Attentato a Giovanni Paolo II: differenze tra le versioni
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D'altro lato, l'inchiesta "Armi e droga" condotta dal giudice [[Carlo Palermo]] nel 1980, rivelò che Abuzer Ugurlu (capo della mafia turca che permise ad Ağca di entrare in Bulgaria) e Bekir Celenk (contrabbandiere in armi e droga, tramite fra i Lupi grigi e i servizi segreti bulgari, secondo quanto dichiarato da Ağca), per agire in tranquillità, lavoravano come "agenti doppi", sia per l'est che per l'ovest<ref>[http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/palermo.html Economia selvaggia, dal sito della Fondazione Cipriani, che riporta l'articolo ''Luigi Cipriani, Armi e droga nell'inchiesta del giudice Palermo'', in "Democrazia proletaria" maggio 1985]</ref>.
A queste informazioni si aggiunge quella del coinvolgimento della [[mafia]] nell'attentato, suffragata dal memoriale del pentito di [[Cosa Nostra]] Vincenzo Calcara sulle dichiarazioni rese a [[Paolo Borsellino]]. Calcara racconta di essere stato personalmente incaricato dall'imprenditore mafioso e massone Michele Lucchese (in contatto con il monsignor [[Marcinkus]]) di recarsi a Roma il [[12 maggio]] [[1981]], per prelevare il giorno successivo due turchi armati in piazza San Pietro. Venti minuti dopo l'attentato, all'appuntamento si presentò solo uno dei due, molto agitato e scortato da un uomo, Antonov<ref>Sergey Antonov, arrestato nel 1982 e processato ma assolto per mancanza di prove.</ref>, vicino alla mafia bulgara. Assieme al turco, Saverio Furnari (Capo Decina della Famiglia di [[Castelvetrano]]) e Vincenzo Santangelo (definito «figlioccio del Nostro Capo Assoluto [[
==Un altro attentato==
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