Monatto: differenze tra le versioni

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Manzoni nel romanzo descrive anche le figure degli ''[[Apparitore|apparitori]]'', muniti di campanellini alla cintola o alle caviglie che avvertivano del passaggio dei monatti, e dei ''commissari'' incaricati di vigilare su queste attività.<br/>
Manzoni sottolinea anche le accuse documentate su comportamenti discutibili o criminali dei monatti (accusati di sciacallaggio sui morti e sui malati o addirittura di diffondere la peste), e li inserisce come personaggi delle vicende di Renzo a Milano quando viene scambiato per [[untore]] (ed essi lo salvano dall'inseguimento della folla), o nel celebre episodio della madre di Cecilia. Li "mette all'opera" in particolare quando entrano in casa di [[don Rodrigo]] ormai malato, e lo aggrediscono appropriandosi con il ''[[Griso]]'' dei suoi beni (cap. XXXIII).
{{quote|... ma al primo suo grido i monatti avevano preso la rincorsa verso il letto; il più pronto gli è addosso, prima che lui possa far nulla; gli strappa la pistola di mano, la getta lontano, lo butta a giacere e lo tien lì, gridando, con un versaccio di rabbia e insieme di scherno: "ah birbone! contro i monatti! contro i ministri del tribunale! contro quelli che fanno l'opere di misericordia!"|A.Manzoni, ''I Promessi Sposi'', cap. XXXIII}}
Il monatto dell'episodio della madre di Cecilia (cap. XXXIV), pur definito inizialmente ''turpe'', mostra invece un atteggiamento difforme a quello dei suoi compagni descritti in precedenza; la solenne diversità dei modi della donna lo induce a ''un insolito rispetto'' e a una ''esitazione involontaria'', fino alla finale gentilezza nei confronti del corpo morto di Cecilia.
{{quote|Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a fare un po' di posto sul carro per la morticina|A.Manzoni, ''I Promessi Sposi'', cap.XXXIV}}