Camillo Boldoni: differenze tra le versioni

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|Attività = patriota
|Epoca = 1800
|Attività2 = militareufficiale
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = difensore di Venezia durante la I Guerra di Indipendenza, comandante del reggimento Cacciatori degli Appennini nella II Guerra di Indipendenza, inviato di [[Cavour]] nel mezzogiorno continentale mentre era in corso la Spedizione dei Mille, Colonnello Capo Militare della [[Insurrezione lucana (1860)|Insurrezione Lucana]] e nel Barese
|PostNazionalità =
|Immagine = Camillo Boldoni.jpg
}}
 
 
==Biografia==
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Alla fine della guerra non poté tornare dalla sua famiglia a Napoli, dove avrebbe trovato la forca e andò esule in [[Piemonte]] e a [[Genova]]. Qui visse per 10 anni guadagnandosi da vivere impartendo lezioni di matematica.
 
Nel [[1859]] fu riassunto in servizio nell’esercito piemontese e col grado di colonnello prese il comando del 1° reggimento «Cacciatori degli Appennini» partecipando alla [[seconda guerra d'indipendenza]]. Per i meriti acquisiti fu decorato da Napoleone III con la massima onorificenza militare francese, la [[MedailleMédaille Militairemilitaire]].
 
Nel [[1860]] [[Cavour]] lo inviò nella sua terra natia dove, nel mese di [[agosto]], fu fra gli artefici dell’[[Insurrezione lucana (1860)|insurrezione lucana]] guidandone le operazioni militari sino a ai primi di settembre quando al seguito di [[Garibaldi]] entrò a Napoli al comando dei suoi “Cacciatori lucani”. In quelle poche settimane Camillo Boldoni fece l'impresa di organizzare un esercito di volontari che infiammò e rese possibile le insurrezioni in Lucania e in Puglia senza mai perderne il controllo.