Questione linguistica belga: differenze tra le versioni

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La fissazione del confine linguistico fu richiesta sia dai fiamminghi, il cui numero relativo calava ad ogni censimento, in particolare nella periferia brussellese (pochi anni prima, nel 1954, le tre località di [[Berchem-Sainte-Agathe]], [[Evere]] e [[Ganshoren]] erano passate alla zona bilingue di Bruxelles per referendum), ma anche dai valloni, che speravano così di giungere ad un bilanciamento di poteri tra due entità paritarie. Per fissare il confine tra Fiandre e Vallonia ci si basò sul censimento linguistico del 1947.
 
Le "facilità linguistiche" furono invece riservate ai comuni con cospicue minoranze (la legge prevedeva una soglia del 30%) rimasti al di là dei confini dei rispettivi blocchi linguistici, al fine di permettere l'uso della lingua minoritaria nei confronti della pubblica amministrazione: si trattò di una soluzione di compromesso per risolvere il problema concreto di sei comuni alle porte di Bruxelles ([[Drogenbos]], [[Linkebeek]], [[Sint-Genesius-Rode]], [[Kraainem]], [[Wemmel]] e [[Wezembeek-Oppem]]), che pur appartenendo alle Fiandre contavano una crescente minoranza francofona dovuta alla vicinanza con la capitale.
 
Con le leggi Gilson fu posto il primo importante passo sulla strada del [[federalismo]] belga. La vittoria del partito liberale belga nel [[1965]] congelò tuttavia ulteriori progetti di riforma per alcuni anni in quanto il partito aveva fatto dell'unità belga uno dei punti cardine del proprio programma elettorale.