Pier Capponi: differenze tra le versioni

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Era inizialmente destinato ad una carriera d'affari, ma [[Lorenzo de' Medici]], che apprezzava le sua abilità, lo inviò come ambasciatore presso varie corti, compito che assolse egregiamente. Alla morte di Lorenzo ([[1492]]), cui successe il meno capace figlio [[piero di Lorenzo de' Medici|Piero]], Capponi divenne uno dei capi della fronda contraria ai [[Medici]] che due anni dopo riuscì a cacciare Piero de' Medici da [[Firenze]]. Capponi fu nominato capo della [[repubblica fiorentina|repubblica]], e si dimostrò un accorto statista, in particolare nelle negoziazioni con [[Carlo VIII di Francia]], che aveva invaso l'[[Italia]] nel [[1494]], e presso il quale si era rifugiato anche Piero.
 
Proprio riguardo all'arrivo di Carlo VIII e del suo esercito a Firenze è legato l'aneddoto più famoso riguardo a Piero Capponi. I fiorentini erano disposti a ricompensare Carlo con una grande somma di denaro per il suo sostegno, ma non vi era accordo sull'entità. Di conseguenza Carlo presentò un ultimatum alla Signoria e, ricevutone un rifiuto, minacciò dicendo: ''allora noi suoneremo le nostre trombe"''. A questa minaccia rispose deciso Capponi: ''e noi faremo suonare le nostre campane'', manifestando l'intenzione della città di resistere. Allora Carlo, che non poteva accettare la prospettiva di una lotta ad oltranza, fu costretto a moderare le sue richieste e concluse un trattato più equo con la repubblica.
 
Quando le truppe francesi lasciarono la [[Toscana]], Piero Capponi guidò l'esercito di [[Firenze]] a domare i focolai di rivolta alimentati dai [[pisa]]ni. Fu ucciso il [[25 settembre]] [[1496]] durante l'assedio al castello di [[Soiana]].