Stati Uniti d'America nella crisi di Abadan: differenze tra le versioni

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== Introduzione ==
L’interesse americano per l’[[Iran]] non era di antica tradizione, si erano accorti dell’importanza dell’Iran le compagnie petrolifere già nel 1921 quando tentarono di ottenere una concessione da [[Teheran]] ma vennero ostacolate da [[Gran Bretagna]] e [[Russia]] in relazione agli [[compromesso anglo-russo|Accordo anglo-russo]] del 1907. Gli americani arrivano in forze in Iran solo durante la seconda guerra mondiale, quando (1942) sostituiscono gli inglesi nella gestione logistica del c.d. [["corriodio persiano"]], la via di rifornimento di materiale bellico all'Unione Sovietica attraverso la Persia. Il [[Dipartimento di Stato]] riconobbe l’importanza dell’[[Iran]] ai fini dello sforzo bellico e dopo l’occupazione anglo-russa del Paese del 25 agosto 1941, gli USA si trovarono nelle condizioni di svolgere il ruolo di garante dell’indipendenza iraniana rispetto alla poco rassicurante politica imperialista di [[Mosca]] e [[Londra]]. Nel 1943 si tiene nella capitale persiana la [[Conferenza di Teheran]] tra [[Stalin]], [[Roosevelt]] e [[Churchill]], in cui si decide, tra l'altro, la ricustruzione economica e democratica del Paese a guerra finita <ref> K. Eubank, "Summit in Tehran", New York 1985</ref>. Fra il dicembre 1945 ed i primi mesi del 1946 di fronte al sostegno sovietico all’[[Azerbaijan ]] iraniano, le pressioni statunitensi e britanniche sul [[Cremlino]] furono risolutive, ma la situazione spaventò gli Usa rispetto ad un interesse sovietico nell’area <ref> R. Hess Gary, "The Iranian crisis in 1945-46 and the Cold War", In Political Science Quarterly 1974</ref>.
Nel dopoguerra, quando scoppia le questione petrolifera che contrappone l'[[Anglo-Irainan oil company|AIOC]] al governo di Teheran, Washington simpatizza con la Persia e cerca di trovare una soluzione di compromesso. Il perdurante blocco delle esportazioni di petrolio provoca in Iran una grave crisi economica e politica e la costante della politica statunitense in Iran diviene il timore che il Paese sia sull’orlo dell’abisso comunista. In piena [[guerra di Corea]], la convinzione che [[Mohammad Mossadeq|Mossadeq]] possa aprire le porte alla penetrazione sovietica in Medio Oriente convince l'America ad accettare la richiesta britannica di intrevenire. La crisi iraniana è una tappa fondamentale nel drastico ridimensionamento della potenza britannica, non più in grado di esercitare un ruolo globale dopo la dispendiosa vittoria nel secondo conflitto mondiale<ref>A. Fontaine, "Storia della Guerra Fredda", Milano 1968</ref>.
 
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Le incomprensioni tra Londra e Washington si fecero sentire su molti punti e a causa di alcune personalità americane, come [[George McGhee]] ( [[Segretario di Stato]] aggiunto per il [[Medio Oriente]]). La sua linea politica si fondava sul presupposto che non era più possibile governare il mondo del petrolio con criteri coloniali e che non si poteva negare ad uno Stato sovrano il diritto di nazionalizzare un’attività economica condotta sul suo territorio. In un discorso del 17 aprile McGhee definì come inevitabili l’iranizzazione della compagnia, la suddivisione dei profitti al 50/50 e la creazione di un’azienda iraniana che si occupasse della distribuzione dei prodotti petroliferi sul mercato interno.
Altro intento di [[Washington]] era di reprimere le velleità britanniche di risolvere il conflitto in modo armato per non provocare inutilmente i sovietici, che avrebbero potuto a loro volta intervenire militarmente in Iran in base al Trattato russo-persiano di Amicizia del 1921, e che il Regno Unito non subordinasse la stabilità dello scenario mediorientale a questioni puramente commerciali.
[[File:465700356 7224b8bd14 o.gif|Thumb|Mossadeq alla Casa Bianca con il Presidente Truman. Ottobre 1952]]
 
Le pressioni americane verso una soluzione negoziale trovavano un interlocutore nel Primo Ministro laburista britannico [[Attlee]] e nel Ministro degli Esteri [[Bevin]], che erano consapevoli che la salvaguardia dell'AIOC non poteva mettere a repentaglio la "special relationship" con gli Stati Uniti. Il successore di Bevin, Morrison, era invece favorevole ad un’azione di forza. Gli Stati Maggiori però si resero conto dell’impossibilità di intervenire vista la mancanza di truppe acclimatate(l'India non poteva più fornirne e le truppe stanziate presso il [[Canale di Suez]] certamente non sarebbero potute intervenire).
L’Amministrazione americana allora propose a Londra l’aiuto nei negoziati di un uomo di sicura esperienza politica, [[Averell Harriman]] che spiegò a [[Mossadeq]] come la sua intransigenza avrebbe portato il suo paese alla rovina dando comunque l’impressione di sostenere gli iraniani. Il governò di [[Teheran]] accettò che l’attività petrolifera fosse gestita sotto la sua autorità anche in modo indiretto affidando la gestione ad una società straniera;inoltre Teheran accettava di trattare con Londra come semplice rappresentante degli interessi dell'AIOC; la strada verso la risoluzione sembrava spianata <ref> V.Walters, "Silent Mission" New York 1978</ref>.