Banca Romana: differenze tra le versioni

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==Storia==
La ''Banca Romana'' era stata costituita nel 1835 da finanzieri [[Francia|francesi]] sulla base di un privilegio concesso dal [[papa Gregorio XVI]]. Nel 1850 assunse il nome di ''[[Banca dello Stato Pontificio]]'', una denominazione che venne abbandonata con la fine dello [[Stato della Chiesa]] ([[1870]]) allorché l'istituto riprese l'antica denominazione di "Banca Romana". Da allora fu una delle seicinque [[Banca centrale|banche centrali]] con facoltà di emettere [[Moneta|biglietti di banca]] intitolati al [[Regno d'Italia (1861-1946)|regno d'Italia]].
 
Nel [[1888]], durante il [[Governo Crispi I]], si sparse la voce di irregolarità amministrative negli istituti di emissione. Il ministro [[Luigi Miceli]] dispose un'inchiesta affidata al senatore [[Giuseppe Giacomo Alvisi]] e al funzionario Gustavo Biagini. L'inchiesta riscontrò un disavanzo di nove milioni di lire, reintegrato il giorno successivo. Alvisi non poté riferire in [[senato]] i risultati dell'ispezione per l'opposizione del presidente [[Antonio di Rudinì]] ([[30 giugno]] [[1891]]); i risultati vennero tuttavia resi noti il [[20 dicembre]] [[1892]] alla [[Camera dei deputati]] da [[Napoleone Colajanni (1847)|Napoleone Colajanni]]. Una successiva inchiesta parlamentare presieduta dal primo presidente della [[Corte dei Conti]] [[Enrico Martuscelli]] rivelò che, a fronte di 60 milioni autorizzati, la Banca Romana aveva emesso biglietti di banca per 113 milioni di lire, fra cui banconote false per 40 milioni emesse in serie doppia ([[20 gennaio]] [[1893]]). In seguito a ciò, il governatore della ''Banca Romana'' [[Bernardo Tanlongo]] e il direttore [[Michele Lazzaroni]] vennero arrestati, mentre il deputato [[Rocco de Zerbi]], contro cui la [[Camera dei deputati]] aveva concesso l'[[autorizzazione a procedere]] per l'accusa di aver appoggiato per danaro la dirigenza della ''Banca Romana'', morì improvvisamente, probabilmente suicida. Lo scandalo assunse proporzioni inquietanti anche perché dal carcere Tanlongo affermò che le anomalie erano conosciute anche da diversi [[presidente del consiglio dei ministri|presidenti del consiglio]] i quali non erano intervenuti perché corrotti. Il [[23 novembre]] [[1893]] la relazione di un comitato parlamentare affermò che fra i beneficiari dei prestiti vi erano 22 parlamentari, fra cui [[Francesco Crispi]]. Il processo del [[1894]] si concluse con l'[[assoluzione]] degli imputati; in seguito allo scandalo venne tuttavia dato inizio al riordino del sistema bancario italiano con l<nowiki>'</nowiki>istituzione della [[Banca d'Italia]]: alla fine del 1893 si approvò infatti la fusione della Banca Romana con la Banca Nazionale nel Regno, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito per dare origine alla Banca d'Italia (a cui tuttavia, fino al 1926, erano affiancati il [[Banco di Napoli]] e il [[Banco di Sicilia]]).