Carta del Lavoro: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Barbicone (discussione | contributi)
Annullata la modifica 37743491 di 79.6.146.39 (discussione)
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: decenni secondo il manuale di stile
Riga 5:
La Carta del Carnaro ha una matrice che discende dall'[[interventismo]] di sinistra dei [[Fasci d'Azione Internazionalista]], ma soprattutto dal [[sindacalismo rivoluzionario]] di [[Alceste De Ambris]] e [[Filippo Corridoni]], che in parte si ritrova nel [[s:Manifesto dei Fasci italiani di combattimento, pubblicato su "Il Popolo d'Italia" del 6 giugno 1919|Manifesto]] dei [[Fasci Italiani di Combattimento]], pubblicato su "[[Il Popolo d'Italia]]" il [[6 giugno]] [[1919]]. Nello specifico, dal manifesto pubblicato su ''[[Il Popolo d'Italia]]'', viene estrapolata la parte più legata al [[fascismo di sinistra]] del [[s:Programma di San Sepolcro, pubblicato su "Il Popolo d'Italia" del 24 marzo 1919|Programma]] di [[Sansepolcrismo|di Piazza San Sepolcro]]; tralasciando i propositi imperiali e risultando base ideale del Fascismo, ma da esso applicato solo in parte a causa della contrarietà della [[Casa Savoia|monarchia]] e degli ambienti industriali e conservatori.
 
Soltanto il [[sindacalismo fascista]] negli [[anni 1920|anni venti]] si distaccò in parte dalla cultura ufficiale del Fascismo, rifacendo suo il mito dell'[[Impresa di Fiume]] e della [[Carta del Carnaro]] redatta da [[Alceste De Ambris]].<ref>Giuseppe Parlato, ''La sinistra fascista'', Bologna, Il Mulino, 2000 pag 88: "Che la cultura sindacale fosse, nel profondo rimasta antagonista.... lo dimostrò uno dei miti del sindacalismo fascista, l'impresa fiumana, che divenne il punto di discrimine più evidente fra la cultura fascista ufficiale che preferiva non evocare il Comandante e la "città olocausta" come prodomo del fascismo, e una cultura sindacale nella quale il ricordo della Carta del Carnaro era talvolta taciuto ma pur vivo ed attuale"</ref>
 
[[Giuseppe Bottai]] rievocando la Carta del Carnaro nel [[1938]] scrisse: