Storia della Sicilia angioina: differenze tra le versioni

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Catania fu uno dei centri delle rivolte contro gli [[angioini]]: i catanesi, che avevano subito ingiustizie, sfruttamenti ed erano stati danneggiati economicamente dalla chiusura dei porti della città, contribuirono validamente al rovesciamento della “mala signoria”. I più importanti nomi che animarono la rivolta a Catania furono quelli di [[Palmiero]], abate di [[Palermo]], [[Gualtiero da Caltagirone]], [[Alaimo da Lentini]] e [[Giovanni da Procida]]. Quest’ultimo nel [[1280]], travestito da monaco, si recò dal [[papa Niccolò III]], dall’imperatore di Bisanzio [[Michele VIII di Bisanzio|Michele Paleologo]] e dal re [[Pietro III d'Aragona]], per chiedere: al papa di non appoggiare Carlo d’Angiò in caso di rivolta; all’imperatore Michele l’appoggio esterno contro il nemico comune; e al re d’Aragona di far valere il suo diritto al trono di Sicilia in quanto marito di Costanza figlia di Manfredi, l’ultimo degli Hohenstaufen.
 
[[Immagine:PedroIII.jpg|thumb|300px|Pietro III di Aragona.]]Nel frattempo i siciliani avevano offerto la corona di Sicilia a Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, figlia del defunto Re Manfredi di Svevia, trasformando l'insurrezione in un conflitto polticopolitico fra Siciliani ed [[Aragonesi]] da un lato e gli [[Angioini]], il Papato, il [[Regno di Francia]] e le varie fazioni guelfe dall'altra.
 
Nel [[1282]] i moti meglio conosciuti come “[[Vespri siciliani]]” posero fine al dominio dell’isola da parte della dinastia francese. Appena scoppiò la rivolta in Sicilia, la flotta aragonese era già a Palermo e l’occupazione della città da parte di Pietro dava così inizio alla dominazione degli [[Aragonesi]] in Sicilia ([[1282]]-[[1410]]).