Geologia delle Alpi: differenze tra le versioni

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Durate il diciannovesimo secolo, in base all'osservazione che il nucleo della maggior parte delle catene montuose è costituito da [[gneiss]], [[micascisto|micascisti]] e [[granito|graniti]], mentre le loro coperture sono prevalentemente marine, Von Humboldt e Von Buch formulano una prima teoria sulla formazione della catena alpina, in cui l'innalzamento dei sedimenti marini viene causato dalla spinta di grandi intrusioni [[Plutone (geologia)|plutoniche]] nella parte assiale della catena.
 
Questa teoria, che prende il nome di ''teoria dei crateri di sollevamento'', viene però rapidamente smentita da Suess, De Beaumont<ref>Elie De Beaumont,(1828), Notice sur un gisement de vegetaux fossiles et de Belemnites, situé a Petit-Coeur, pres Moutiers, en Tarentaise. Ann. Sc. Nat., 14,113.</ref> e Studer<ref>Studer B.,(1832), Beiträge zur geognostischen Kenntniss der südlichen Alpen.</ref>, che dimostrano come le Alpi non siano dotate di un'unica zona assiale, ma siano costituite da una serie di zone cristalline intercalate da deposizioni sedimentarie.
 
Contemporaneamente alcuni geologi tedeschi, dopo aver riscontrato un grande numero di faglie verticali all'interno della catena, formulano la teoria della ''Tettonica verticale'', che giustifica la formazione della catena unicamente con movimenti verticali e deformazioni fragili della crosta; La teoria viene confutata da Escher Von der Linth grazie al riconoscimento di un sistema di pieghe che subordina le faglie.
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É però grazie al lavoro effettuato da Suess<ref>Suess E.,(1875), Die entstehung der Alpen. Ed Braumüller, Vienna.</ref> nel 1875 che si iniziano a riconoscere le prima grandi strutture delle Alpi. Suess identifica infatti l'asimmetria della catena, la sua unità strutturale e l'ostacolo costituito dai terreni più vecchi rispetto a sedimenti più plastici in via di corrugamento. Grazie a queste osservazioni, Suess, intuisce la tangenzialità degli sforzi compressionali che contribuiscono alla creazione della catena, riprendendo un concetto già formulato da De Saussurre e da Elie De Beaumont.
 
Si afferma quindi il modello di De Beaumont che spiega la formazione delle catene montuose al progressivo raffreddamento e, quindi, alla progressiva contrazione della Terra. Nel 1890 Schardt<ref>Schardt H., (18901893)-99 Sur L'origine des Préalpes romandes (zone du Chablais et du stockhorn). Arch. Sci. Phys. et nat., Genève, 30, 570-583.</ref><ref>Schardt H., (1899)-Les Préalpes Romandes. Bull. Soc. Neuchât. Géogr., 11, 5-25.</ref> riconosce alcuni depositi sedimentari traslati per centinaia di chilometri all'interno delle prealpi svizzere.
 
=== Ventesimo secolo ===