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Oltre alle ragioni precedentemente descritte, altri fattori particolarmente vantaggiosi nell’utilizzo del bioadsorbimento sono la possibilità di riutilizzo e di rigenerazione della biomassa e il costo di acquisto e di immobilizzazione su una matrice o su un supporto facilmente reperibile.
 
<ref>si tratta di un trattamento biologico in situ, ma non è una tecnica di bioremediation</ref>==== Phytoremediation o fitodepurazione ====
Questa tecnologia, nota a partire dagli anni ’90, consiste nella crescita di piante su terreni contaminanti cosicché i composti inquinati possano percolare attraverso il sistema radicale e accumularsi in vari organi della pianta come le radici, i fusti, le foglie etc.
Molte piante, infatti, hanno la capacità di accumulare metalli pesanti essenziali allo sviluppo quali Fe, Mn, Zn, Cu, Mg, Mo e Ni, assorbendoli dal suolo o dall’acqua e di utilizzarli per la loro crescita. Alcune piante accumulano metalli pesanti di cui non si conosce il ruolo biologico, come Cd, Cr, Pb, Ag, As e Hg.
 
La fitodepurazione in situ è una tecnica molto utilizzata sia in Europa che negli Stati Uniti, pur con il limite dovuto al fatto che la contaminazione del suolo non può superare la profondità di crescita delle radici delle piante utilizzate. Oltre a questo fattore, vanno considerate le condizioni climatiche del sito e la biodisponibilità dei contaminanti. Allo stesso modo, va considerato il tasso di crescita delle specie vegetali utilizzate e il limite spaziale dell’area di crescita delle radici. Talvolta si rende necessario effettuare più cicli di coltivazione e raccolta per il recupero totale del sito.
Altro fattore importante è che la vegetazione, una volta contaminata, deve essere conferita in modo appropriato.
 
===Rimozione di altri composti inorganici===