Guglielmo Curti: differenze tra le versioni

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Il [[18 dicembre]] [[1337]] papa [[Benedetto XII]], che era anche suo zio, lo creò [[cardinale]] del [[titolo cardinalizio|titolo]] dei [[Santi Quattro Coronati (titolo cardinalizio)|santi Quattro Coronati]] o, come altri ritengono, di [[Santo Stefano Rotondo]]. Nel [[1349]] fu nominato vescovo di [[Sede suburbicaria di Frascati|Tuscolo]] (l’odierna [[Frascati]]), e successivamente cardinale [[Camerlengo (Chiesa cattolica)|Camerlengo]] del [[Sacro Collegio]].
 
Nella veste di camerlengo organizzò il [[Conclave]] che portò all’elezione di [[papa Clemente VI]], che in seguito con ampissimi poteri lo inviò come [[Legato Pontificio]] presso i Principi italiani, perché li mettesse d’accordo fra loro per unirli poi tutti contro l’[[Impero Ottomano]], e per impedire altresì a [[Luigi IV del Sacro Romano Impero|Ludovico di Baviera]] di fare ingresso in Italia.
 
Guglielmo Curti venne anche incaricato di riformare la disciplina ecclesiastica e seppe provvedere accortamente ad ogni incarico, con generale soddisfazione; stabilì rendite annue per mantenere sedici giovani studenti di [[teologia]] nel convento dei bernardini di Parigi, che fece ampliare, erigendovi una magnifica chiesa ed una fornita biblioteca.
 
Papa Clemente VI lo incaricò di svolgere le indagini sul teologo e filosofo francese [[Nicola di Autrecourt]], accusato di [[eresia]]. Il processo iniziò ad [[Avignone]] nel [[1340]] e la commissione pontificia giudicante, presieduta dallo stesso Guglielmo Curti pervenne nel [[1346]] alla condanna per eresia, con il conseguente obbligo di ritrattazione per l'accusato, al quale venne anche comminata l'indegnità ad esercitare il magistero teologico.