Nanotossicologia: differenze tra le versioni

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==Nanopatologie==
Il termine ''nanopatologia'' è stato concepito nel [[1999]] dalla dottoressa [[Antonietta Morena Gatti]], ricercatrice presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, con l'intenzione di includere in una categoria specifica le [[patologie]] che sono sospettate di essere causate da particelle inorganiche di dimensione nanometrica, malattie per ora classificate come criptogeniche (cioè di [[eziologia]] ignota).
L'attribuzione della causa delle patologie alle "nanoparticelle" è stata ipotizzata a seguito di alcune scoperte accidentali su alcuni pazienti che presentavano sintomi anomali (e nei cui tessuti erano state rilevate micro- e nanopolveri inorganiche di natura esogena) e come sviluppo delle indagini sulle patologie dei soldati in zone di guerra ([[sindrome del Golfo]] e [[sindrome dei Balcani]], effettuate in collaborazione con il ''Department of Materials and Metallurgy'' dell'[[Università di Cambridge]] e l'''Institute of Pathology'' presso la [[Johannes Gutenberg Universität]] di [[Magonza]]) e nel [[Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze|poligono di tiro militare]] di [[Perdasdefogu]] e di [[Capo San Lorenzo]] in Sardegna, dove si era constatato un incremento nei casi di [[Linfoma di Hodgkin]] ([[sindrome di Quirra)]] anche tra la popolazione civile a [[Villaputzu]].<br>
 
L'autrice, dottoressa Gatti, è stata ed è consulente della commissione senatoriale italiana che, nel corso della XIV e XV legislatura, ha indagato e indaga sulle malattie da uranio impoverito.