Determinismo tecnologico: differenze tra le versioni

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===== [[Tempi Moderni]]: regia di Charles Chaplin =====
 
Il determinismo tecnologico emerge in questo film principalmente in due aspetti: il primo riguarda il messaggio che Chaplin vuole trasmettere, il secondo riguarda la realizzazione tecnica del film stesso, che pur allineandosi alle idee di Chaplin sull'arte cinematografica, da segni di apertura a ciò che aveva decretato la fine del cinema muto: il sonoro.
Ossessionato dai bulloni, che per la sua mansione è addetto a stringere con una chiave apposita, e dai bottoni, che ne richiamano la forma, ornanti la gonna della bella segretaria della fabbrica, ai quali proverà a dare una bella stretta, Charlot perde ogni controllo sulla propria mente. Con gesto liberatorio mette mano alla miriade di pulsanti, leve e interruttori della sala comando del suo reparto provocando il fermo della catena produttiva e finisce egli stesso ingoiato dagli ingranaggi delle gigantesche macchine rotative.<ref>http://it.wikipedia.org/wiki/Tempi_moderni</ref>
Satira sociale in difesa della dignità dell'uomo contro il dominio della macchina, il film è costruito su alcune sequenze memorabili come quella della macchina per mangiare, ma anche quella in cui viene risucchiato dai macchinari o la memorabile canzone nel ristorante dove per la prima volta il genio del cinema comico si esibisce con la propria voce eseguendo una strampalata versione della canzone Je Cherche Apres Titine di Bertal-Maubon-Ron-Leo Daniderf e che risaliva al 1917.
Il boom delle industrie, l’impiego sempre più frequente della tecnologia nel mondo del lavoro e soprattutto il diffondersi delle catene di montaggio diedero a Chaplin lo spunto per "Tempi Moderni".
Nonostante la sua ostilità al sonoro,(continuò sempre a ritenere che il cinema fosse l’arte del silenzio) da questo momento cominciò a rompere progressivamente il suo ostinato mutismo, ma non come altri artisti del cinema muto che avevano ceduto al sonoro prima di lui. Infatti in "Tempi Moderni" Chaplin utilizza il dialogo organicamente affine al soggetto della materia trattata, nel senso che gioca con l’idea del suono inteso come uno sviluppo tecnologico". Nel film le prime ad introdurre il sonoro sono le fabbriche, con il loro rumore assordante, seguite dalla voce del direttore che ''comunica con i suoi dipendenti tramite uno schermo e dai rappresentanti della macchina per mangiare che spiegano al direttore la loro invenzione non a voce, ma attraverso un disco pubblicitario con una voce registrata.'' Questo insolito uso del parlato si oppone alla storica scena dove, finalmente, anche il vagabondo pronuncia le sue prime parole dopo più di venti anni di silenzio, ma Chaplin si è rivelato originale anche in questo evento; infatti Charlot usa la sua voce per la prima volta sullo schermo non per parlare ma per cantare, e per di più in un linguaggio di sua invenzione; in tutto ciò Chaplin vuole mostrare ''il contrasto tra gli uomini tecnologici della prima parte del film, in grado di parlare solo attraverso dei mezzi elettronici, e la spontaneità del vagabondo che è il primo vero uomo a parlare da solo in tutto il film.''<ref>(c)1996-97 by Laura Sebastianelli, Georgia Pierucci, Massimiliano D'Ambrosio, Carola Fraleoni, Gabriele Linari, Ambra Canova.
Questo materiale è frutto di una ricerca su Charlie Chaplin svolta nell'ambito del corso di "Storia e critica del cinema" della facoltà di Lettere dell'Università di Roma "La Sapienza" e pubblicata nel sito http://www.novaera.it/cinema/</ref>
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== Alcune riflessioni ==