Normalizzazione spaziale: differenze tra le versioni

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I cervelli umani normali variano molto in dimensione e forma, e un obiettivo della normalizzazione spaziale è quello di deformare le immagini fornite dalle scansioni cerebrali umane in modo che un'area anatomica presentata dalla scansione del cervello del soggetto corrisponda alla localizzazione corrispondente nella scansione di un altro soggetto.
 
Viene spesso eseguita nel [[:en:functional neuroimaging funzionale]] adoperato nella ricerca, ad esempio quando nella [[PET]] oppure nella [[fMRI]] il ricercatore vuole determinare quali sono le aree che comunemente si attivano quando molteplici soggetti umani eseguono gli stessi compiti o vengono stimolati allo stesso modo.
La scansione cerebrale funzionale può essere una [[risonanza magnetica funzionale]] (fMRI) oppure una [[tomografia a emissione di positroni]]. Se invece si vuole procedere ad una accurata analisi strutturale, si può eseguire una scansione RM in T1 ad alta risoluzione volumetrica (come minimo 1mm x 1mm x 1mm). Se si vuole determinare il carico lesionale (dovuto a edema, a placche causate dal [[morbo di Alzheimer]] o della [[sclerosi multipla]]) bisognerà creare dei triplici volumi omogenei per risoluzione, utilizzando immagini T1, T2-flair e T2-Densità Protonica (a media o bassa risoluzione) e confrontarle tra di loro utilizzando il programma VBM ([[Voxel-based Morphometry]]) <ref> </ref>, che è un tool secondario di [[SPM]], sviluppato dall'Università di [[Jena]] in [[Germania]].