Fra Carnevale: differenze tra le versioni

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Le due Tavole ex Barberini (ora a New York ed a Boston) che nel [[1935]] lasciarono l’Italia per il più ricco mercato statunitense.
Esse furono precocemente identificate con la tavola, o meglio con il polittico, della chiesa di Santa Maria della Bella di cui parla il Vasari. Di diverso avviso – sia sulla identificazione, sia sull’autore - fu invece [[Federico Zeri]] che, nell'incertezza attributiva, preferiva – in un saggio del [[1961]] - riferirsi all'autore come al “Maestro delle Tavole Barberini” (appellativo che ancora compare nella edizione aggiornata al [[2002]] delladell'enciclopedia “garzantina”[[Le Garzantine]] dedicata all’Arte). Si tratta di due tavole piene di fascino, che – a dispetto della intitolazione a soggetti religiosi – ci mostrano una luminosa raffigurazione di ardite architetture rinascimentali con decorazioni all’antica (nelle quali è pienamente visibile la lezione di [[Leon Battista Alberti]]), popolate da una molteplicità di personaggi un po' incongrui con il luogo, che molto concedono al gusto fiammingo dei particolari ed alle reminiscenze della prima formazione tardo gotica dell'artista.
 
Nel catalogo dei dipinti certi di Fra Carnevale si è più volte fatto il nome della celebre ''[[Città Ideale (dipinto)|Città Ideale]]'' ([[Urbino]], [[Galleria Nazionale delle Marche]]). Il pannello, un omaggio all'architettura e all'arte della prospettiva che è stato assunto a manifesto dei valori della armonia e della bellezza propri della [[città ideale]] dell'[[Umanesimo]], era ancora recentemente ritenuto di [[Piero della Francesca]] o di [[Leon Battista Alberti]], ma oggi pare doversi “restituire” a Fra Carnevale, sia pur in forma dubitativa rispetto ad una seconda ipotesi in favore di [[Luciano Laurana]], l'architetto incaricato della realizzazione della parte alta del [[Palazzo ducale di Urbino]]