Rotari: differenze tra le versioni

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La memoria di Rotari è legata soprattutto al celebre [[Editto di Rotari|Editto]], promulgato alla mezzanotte tra il [[22 novembre]] ed il [[23 novembre]] [[643]], con il quale codificò il [[diritto longobardo]] rimasto fino ad allora legato alla trasmissione orale. L'Editto apportò significative innovazioni, come la sostituzione dell'antica [[faida]] (vendetta privata) con il [[guidrigildo]] (risarcimento in denaro), e limitò fortemente il ricorso alla pena capitale.
 
Governò con energia e colpì con durezza i [[Duca (Longobardi)|duchi]] che gli si opponevano, facendone eliminare molti; questo tuttavia non gli alienò il sostegno e l'affetto del suo popolo, che in lui ammirava il legislatore e, soprattutto, il guerriero. Anche il [[Ducato di Benevento]], che durante il suo regno espanse a lorosua volta il suo dominio conquistando la [[Puglia]] e la città di [[Salerno]], riconobbe l'autorità del re; il duca Arechi inviò alla corte di [[Milano]] il proprio figlio ed erede Aione.
Rotari morì nel [[652]] e venne sepolto a [[Monza]], nella [[Basilica di San Giovanni Battista (Monza)|basilica di San Giovanni Battista]]<ref>L'identificazione della «basilica di San Giovanni Battista» ricordata da Paolo Diacono ([[s:la:Historia Langobardorum - Liber IV|IV, 47]]) con la chiesa monzese è da ritenersi la più probabile, anche se sono state avanzate anche ipotesi che individuerebbero la sepoltura a [[Pavia]], nell'[[Basilica di San Giovanni Battista (Pavia)|omonima basilica]] fondata dalla figlia di Agilulfo e Teodolinda e moglie di Rotari, [[Gundeperga]]. Cfr. Lida Capo, ''Commento'' a Paolo Diacono, ''Storia dei Longobardi'', p. 526.</ref>.