La guerra è finita (film 1966): differenze tra le versioni

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|nomesceneggiatore = [[Jorge Semprun]]
|nomeattori = *[[Yves Montand]]: Diego
*[[Ingrid Thulin]] : Marianne
*[[Michel Piccoli]] : primo ispettore
*[[Geneviève Bujold]] : Nadine Sallanches
*[[Jean Dastè]] : il responsabile
*[[Dominique Rozan]] : Jude
*[[Marie Mergey]] : signora Lopez
*[[Jean-François Remi]] : Juan
*[[Pierre Decazes]] : un impiegato delle ferrovie
*[[Jean Bouise]] : Ramon
|nomefotografo = [[Sacha Vierny]]
|nomemontaggio = [[Eric Pluet]]
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La direzione estera attribuisce l'atteggiamento critico di Diego alla pressione esercitata su di lui da lunghi anni di attività clandestina e decide di concedergli un periodo di riposo all'estero. Ma l'improvvisa morte per infarto di Raul, che avrebbe dovuto prenderne il posto, impone il suo immediato ritorno in Spagna. Deve avvertire Juan, un'altra staffetta della resistenza, dei pericoli di un ritorno a [[Madrid]].
 
Dopo la sua partenza, il partito viene a sapere che i servizi spagnoli stavano pedinandolo, sin dal suo ingresso in Francia. Per impedirne l' arresto, Marianne si lancia al suo inseguimento. In un finale aperto, resta ignoto il destino di Diego Mora.
 
==Il film==
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Confrontandosi con la [[sceneggiatura]] di [[Jorge Semprun]], [[romanziere]] [[Spagna|spagnolo]] esule in [[Francia]], [[Alain Resnais]] conclude una "trilogia politica, di taglio fortemente umanistico"<ref>[[Goffredo Fofi]], "Alain Resnais" in "I grandi registi della storia del cinema", Donzelli editore, Roma,2008</ref> iniziata con [[Hiroshima mon amour]] e [[Muriel, il tempo di un ritorno]].
 
È presente nell'opera di '''Resnais''', un particolare rapporto di "rispettosa integrazione" <ref>[[Goffredo Fofi]], cit.;</ref> con gli autori, quasi sempre non molto famosi, dei soggetti dei suoi film. In questo caso, un [[Soggetto (cinema)|soggetto]] legato a reali esperienze di un esule politico, si traduce in un "grande rispetto del vero", <ref>[[Giovanni Grazzini]], "[[Il Corriere della sera]]", 30 marzo 1967</ref> in una "grande intelligenza e sensibilità...nella penetrazione psicologica del complesso protagonista", <ref name="Giovanni Grazzini, cit">[[Giovanni Grazzini]], cit.;</ref> nella rappresentazione di "una soggettività concreta, storicamente datata e riconoscibile", <ref>[[Adelio Ferrero]], "[[Cinema nuovo]]" cit. in "Recensioni e saggi, 1956-1977, Edizioni Falsopiano, Alessandria, 2005</ref> in un racconto che ha "tutto il peso denso dei fatti e l'ansiosa illuminazione della poesia". <ref>[[Filippo Sacchi]]. "[[Il Corriere della sera]]", 5 febbraio 1967</ref>
 
Verità, concretezza, autenticità trovano un corrispettivo stilistico nel modificarsi della "partitura del ritmo eminentemente musicale" <ref>[[Sergio Arecco]], "Alain Resnais" in "Dizionario dei registi del cinema mondiale", Giulio Einaudi editore, Torino, 2006</ref> che caratterizza i film di [[Alain Resnais]]. Il continuo intervento nella [[narrazione]] di [[flash-back]], flussi della memoria, "falde del passato", <ref>[[Gilles Deleuze]], cit. in Arecco</ref> dei film precedenti ( in particolare [[Muriel, il tempo di un ritorno]]) si arricchisce di premonizioni, intuizioni sul futuro (spesso, ad esempio, si affaccia nel mondo interiore di Diego Mora l'immagine del compagno Juan arrestato, come possibile conseguenza delle sue possibili azioni). Anche se il ritmo continua ad essere vertiginoso, con 682 inquadrature nell'intero film, ciò, inserito all'interno di una narrazione più pacata e distesa, consente allo spettatore di disporre di una superiore quantità di conoscenze.<ref>"Nelle risposte che do inserisco tutto quello di cui dispongo come elementi di informazione. Lui (lo spettatore) ed io abbiamo la stessa quantità di conoscenze...Autori, personaggi e spettatori ne sanno in ogni momento esattamente lo stesso." [[Alain Resnais]] in [[Goffredo Fofi]], cit.; </ref>
 
Notevoli, per la delicatezza dei temi sollevati, furono le difficoltà incontrate nella [[distribuzione]] del film, nei [[festival]]<ref>[[Filippo Sacchi]], cit.;</ref>, come nelle sale. Il film risultava sgradito a destra, ovviamente, per aver riproposto la questione spagnola, come a sinistra, per la critica tanto della sterilità delle politiche dei partiti tradizionali, quanto del romanticismo estremista dei nuovi movimenti. Incredibilmente la [[censura]] italiana trovò il modo di tagliuzzare "due scene d'amore caste e intense", <ref>"Il Mereghetti", Dizionario dei film, 2008, Baldini Castoldi Dalai,Milano, 2007</ref>, "due grandi scene d'amore, tra le più struggenti di tutto il cinema francese.<ref>[[ name="Giovanni Grazzini]], cit.;<"/ref>
 
==Note==
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<references/>
 
[[categoriaCategoria:filmFilm drammatici]]
 
[[de:Der Krieg ist vorbei]]