Antipapa Dioscuro: differenze tra le versioni

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Dioscuro fu [[diacono]] della [[Patriarcato di Alessandria|Chiesa di Alessandria]] inserito nei ranghi del [[clero]] romano che, grazie alla sua attitudine al comando, presto acquisì una notevole influenza all'interno della Chiesa di Roma. Sotto [[papa Simmaco]] fu inviato a [[Ravenna]] per lo svolgimento di una importante missione diplomatica presso [[Teodorico il Grande]] e, in seguito, sotto [[papa Ormisda]], servì come ''[[legato pontificio|apocrisiarius]]'' alla corte di [[Giustiniano I di Bisanzio|Giustiniano]] a [[Costantinopoli]]. Durante il pontificato di [[papa Felice IV]] divenne il capo riconosciuto della fazione bizantina, una fazione romana che si opponeva alla crescente influenza e potere della fazione cosiddetta gotica, per la quale il [[papa]] parteggiava. Dioscuro servì quindi la Chiesa per trent'anni sotto quattro papi: Simmaco, Ormisda, [[Papa Giovanni I|Giovanni I]] e Felice IV.
 
==Legittimità di Bonifacio II e illegittimità di Dioscuro==
Per evitare una possibile disputa per il pontificato, Felice IV, poco prima di morire, aveva fatto un passo senza precedenti con la nomina a proprio successore dell'anziano [[Arcidiacono (religione)|arcidiacono]] [[Papa Bonifacio II|Bonifacio]], suo amico e consigliere fidato. Un atto espressamente condannato da [[papa Ilario]] che, nel [[sinodo]] di [[Roma]] del [[465]], proibì a chiunque di stabilire il successore di un [[vescovo]] (quindi anche del papa) mentre questi era in vita, compreso il vescovo stesso, pena la [[scomunica]].
 
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Non è chiaro se l'assemblea alla fine si sottomise al volere di Felice IV o se ne sia disinteresseta, fatto sta che, subito dopo la morte del Papa, Bonifacio era pronto ad assumere l'incarico, se non che l'assemblea con suo grande stupore (e forse tradendo quanto promesso al morente Felice IV) procedette ad un'indipendente elezione anzicché accettarlo subito come Papa.
 
==Doppia elezione==
Infatti il giorno stesso della morte di Felice, il [[22 settembre]] [[530]], l'assemblea si riunì per eleggere il successore e la grande maggioranza dei sacerdoti romani (60 su 67) rifiutò di esaudire il suo desiderio. Riunitasi presso la [[Basilica di San Giovanni in Laterano|Basilica di Costantino]], una maggioranza schiacciante elesse Dioscuro, leader carismatico già da anni. Lo stesso giorno gli altri sette si ritirarono in una sala della [[basilica]] di [[Basilica di Santa Maria in Trastevere|Santa Maria in Travestere]] ed elessero Bonifacio II. Lo [[scisma]] che ne seguì fu di breve durata, infatti Dioscuro morì poco dopo, il [[14 ottobre]], ed i 60 [[Presbitero|presbiteri]] che lo avevano eletto, per desiderio di unità e pace (e forse vedendo la prematura morte del loro Papa come un segno terribile dall'Alto) non elessero un successore ma si sottomisero a Bonifacio, che divenne Papa.
 
==Dopo la morte di Dioscuro==
Nel [[dicembre]] del [[530]], Bonifacio convocò un sinodo romano di fronte al quale emise un decreto di [[anatema]] contro Dioscuro. L'elezione dell'alessandrino, se oggi può apparire legittima e costituzionale, in realtà all'epoca era illegittima e incostituzionale in base a quanto decretato da Simmaco nel 499. Allo stesso tempo, fece sottoscrivere la condanna del suo rivale ai 60 presbiteri che lo avevano eletto e fece depositare il documento negli archivi della chiesa. Nella dichiarazione, addusse come motivo dell'illegittimità di Dioscuro il fatto che egli avrebbe commesso peccato di [[simonia]], cioè avrebbe pagato per farsi eleggere papa, corrompendo i [[Presbitero|presbiteri]] e i laici. Ciò emerse dal sinodo che doveva chiarire e ratificare tutte le irregolarità per riunire i membri divisi della comunità. Successivamente, però, l'anatema contro Dioscuro fu rimosso e il documento fu fatto bruciare da [[papa Agapito I]] nel [[535]]. Agapito era della fazione dei presbiteri che avevano eletto Dioscuro e volle riabilitarlo almeno moralmente. Se legalmente l'elezione di Bonifacio per volere di Felice era stata corretta, moralmente non lo era ed egli, dopo 35 anni, abrogò il diritto di un Papa di scegliersi il successore: dal sinodo di Roma del 535 ciò non fu più possibile.