Lingue mande: differenze tra le versioni

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Le lingue mande nel loro complesso non vanno confuse con la [[lingua mandinga]], né con la [[lingua mende]], che sono tuttavia due tra le più diffuse lingue mande.
 
I popoli che parlano una delle lingue appartenenti a questa famiglia sono chiamati [[mandé|popoli mandé]]. Questa definizione include [[Mandinka]], [[Soninke]], [[Bambara]], [[Bissa (popolo)|Bissa]], [[Jula (popolo)|Dioula]], [[Kagoro]], [[Bozo]], [[Mende]], [[Susu]], [[Yacouba]], [[Vai (popolo)|Vai]], [[Ligbi]], e altri gruppi etnici meno numerosi.
 
Questo gruppo di lingue fu identificato per la prima volta nel 1854 da S. W. Koelle nel suo ''Polyglotta Africana''. Egli identificò un gruppo di 13 idiomi correlati, all'interno della [[lingue sudanesi|famiglia sudanese]] nord-occidentale, o famiglia ''Mandèga''. [[Maurice Delafosse]], nell'''Essai de manuel pratique de la langue mandé ou mandingue'' del 1901 suddivise le lingue mandè in due sottogruppi, un gruppo settentrionale o ''mandé-tan'' e uno meridionale o ''mandé-fu'', definite in base alla parola usata per esprimere il numero «dieci», rispettivamente ''tan'' o ''fu''<ref>Delafosse, Maurice (1901), ''Essai de manuel pratique de la langue mandé ou mandingue'', Paris, Leroux. 304 p.</ref>. Nel 1924 L. Tauxier mise in dubbio la fondatezza di questa distinzione, notando l'esistenza di (almeno) un terzo gruppo, che definì ''mandè-bu''. Infine, a partire dagli anni '50, analisi più accurate basate sulla [[linguistica comparativa]] identificarono tre sottogruppi (Nordoccidentale, meridionale e orientale), ripresi da [[Joseph Greenberg]] nel suo fondamentale ''The Languages of Africa'' del 1963<ref>Joseph H. Greenberg, ''The Languages of Africa''. Bloomington, Indiana University Press, 1963.</ref>.