la riorganizzazione amministrativa di [[Diocleziano]] e [[Costantino I|Costantino]] ricollegò la gestione del ''cursus publicus'' al [[Magister officiorum]] e ai suoi ''[[agentes in rebus]]''. I testi dell'epoca evocano frodi e abusi nelle requisizioni e la disorganizzazione dell'economia quotidiana che essi generavano, così come le lamentele delle municipalità provinciali sui pesanti carichi che dovevano sostenere. I successori di Costantino tentarono di porvi rimedio con misure specifiche (limitazione del numero degli ordini di missione accordati, soppressione delle requisizioni arbitrarie). La [[Notitia Dignitatum]] (intorno al [[400]]) precisa anche, per ciascuna posizione di altro funzionario, il numero massimo di ordini di missione ai quali si aveva diritto con l'acquisizione della carica.
 
Malgrado le vicissitudini, il ''cursus publicus'' assicurò i suoi servizi fino al [[V secolo]]. Nel [[414]], il buo funzionamento dell'annona militare permise così al [[Patrizio (storia romana)|patrizio]] [[Costanzo III]] di fermare i [[Visigoti]] in [[Aquitania]], in cambio della consegna di approvvigionamenti. Qualche decennio più tardi, la scomparsa del ''cursus publicus'' in Occidente seguì la caduta e la dissoluzione dell'[[Impero romano d'Occidente]].
 
== Fonti ==