Propellente solido: differenze tra le versioni
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Le prime composizioni chimiche in grado di fornire spinta propulsiva si possono ritrovare intorno all'anno mille. Gli alchimisti cinesi avevano scoperto che un miscuglio di [[zolfo]], salnitro e carbone era in grado di incendiarsi sviluppando calore e gas. Essi avevano anche studiato come la variazione di composizione portasse ad ottenere un materiale utilizzabile per diversi scopi: dagli esplosivi alle cariche propulsive. I primi carichi trasportati da questi rudimentali razzi avevano sia scopo ludico (fuochi d'artificio) che militare (le ''frecce di fuoco'' erano frecce trasportate da cariche propulsive).
Le conoscenze cinesi arrivarono presto nei paesi arabi e successivamente in Europa. L'utilizzo della [[polvere nera]] si diffuse con le [[armi da fuoco]], con i [[fuochi artificiali]] e con i razzi di segnalazione.
Nel corso del [[XIX secolo]] in Inghilterra si iniziarono a sviluppare sistemi propulsivi di una certa portata con la produzione di veri e propri razzi incendiari di derivazione pirotecnica caratteizzati da scarsa sicurezza e affidabilità. Tuttavia, nella seconda metà dell'
Tra la fine del [[XIX secolo]] e l'inizio del [[XX secolo]] iniziava a crescere nella comunità scientifica l'interesse per la propulsione spaziale. Ne sono testimonianza i lavori del russo Tsiolkovski (riguardanti i viaggi interplanetari, originariamente elaborati nel [[1897]] ma dati alla stampa solo nel [[1903]] su consiglio dell'editore) e le esperienze di Goddard (con il lancio di rudimentali razzi a propellente liquido). Tuttavia le scarse prestazioni inibirono l'applicazione spaziale ai propellenti solidi, almeno in quel periodo.
In campo militare, invece, lo sviluppo proseguì verso sistemi più prestanti ma anche compatti e caratterizzati da una possibilità di stoccaggio più lunga nel tempo prima di essere non più utilizzabili, la cosiddetta ''shelf-life''.
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