Deduzione: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Custeped (discussione | contributi)
Custeped (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 32:
 
[[File:Immanuel Kant.jpg|150px|thumb|[[Immanuel Kant]]]]
All'induttivismo di Bacone successe invece l'[[empirismo]] di [[John Locke|Locke]], e poi quello di [[David Hume]], il quale lo spinse alle sue estreme conseguenze fino a risolverlo nello [[scetticismo filosofico|scetticismo]]. Hume infatti mise in dubbio la validità delle leggi scientifiche che vengono assegnate alla natura proprio perché attribuiva loro un'origine induttiva e quindi arbitraria. A lui reagì [[Kant]] ([[1724]]-[[1804]]), che si propose allora di dimostrare l'origine deduttiva o ''a priori'' (e non induttiva) delle leggi scientifiche, per salvaguardarle dallo scetticismo humiano. Kant utilizzò il termine ''Deduzione'' proprio nel senso di ''dimostrazione'' del carattere universale e necessario dei cosiddetti giudizi ''sintetici a priori'' di cui fa uso la scienza:<ref>Kant riprende il termine "deduzione" dall'ambito giuridico, non da quello logico-matematico, per indicare la dimostrazione di un certo [[diritto]] (''quid iuris'') con cui si giustificavuole giustificare una pretesa di fatto (''quid facti'').</ref> sintetici perché unificano e sintetizzano la [[molteplicità]] delle percezioni derivanti dai [[organi di senso|sensi]]; ma ''[[a priori]]'' perché non dipendono da quest'ultime. Con la sua ''Deduzione trascendentale'' Kant sostenne che la nostra ragione svolge un ruolo critico e fortemente attivo nel produrre scienza, la quale è dedotta da un principio supremo, l<nowiki>'</nowiki>''[[Io penso]]'', posto a fondamento di tutto il sapere. L<nowiki>'</nowiki>''[[io penso]]'' si serve in proposito di apposite [[categoria (filosofia)|categorie]] dell'intelletto che sono [[trascendentali]], cioè si attivano solo quando ricevono informazioni da elaborare, e giustificano il carattere di universalità, necessità, e oggettività che diamo alla scienza; viceversa, senza queste caratteristiche, non si ha vera conoscenza.
 
L'[[idealismo tedesco]] riprese il concetto di deduzione elaborato da Kant, assegnandogli una funzione non solo [[conoscenza|conoscitiva]], ma anche [[ontologia|ontologica]]: l'[[io (filosofia)|io]], o l'[[Assoluto]], sarà il princìpio primo da cui si produce per deduzione [[dialettica]] la realtà [[fenomeno|fenomenica]]. Con [[Fichte]] e [[Friedrich Schelling|Schelling]] si ebbe così una riproposizione della [[metafisica]] classica, soprattutto [[neoplatonismo|neoplatonica]]. Con [[Hegel]] invece la deduzione non venne più subordinata a un princìpio superiore, ma diventò essa stessa Assoluto: Hegel rigettò quelle filosofie che ponevano a fondamento della deduzione un atto [[intuizione|intutivo]] di natura sovra-razionale, e trasformò il metodo deduttivo in un procedimento a spirale che giunge infine a giustificarsi da solo. Veniva così abbandonata la logica aristotelica; mentre quest'ultima procedeva in maniera lineare, da A verso B, la dialettica hegeliana procede in maniera circolare: da B fa scaturire C (''sintesi''), che è a sua volta la validazione di A.<ref>Hegel, ''Scienza della Logica'', (1812).</ref>
 
Questo nuovo modo di intendere la deduzione, che faceva coincidere il metodo col Fine stesso della filosofia, e ripreso anche da [[Marx]] per giustificare la teoria della rivolta di classe sulla base del presunto [[materialismo dialettico|procedere dialettico]] della [[storia]], fu tuttavia oggetto di numerose critiche, che portarono con l'avvento del [[positivismo]] all'abbandono del metodo deduttivo, in favore di quello induttivo.