Le lagrime del figliol prodigo: differenze tra le versioni
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Nel Vangelo la parabola è raccontata in una ventina di righe, mentre Gondola compone 1332 versi.
Nell'originale, inoltre, il figlio sperpera tutte le sue ricchezze
Infine, viene tralasciata la parte conclusiva della parabola, nella quale compare il fratello maggiore. Perciò cambia in parte anche la morale; mentre nel finale il Vangelo si rivolge ai giusti, esortandoli a far festa per le pecorelle ritrovate, Gondola si limita al peccatore, evidenziando la bontà di Dio, che perdona chi si pente sinceramente.
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Il figlio piange amaramente i propri peccati, invocando le Persone della SS. Trinità. Si rivolge poi a tutti gli uomini, esortandoli a fuggire il peccato. Ripensa ai tempi in cui viveva nella casa paterna e godeva nel lusso sfrenato, menando una vita disordinata. Ora, invece, si ritrova solo ed affamato in terra ignota, la montagna è la sua casa, i porci i suoi compagni, e la fredda pietra il suo guanciale.
Accecato dalla bellezza di una donna
== Il ravvedimento ==
Il figlio spera di morire di fame o di venir divorato dalle fiere, ma neanche le bestie gli si avvicinano, essendo egli impuro. Riflette sulla bellezza, fonte dei suoi mali, e la paragona ad un albero che cresce e si espande senza dar frutti, facendo solo tanta ombra. Si ravvede, prende coscenza della gravità dei suoi errori. I capelli dorati di una volta sono ora serpi che mordono, il volto un tempo ricoperto di rose è ora erbaccia, le labbra di miele sono veleno. Sedotto dalla gioventù, dalla libertà e dalla brama di piaceri carnali, ha abbandonato il paese natio, ha vagato per terre lontane in cerca della felicità, trovando invece angoscia e dolore. Con la sua vita, egli è testimone di un mondo fondato su estremità opposte che si alternano; tutto ciò che è bello cela un orrore, tutto ciò che inizia finisce. Nulla dura, tutto è effimero e cade nell'oblio.
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