Teofilo (monaco): differenze tra le versioni

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Le prime segnalazioni circa la leggenda della cenere di basilisco da utilizzare nella sintesi dell'oro da altri metalli invece non trova precendeti e sarà invece ripresa e sviluppata nel secolo successivo da [[Alberto Magno]] e da [[Bartolomeo Anglico]].
 
Ma Teofilo risale a un secolo prima di questi scritti, per cui viene da domandarsi se allora Teofilo conoscesse l'alchimia e se fosse stato il primo in Europa ad aver attinto da fonti alchemiche perdute prima che iniziassero a circolare le prime traduzione di testi alchemici [[epoca ellenistica|ellenistici]] tramandati attraverso le fonti arabe. Secondo gli studiosi Halleux e Opsomer Teofilo sarebbe stato in possesso almenod i un frammento di testo alchemico, azzardando un collegamento tra Ruggero di Helmarshausen (cioè Teofilo stesso), [[Wibaldo di Stavelot]], abate di [[Stavelot]] in [[Vallonia]] dove Teofilo avrebbe soggiornato, e la [[scuola salernitana]], tramite il precedente incarico di Wibaldo quale [[Abbazia di Montecassino|abate di Montecassino]], nel [[1137]]. Presso la scuola medica salernitana si conoscevano almeno due leggende sul basilisco, più o meno contemporanee a Teofilo: la prima di [[Bernardo Provinciale]], che indica l'erba [[ruta]] come protezione dal basilisco, la seconda, sempre tramandata da Bernardo, indica come il [[vescovo]] [[Alfano di Salerno]] avesse ucciso un basilisco con quell'erba e che in seguito tutto ciò che veniva sfregato con la polvere di basilisco si trasformasse in oro. In definitiva la seconda parte della ricetta del ''De auro hyspanico'' sarebbe frutto di contatti con l'Italia meridionale tramite Wibaldo.
 
Il sangue<ref>Talvolta il sangue non doveva intendersi alla lettera, ma come [[metafora]] di un minerale.</ref> poi nella sintesi alchemica compare invece già dallo pseudo-Avicenna (''De anima''), mentre in [[Michele Scoto]] (''Ars alchimiae'') si trova l'uso del sangue di ragazzo dai capelli rossi, ma per la preparazione dell'[[elisir di lunga vita]], non dell'oro. I nati con i capelli rossi erano uomini dalla fama sinistra nel medioevo, in quanto si ritenevano frutto di relazioni illecite e concepimenti durante il [[ciclo mestruale]]. I capelli rossi erano legati, in molte leggende e tradizioni popolari, ai traditori (come [[Giuda Iscariota|Giuda]], [[Gano di Maganza]], [[Mordred]]), o altre classi di reietti ([[ebrei]], donne adultere, [[eretici]], [[lebbrosi]]); essi inoltre venivano talvolta messi all'indice come persone segnate da uno sfrenato desiderio sessuale che gli avvicinava alle bestie: per esempio nella fiaba dell<nowiki>'</nowiki>''L'uomo di ferro'' dei [[fratelli Grimm]] un selvaggio fabbro dai capelli rossi è il custode delle ricchezze aurifere di un bosco stregato.