Protocenobio di San Sebastiano: differenze tra le versioni

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Il '''protocenobio di San Sebastiano''', anche noto come '''badia di San Sebastiano''', è un [[monastero]] che si trova nel territorio di [[Alatri]], ad est del centro cittadino alle pendici del monte Pizzuto.
 
Le origini della badia risalgono tra la fine del [[V secolo|V]] e l'inizio del [[VI secolo]]; fu voluta dal Prefetto delle Gallie, già Prefetto del pretorio d'Italia, [[Felice Liberio|Liberio]], [[patrizio (storia romana)|patrizio]] romano e [[diacono]] sotto [[Teodorico]], che la fece edificare sulle rovine di una sua [[villa]] rustica, non molto lontano dalla sorgente di Silvidè (da Silva Dea, cioè Diana, alla quale il bosco circostante era consacrato), e la affidò all'abate [[Servando]]. Nel [[528]] circa ospitò [[Benedetto da Norcia]], in viaggio verso [[Montecassino]] con i discepoli [[san Placido|Placido]] e [[san Mauro abate|Mauro]], che, con moltissime probabilità, trasse spunto dalla regola monacale ivi osservata (Regula Magistri), ispirata sia dalle regole di [[Sant'Agostino]], riprese da San [[Cesario d'Arles]] (nel 520 ca. il vescovo salvò "miracolosamente" Liberio nella battaglia contro i Visigoti) nelle sue prediche, che dalle esperienze vissute in palestina dall'abate stesso ove fu influenzato dalla regola di [[San Pacomio]] (già comunque nota ai vescovi di Arles, a partire da [[Modifica di Sant'Onorato di Arles|S.Onorato]], per merito dei discepoli di [[Martino di Tours|S.Martino]]), per l'elaborazione della [[regola benedettina]]; di lì a poco, la stessa badia avrebbe aderito al monachesimo benedettino.
Appartenenti a quel periodo non restano che poche strutture oltre ad una importantissima scoperta fatta da un'archeologa (Lisa Fentres), una tomba risalente al VI secolo contenente le spoglie di due monaci. L’importanza della costruzione funebre, porterebbe a far pensare che in essa furono sepelliti proprio San Servando e il suo successore.
(per maggiori informazioni visitare il sito http://www.montiernici.it/)