Liber de causis: differenze tra le versioni

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Il '''''Liber de causis''''' è un elenco di proposizioni a carattere fiolosoficofilosofico e teologico, realizzato nel circolo filosofico di [[al-Kindi]] intorno alla metà del IX secolo.
 
Noto all'occidente latino grazie alla traduzione di [[Gerardo da Cremona]] del 1180, fu a lungo erroneamente attribuito ad [[Aristotele]]; dopo la chiusura delle scuole filosofiche di Atene nel 529 infatti, il pensiero di Aristotele venne in parte trascurato dall'occidente latino, ma venne conservato nei monasteri grazie ai monaci ed in Mesopotamia e Siria grazie all'opera di traduzione delle sue opere dal greco in arabo per lo più per opera dei cristiani nestoriani. I compilatori siriani e persiani però inserirono nel catalogo delle opere di Aristotele due opere apocrife di stampo neoplatonico, il '''''Liber de causis''''' e ''La teologia di Aristotele'', tratto dalle ''[[Enneadi]]'' di Plotino. Citato per la prima volta da [[Alano di Lilla]], fu considerato opera di Aristotele fino al 1268, quando [[Guglielmo di Moerbeke]] tradusse l'''Elementatio Theologica'' di [[Proclo]], e si scoprì esserne questa la fonte immediata ([[Plotino]] ne era invece la fonte remota).