Maria Melato: differenze tra le versioni

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Attrice, figlia del maestro di scherma [[Silvio Melato]], manifestò sin dall'infanzia un indole particolare per la recitazione. Cominciò la sua ricchissima carriera artistica prima con la compagnia Berti-Masi nel [[1903]], poi ricoprendo il ruolo di ''amorosa'' nella compagnia di [[Teresa Mariani]] e [[Vittorio Zampieri]]. Successivamente fu ''prima attrice giovane'' nella compagnia di [[Irma Gramatica]] e [[Flavio Andò]]. Ma la sua vera maturazione avvenne sotto la guida severa e appassionata di [[Virgilio Talli]], il maggior capocomico di allora. Fu con lui dal [[1909]] al [[1921]] componendo con [[Annibale Betrone]] e [[Alberto Giovannini]] una famosa triade: fino al [[1918]] con un repertorio classico, in seguito sperimentando testi più attuali e di moderna problematica come quelli di [[Luigi Pirandello]] come ''[[Così è (se vi pare)]]'', e altri autori come [[Rosso di San Secondo]], [[Massimo Bontempelli]], [[Gabriele D'Annunzio]].
La Melato si cimentò anche in campo cinematografico interpretando alcune pellicole: ''[[Ritorno]]'' del [[1914]], ''[[Anna Karenina]]'' del [[1917]], ''[[Il volo degli aironi]]'' del [[1920]], tutte, purtroppo, andate perdute.
Nel [[1921]] la svolta: Maria Melato lasciò la compagnia di Talli e divenne ''capocomica'' con Bentrone. Iniziò per lei il periodo di maggior fervore artistico in cui si occupò contemporaneamente di ogni aspetto del "fare teatro", dalla regia all'adattamento dei testi, dalla formazione degli attori all'ideazione dei costumi. Dal [[1922]] in poi forma diverse compagnie teatrali; nel [[1923|'23]] e [[1925|'25]] portò i suoi spettacoli in [[America Latina]] ottenendo grande successo; nel [[1927]] trionfò al [[Vittoriale]] nell'interpretazione di [[La figlia di Jorio]] di D'Annunzio. Negli anni [[1930|Trenta]] la Melato dovette tornare a temi e autori più tradizionali, assecondando gli orientamenti del momento e formando una compagnia propria ancora con Bentrone e con la regia di [[Luigi Carini]]. Accostata dai suoi ammiratori alla [[Eleonora Duse|Duse]] per la stessa tensione emotiva e per la sensibilità esasperata, possedeva un registro vocale che la induceva a compiacimenti fonici eccessivi, tanto da essere maliziosamente accusata di `cantare'. Nel triennio [[1937]]-[[1940|40]] fu protagonista de ''[[La duchessa di Padova]]'' di [[Oscar Wilde]] e della ''[[Tosca]]'' di [[Victorien Sardou]] accanto a [[Piero Carnabuci]] e [[Gino Sabbatini]], mentre nel dopoguerra ripropose D'Annunzio, [[Mario Praga]], [[Dario Niccodemi]], [[Jean Cocteau]] e altri. In seguito alle vicissitudini della guerra, l'attrice, ormai sessantenne, cominciò a perdere terreno; per lei rimasero solo alcune recite di secondo piano e il lavoro radiofonico.congedandosi dalle scene (1948) con ''[[Casa paterna]]'' di Sudermann, prima di ritirarsi in Versilia. Poco significative le interpretazioni cinematografiche nel muto e nel parlato. Morì il [[24 agosto]] del [[1950]] a seguito di una brutta caduta dal treno proprio mentre tentava di raggiungere [[Torino]] per la trasmissione radiofonica ''[[La sacra fiamma]]'' di [[W. Somerset Maugham]].