Muʿallaqāt: differenze tra le versioni

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Le '''Mu‘allaqāt''' (in [[lingua araba|arabo]] <big>'''<big> المعلقات'''</big>) costituiscono la raccolta più nota di [[poesia|poesie]] [[Arabi|arabe]], composte probabilmente nel [[VI secolo]], cioè in epoca [[Jahiliyya|preislamica]] e riunite insieme però nel [[VIII secolo]].<br>
 
Questa antologia sembra infatti che sia stata collazionata da [[Hammad al-Rawi|Hammād al-Rāwī]] a seguito di una richiesta del [[califfo]] interessato a una raccolta di poesie antiche per il figlio. Secondo alcune fonti arabe il califfo in questione sarebbe stato [[Mu'awiya ibn Abi Sufyan|Mu‘āwiya]] (661-680) e, secondo altre, [[Abd al-Malik ibn Marwan|‘Abd al-Malik]] (685-705).<br />
Quali siano stati il committente e il movente che hanno portato alla organizzazione della raccolta, è certo che nei secoli queste poesie sono divenute un modello per i poeti arabi tanto che alcune di esse fanno parte, ancor oggi, dei programmi scolastici dei Paesi arabi.<br />
La personalità del poeta [[Iraq|iracheno]] Hammād al-Rāwī, accusato talvolta dalle fonti di essere poco onesto nella sua importante attività di trasmettitore di poesia, ha sollevato dubbi sull’autenticità e sull’attribuzione di tanta [[Letteratura araba|poesia araba]] [[Jahiliyya|preislamica]], fra cui anche delle ''Mu‘allaqāt''.
 
Il titolo ''Mu‘allaqāt'' è documentato soltanto a partire dal [[X secolo]], mentre precedentemente si hanno notizie di antologie dal titolo diverso, per esempio “le Sette”, che - visti i contesti in cui sono citate - fanno supporre che si trattasse di questa stessa raccolta. Sempre nel secolo X cominciano ad apparire anche le spiegazioni relative al significato del titolo. Secondo la tradizione, recepita anche da [[Johann Wolfgang von Goethe|Wolfgang Goethe]] nel suo ''West-östlicher Divan'', il participio passivo sostantivato ''Mu‘allaqāt'', ''le Appese'', starebbe a ricordare che queste poesie erano scritte, per la loro bellezza, su stoffa e appese alla [[La Mecca|Mecca]] nella [[Kaaba|Ka'ba]]. Infine, basandosi sull’uso frequente nei titoli di opere arabe di termini indicanti gioielli, alcuni orientalisti, fra cui [[Charles James Lyall|Charles Lyall]] e [[Theodor Nöldeke]], hanno supposto che il titolo indicasse ciondoli preziosi, ''pendentif'' appunto.
 
Come abbiamo visto si ha notizia di un'antologia composta da sette ''[[qasida|qaside]]'', come sembra fosse quella di Hammād e come è la maggior parte delle edizioni delle ''Mu‘allaqāt''. Così le ''qaside'' che appaiono in tutte le recensioni sono quelle attribuite a [[Imru l-Qays]], [[Zuhayr]] e [[Labid|Labīd]] a cui sono aggiunte, nella maggior parte dei casi, quelle di [[Antarah ibn Shaddad|‘Antara]], [[Tarafa]], [[Amr ibn Kulthum|‘Amr ibn Kulthūm]] e [[al-Harith ibn Hilliza|al-Hārith ibn Hilliza]]; infatti, per esempio al-Mufaddal (m. 790 ca.) sostituisce la ''qasida'' di ‘Antara e quella di al-Hārith con una di al-Nābigha e una di [[al-A'sha|al-A'shā]], così come, in altre edizioni, l’antologia comprende dieci nomi, aggiungendo ai primi sette anche [[al-Nabigha al-Dhubyani|al-Nābigha al-Dhubyānī]], [[al-A'sha|al-A'shā]] e [['Abid ibn al-Abras|‘Abīd ibn al-Abras]].
 
Tutti questi poeti sarebbero vissuti nel secolo antecedente l’[[Islam]] in una società molto meno uniforme di quanto normalmente si crede e delle cui realtà umane, sociali e politiche furono i portavoce. Pertanto le sette ''Mu‘allaqāt'', (di cui si può vedere la traduzione italiana e i testi arabi in Amaldi 1991 e 1999) si presentano affatto simili fra loro anche se, essendo ''qaside'', affrontano i temi peculiari di questa antica forma poetica araba. Così pur avendo versi dedicati all’amore, alla descrizione o al vanto ognuna di esse ha proprie peculiarità tematiche e formali legate alla personalità del poeta, ma anche all’impostazione personale o tribale.<br />
La ''mu‘allaqa'' di [[Imru l-Qays]], che secondo la tradizione sarebbe l’inventore della ''[[qasida|qasīda]]'', è nota in modo particolare per le descrizioni naturali che il poeta vi inserisce e che si susseguono a commento del viaggio, reale e metaforico, che il poeta compie. Infatti, come la maggior parte delle ''qaside'', il poeta parte dai resti dell’accampamento abbandonato dall'amata e affronta gli spazi aperti dell’Arabia fra animali e paesaggi naturali, accompagnato dalla sua cavalcatura e sostenuto da ricordi amorosi.
 
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Anche la ''mu‘allaqa''di [[Antarah ibn Shaddad|‘Antara]] affronta temi soggettivi, quali l’amore per la cugina Abla, e il coraggio e le virtù mostrate dal poeta in tante situazioni difficili ricordando, fra l’altro, anche il suo valoroso [[Equus caballus|cavallo]] morto in battaglia. Tutti questi temi si intrecciano, infine, con dolci e vive descrizioni naturali che fanno di questa poesia una delle più note.
 
La ''mu‘allaqa'' di [[Tarafa]], pur seguendo anch’essa lo schema della ''qasida'', è famosa in modo particolare per la descrizione della cammella che occupa ben 28 versi, descrizione realistica costruita attraverso una scomposizione del corpo dell’animale i cui elementi portano a una serie di paragoni in cui la vita quotidiana si trasforma, anche grazie a un difficile lessico.
Le ''mu‘allaqāt'' di [[Amr ibn Kulthum|‘Amr ibn Kulthūm]] e di [[al-Harith ibn Hilliza|al-Hārith ibn Hiliza]] sono strettamente connesse, in quanto i due poeti, portavoce delle rispettive tribù, perorano la causa del proprio gruppo in presenza del re dei [[Lakhmidi]]. Entrambe sono dunque due ''qaside'' tribali ricche di lodi e di velate minacce per il sovrano da ingraziarsi, di vanto del gruppo e di attacco agli avversari.
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==Voci correlate==
*[[epocaEpoca pre-islamica]]
*[[Islam]]
 
 
[[Categoria:Letteratura araba]]