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==Contesto storico==
Nella storia della [[Guerra di liberazione italiana|guerra di liberazione]], la situazione nelle estreme propaggini nord-orientali dell'allora territorio italiano presenta delle caratteristiche del tutto peculiari. Abitata in parte da popolazioni slovene - ampiamente maggioritarie in varie zone - comprende al proprio interno anche una regione denominata [[Slavia veneta]] (in [[lingua slovena|sloveno]] ''Benečija'') appartenuta per secoli alla [[Repubblica di Venezia]] e incorporata al Regno d'Italia fin dal 1866. In questo contesto geografico operarono contemporaneamente tre tipologie di formazioni partigiane: gli sloveni del IX Korpus, fortemente organizzati ed inseriti all'interno dell'[[Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia]] (EPLJ), alcune [[Brigate Garibaldi]], fra le quali in particolare quelle inserite nella [[Divisione Garibaldi Natisone]], di osservanza [[comunismo|comunista]], e le [[Brigata Osoppo|Brigate Osoppo]], di varia ispirazione: laica, azionista, liberale, socialista e cattolica. Tutte le terre ad oriente del fiume [[Isonzo]] - e comunque ovunque vivesse una componente etnica slovena, compresa quindi la Slavia veneta - vennero reclamate dalla nascente Jugoslavia di [[Josip Broz Tito|Tito]] fin dalla fine del 1941<ref>Patrick Karlsen, ''Il PCI, il confine orientale e il contesto internazionale 1941-1955'', tesi di dottorato presso l'Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 2007-2008, p. 13. La tesi venne poi pubblicata col titolo ''Frontiera rossa. Il PCI, il confine orientale e il contesto internazionale 1941-1955'', Libreria Editrice Goriziana, Gorizia 2010.</ref>, e dichiarate ufficialmente annesse alla Jugoslavia nel settembre del 1943<ref>Nei giorni immediatamente successivi all'armistizio dell'8 settembre, le strutture direttive dei movimenti di liberazione sloveni e croati promulgarono due distinte dichiarazioni, con le quali proclamarono annesse alla Jugoslavia l'Istria (suddivisa fra Slovenia e Croazia) e la Venezia Giulia (alla Slovenia).
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