Teosofia di Tubinga: differenze tra le versioni

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Mai citato nella bibliografia [[Padri della Chiesa|patristica]], è stato totalmente ignorato (salvo rarissime eccezioni) fino al [[XX secolo]].
 
Pur se riprodotta in più manoscritti sparsi in Europa (alcuni già conosciuti da [[Agostino Steuco]], che ne citò alcuni estratti nel ''De perenni philosophia''), di cui il più famoso, per completezza e attendibilità, è quello rinvenuto in un [[manoscritto]] del [[1579]] conservato presso la biblioteca di [[Tubinga]], l'opera si compone di quattro parti, rispettivamente intitolate ''Oracoli degli dèi ellenici'', ''Teologia dei saggi ellenici ed egizi'', ''Oracoli delle sibille'', ''Estratto [del libro] di Hystaspes'' e una cronaca universale fino al regno dell'imperatore [[Zenone di Bisanzio|Zenone]].

L'anonimo autore richiama gli [[Oracolo|oracoli]] dell'[[Apollo (divinità)|Apollo]] di Claro per l'argomento cristologico, d'impianto monofisita, citazioni di filosofi greci, i vaticini delle sibille e parti dell'opera perduta ascritta al leggendario Hystaspes, discepolo di [[Zarathustra|Zarathuštra]]: riprendendo [[San Giustino Martire]]<ref>''Apologia I''; ''Apologia II''.</ref>, [[Clemente Alessandrino]]<ref>''Stromateis''.</ref> e [[Lattanzio]]<ref>''Divinarum Institutionum libri VII''; ''Epitome Divinarum Institutionum''.</ref> (dalle opere dei quali, in parte, la Teosofia dipende), afferma che i concetti di [[Trinità]] ed [[Incarnazione]] erano inconsapevolmente già presenti nel mondo [[paganesimo|pagano]], ben prima dell'avvento del [[Cristianesimo]]. L'intento era con ogni probabilità apologetico e [[missionario]], volto cioè a superare alcuni ostacoli che i pagani avrebbero innalzato dinnanzi all'ipotesi della conversione alla dottrina cristiana.

Lo sfondo dottrinario, e in particolare la cristologia di stampo monofisita hanno spinto recentemente il Beatrice a ipotizzare, con buona probabilità, che l'autore dell'anonimo testo debba essere identificato con [[Severo di Antiochia]], patriarca monofisita dell'omonima sede episcopale.
 
==Note==