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Nacque a Firenze da una famiglia originaria di [[Pratovecchio]], nell'aretino, e compì gli studi in materie letterarie e giuridiche a [[Volterra]]. Nel [[1458]] gli venne affidata la cattedra di oratoria e poetica presso lo [[Studio fiorentino]], dopo [[Carlo Marsuppini]]. In quel periodo ricoprì anche incarichi pubblici, facendo parte della segreteria di Parte guelfa ([[1467]]) e della prima Cancelleria. Nel [[1446]] visitò [[Roma]].
 
La sua attività poetica iniziò fin dalla gioventù, con la raccolta di versi in [[lingua latina|latino]] detta ''Xandra'', dedicata a [[Leon Battista Alberti]]. Socio dell'[[Accademia Fiorentina]], scrisse l'opuscolo ''De vera nobilitate'', i dialoghi ''De nobilitate animae'' e le ''Disputationes camaldulenses'', di stampo [[neoplatonico]]. Nel [[1487]] la Signoria fiorentina gli assegnò una pensione. Insegnò gli autori classici e volgari fino al [[1488]]. Tra i suoi allievi vi furono il [[Poliziano]], [[Lorenzo il Magnifico]] e [[Marsilio Ficino]]. Scrisse una biografia concisa che andava da [[Cimabue]] agli artisti a lui coevi. In questa biografia egli fu il primo a fornire giudizi critici sugli artisti stessi.
 
I suoi commenti a [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e [[Orazio]] godettero di una notevolissima fortuna nel XV secolo, ma grazie al commento sull'opera di [[Dante]] la Signoria lo premiò con una torre nel [[Casentino]]. Tra gli scritti di argomento filosofico si ricordano il ''De anima'', ([[1471]]), [[trattato (opera)|trattato]] dedicato a [[Ercole d'Este]] e il ''Disputationes Camaldulenses'', dialogo in quattro libri del [[1473]].