Giudizio (filosofia): differenze tra le versioni

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==In filosofia: i giudizi aristotelici==
In filosofia i giudizi sono operazioni mentali che uniscono soggetti a predicati. La [[logica]] secondo [[Aristotele]] è proprio quella disciplina che si occupa di enunciati assertori (o dichiarativi). Di questi è possibile determinare con certezza se siano veri o falsi ricorrendo alla capacità [[intuizione|intuitiva]] del nostro [[intelletto]] di dare un fondamento universale e oggettivo ai [[sillogismi]], cioécioè appunto a quegli enunciati logici espressi in forma [[deduzione|deduttiva]]. In tal modo si ottiene la [[scienza]] che, secondo Aristotele è preliminare ad ogni altra forma di sapere particolare. Gli enunciati dichiarativi dicono qualcosa riguardo la realtà e si possono confrontare con quest'ultima. Aristotele classifica i possibili giudizi in base a due variabili:
*la [[quantità]] (a cui si riferiscono i giudizi universali o particolari);
*la [[qualità]] (a cui si riferiscono quelli affermativi o negativi).
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===Giudizi estetici===
Kant utilizza il termine "giudizio" anche in ambito [[estetica|estetico]]. Ad esempio, il fatto di giudicare "bello" una visione, o uno spettacolo della natura, è infatti anch'esso appunto una forma di giudizio. Come nella ''Critica della ragion pura'', anche in questo caso si tratta di unire un predicato a un soggetto, solo che il soggetto di cui ora si parla è proprio l'io, cioécioè l'autore stesso di una tale unificazione: egli non collega A con B, ma collega A con [[io (filosofia)|Io]]. Si tratta del cosiddetto giudizio riflettente, con cui l'[[intelletto]] riflette come uno specchio la realtà esterna dentro quella interiore.{{vedi anche|Critica del Giudizio}}
 
==Bibliografia==