Alceo: differenze tra le versioni
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Di famiglia aristocratica, fu implicato nelle vicende politiche della propria terra, che uscita dal periodo monarchico, si vide al centro di lotte interne fra [[eteria|etèrie]] rivali di case gentilizie, favorendo in tal modo l'ascesa al potere di tiranni. Questi ultimi furono osteggiati da Alceo, che si oppose soprattutto a [[Melancro]] e a [[Mirsilo di Mitilene|Mirsilo]], tanto da essere costretto a recarsi in esilio. Tornato in patria, combatté in [[Troade]] contro gli Ateniesi per il possesso del [[Sigeo]], ma anch'egli, così come [[Archiloco]], fuggì gettando lo scudo. Nuovamente in esilio in seguito all'ascesa di [[Pittaco]], uno dei [[Sette Sapienti]], per il quale inizialmente aveva combattuto, ma dal quale si sentì profondamente tradito al punto da definirlo una ''volpe astuta'' e "colui che divora la città", tornò a [[Lesbo]] grazie all'[[amnistia]] del [[580 a.C.]], vivendo in patria fino alla morte.
I temi delle sue opere sono la passione politica, l'amore, l'occasione conviviale, la battaglia e la precarietà della vita e sono trattati con tono decisamente aristocratico commisto ad una vivacità di espressione. La sua poesia rispecchia le idee della propria eteria. Inoltre scrisse poesie dedicate a fanciulli e tenne alto la missione della propria stirpe, ossia di liberare il popolo dalle difficoltà.
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*''Canti erotici'' ({{polytonic|ἐροτικὰ μέλη}}, ''erotikà mèle''), poesie a carattere erotico, aventi come destinatario non solo donne ma spesso anche fanciulli ([[amore paideutico]]).
Di Alceo restano circa 400 [[frammento|frammenti]], anche se numerose citazioni si ritrovano in
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