Vittore Colorni: differenze tra le versioni

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Si dedicò agli studi di storia del [[diritto medievale]] (con [[Pier Silverio Leicht]] e [[Pietro Torelli]]) e alle ricerche sull'[[ebraismo]], in particolare sulla comunità [[mantova]]na, le sue magistrature e i metodi di autogoverno. In quegli anni elabora un suo teorema circa l'espansione di piccole comunità ebraiche nel nord Italia e nella [[pianura padana]]. Due erano i movimenti migratori, uno generatosi dalla città di [[Roma]] allo scopo di conquistare nuovi mercati per l'attività di prestatori di denaro e di commercianti, e un secondo filone d'immigrazione di origine tedesca [[ashkenazita]] indotta dalla necessità di fuggire le frequenti e periodiche persecuzione in area germanica e centroeuropea. Lo stesso Vittore Colorni discendeva da una famiglia ashkenazita originaria di [[Colorno]], Simone de Maya (Meyer) viveva a Colorno nel [[1477]], successivamente trasferitasi in Mantova dal [[XVI secolo]].
 
Le [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]] costringono Colorni ad abbandonare Mantova. Invece di cercare rifugio in [[Svizzera]] seguendo l'esempio di altre famiglie ebraiche, la famiglia Colorni preferisce invece raggiungere Roma, per continuarvi gli studi eludendo i divieti imposti agli ebrei. Nel [[1945]] pubblica il volume ''Legge ebraica e leggi locali'' e nel [[1946]] è chiamato all'insegnamento del [[Diritto ecclesiastico]] alla facoltà di Giurisprudenza dell’[[Università di Ferrara]]. Nel[[1956|'56]] vince la cattedra di Storia del Diritto Italiano. Dal [[1969]] al [[1971]] è preside di facoltà, rimanendo sempre una presenza primaria nel mondo culturale tanto che i saggi da lui riuniti della raccolta ''Judaica minora'', diventano modello di metodo di ricerca interdisciplinare.
 
==Opere==