Ampelografia: differenze tra le versioni

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La grande stagione della pedologia corrisponde, peraltro, alla peggiore delle catastrofi che investano la viticoltura del Vecchio Continente tra la metà dell'[[XIV secolo|Ottocento]] e l'inizio del secolo successivo. È l'invasione della [[Daktulosphaira vitifoliae|fillossera]], l'insetto radicicolo importato dal [[Nuovo Mondo]], infatti, che, minacciando la distruzione di tutti i vigneti europei, costringe a ricercare i vitigni americani, o gli ibridi tra vitigni americani e vitigni europei da usare come portinnesti, siccome immuni al parassita, per innestarvi i migliori vitigni della tradizione europea.
 
La ricerca di vitigni ibridi adeguati ai terreni delle regioni diverse della viticoltura europea, che siano adatti agli specifici vitigni di quella regione, di cui favoriscano lo sviluppo senza alternarne i pregi organolettici, impone un immenso lavoro ampelografico, che vede protagonisti i grandi ampelografi francesi, in primo luogo [[Pierre Viala]], autore della più monumentale opera ampelografia della storia degli studi agronomici. In Italia guida validamente l'opera di selezione il maggiore ampelografo del Paese, Domizio Cavazza <ref name="Cavazza"> Idem, Ibidem. vol IV, 1989, pagg. 459-468 </ref>. Non bisogna dimenticare il grande contributo alla viticoltura e alla enologia italiana reso dal conte [[Giuseppe di Rovasenda]], autore del Saggio di Ampelografia Universale (1877) nativo di [[Verzuolo]] ([[Provincia di Cuneo|CN]]) e dal barone Antonio Mendola di [[Favara]] ([[Provincia di Agrigento|AG]]). Quest'ultimo mise sù una collezione di varietà di uva che venne definita una delle più grandi al mondo, e fu membro della Commissione Ampelografica del [[Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali|Ministero dell'Agricoltura]] italiano. Entrambi collaborarono alla stesura dell'opera del francese Victor Pulliat "Le Vignoble" (1874-1879).
 
Nei decenni successivi svolgerà un'opera lungimirante per eliminare dai vigneti italiani i vecchi vitigni per vini "da osteria" e sostituirli con vitigni adeguati al gusto moderno del vino, il gusto di vini aromatici, chiari, di corpo adeguato, serbevoli e di gradazione moderata, un altro grande ampelografo, Giovanni Dalmasso, lo studioso cui le autorità fasciste rimettono la decisione della delimitazione dell'area del [[Chianti (vino)|Chianti]], un problema che, degenerato nelle dispute tra senesi e fiorentini, ha acceso tra proprietari patrizi delle due province dispute che, animate dal vino, hanno mostrato i caratteri peculiari della rissa da taverna.