Dimissioni di don Luigi Sturzo da segretario del Partito Popolare Italiano: differenze tra le versioni
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Tra il 1922 e il 1923 i cattolici erano fortemente combattuti tra opposizione o collaborazione con il capo del [[fascismo]], [[Benito Mussolini]]. Il [[24 aprile]] [[1923]] il partito popolare si era spaccato in tre gruppi: [[Partito Nazionale Popolare]], Partito Popolare Italiano e [[Cattolici Nazionali]]. Questi ultimi, il [[3 luglio]] firmarono un accordo con il governo.
[[Benito Mussolini|Mussolini]], grazie all'appoggio di questa corrente cattolica, scatenò una campagna diffamatoria contro don Luigi Sturzo e lanciò attacchi squadristi contro alcune sedi dei popolari (denominati "traditori"); allo stesso tempo premette affinché lo stesso Sturzo fornisse chiarimenti "chiari, precisi, inequivocabili" dopo le sue ambigue dichiarazioni a Torino. In sostanza Mussolini chiedeva al Ppi di una collaborazione "incondizionata" e "senza riserve" mentre nel congresso di del Ppi tenutosi a [[Torino]] tra 12 e il 14 aprile 1923, Sturzo, cercando di tenere la barra
Del resto già nel gennaio del 1923 si era tenuto un colloquio segreto tra il cardinal [[Pietro Gasparri]], [[Cardinale Segretario di Stato|Segretario di Stato del Vaticano]], e Mussolini per dare il via libera al salvataggio del [[Banco di Roma]]<ref> P. Saraceno, Salvataggi bancari e riforme negli anni 1922-1936, in Banca e industria tra le due guerre, Il Mulino, Bologna, 1981, 3 voll. pp 15-61.</ref> nel dissesto del quale la Chiesa era coinvolta.
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