Vercingetorige: differenze tra le versioni
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Secondo Cesare, il massacro di Cenabum fu preceduto da una riunione tenuta "in mezzo al bosco",<ref> Cesare, ''De Bello Gallco'', vii, 1.</ref>, identificato con la foresta dei Carnuti, durante la quale venne preparato il piano della sollevazione generale della Gallia. Cesare tuttavia non nomina nessuno dei Galli presenti alla riunione. Secondo C. Goudineau, "queste righe vanno prese con molta cautela",<ref>''Regards sur la Gaule'', Paris, 1998, p. 171.</ref> dato che il resoconto organizza la classica messa in scena di una congiura, simile a [[Congiura di Catilina|quella di Catilina]] descritta da [[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]]. In ogni caso, l'annuncio del massacro di Orléans vola di bocca in bocca, giungendo in serata fino al paese degli Arverni, distante più di 160 miglia, e determina l'apparizione di Vercingetorige nel resoconto di Cesare.<ref>César, B.G., VII, IV, 1.</ref> Si vede Vercingetorige rivendicare una posizione politica forte, simile a quella che era stata di suo padre. Secondo Cesare, egli trascina i Galli suoi clienti in armi.<ref> Cesare, B.G., vii, 4.</ref>
{{Quote|Allo stesso modo Vercingetorige, figlio di Celtillo, Arverno, giovane influentissimo, il cui padre era stato l'uomo più autorevole della Gallia e, aspirando al regno, era stato giustiziato dai suoi compatrioti, convoca i suoi clienti e senza fatica li infiamma.|Cesare, ''De bello Gallico'', vii, 4}}
Ma Vercingetorige incontra la contrarietà
Scacciato da Gergovia, Vercingetorige arruola le sue truppe tra la gente abbandonata e miserabile delle campagne per ritornare in forze qualche giorno più tardi,<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', vii, 4.</ref> mobilitando il popolo e imponendosi come il vero comandante supremo: viene acclamato re e invia i suoi messi tra i principali popoli della Gallia. Secondo Robin Seager<ref> R. Seager, "Caesar and Gaul: some perspective on the Bellum Gallicum", in F. Cairns e E. Fantham dir., ''Caesar against Liberty. Perspectives on his Autocracy'', Cambridge, 2003, pp. 19-34 e, soprattutto, p. 29.</ref> il lessico utilizzato da Cesare nell'esporne la presa di potere è estremamente connotato e molto significativo per i destinatari a Roma; le parole che sceglie sono allo stesso tempo familiari ma in grado di ottenere da una parte dei lettori le reazioni attese: Vercingetorige è descritto come un uomo dal considerevole potere, ma la qualificazione dei suoi sostenitori reclutati nelle campagne utilizza dei termini idonei a gettare discredito agli occhi dei senatori romani. I termini di Cesare sono in effetti gli stessi utilizzati all'epoca per definire i sostenitori di [[Catilina]] o [[Publio Clodio Pulcro|Clodio]]: Cesare quindi nega a Vercingetorige ogni legittimazione politica presentandolo come un uomo pericoloso.
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