Dioniso: differenze tra le versioni

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Raggiunta la maturità, [[Era (mitologia)|Era]] lo riconobbe come figlio di Zeus, punendolo con la [[follia|pazzia]]. Egli vagò insieme al suo tutore [[Sileno]] e un gruppo di [[satiri]] e [[Menadi|baccanti]] (così erano dette le seguaci del dio) fino in [[Egitto]], dove si batté con i [[Titano (mitologia)|Titani]], restituendo ad [[Amon|Ammone]] lo scettro che questi gli avevano rubato; in seguito si diresse in oriente, verso l'[[India]], sconfiggendo numerosi avversari lungo il suo cammino (tra cui il re di [[Damasco]], che scorticò vivo) e fondando numerose città: dopo aver sconfitto il re indiano [[Deriade]], Dioniso ottenne l'immortalità. Al suo ritorno gli si opposero le [[amazzoni]], che egli aveva già precedentemente respinto fino a [[Efeso]], ma vennero sbaragliate dal dio e dal suo seguito. Fu allora che decise di tornare in Grecia in tutta la sua gloria divina, come figlio di Zeus; dopo essersi purificato dalla nonna Rea per i delitti commessi durante la pazzia, sbarcò in [[Tracia]], ma venne respinto dal re [[Licurgo]], sicché il dio lo fece impazzire (secondo una variante fu Rea a punirlo). In seguito Dioniso tolse il senno anche al fratellastro di [[Licurgo]], il pirata [[Bute]], che aveva violentato una delle [[Menadi]].
 
Sottomessa la Tracia, passò in [[Beozia]] e poi alle isole dell'[[Egeo]], dove noleggiò una nave da alcuni marinai diretti a [[Nasso]]; questi ultimi si rivelarono poi essere pirati che intendevano vendere il dio come schiavo in [[Asia]], ma questiDioniso si salvò tramutando in vite l'albero maestro della nave e sé stesso in leone, popolando nel contempo la nave di fantasmi di animali feroci che si muovevano al suono di flauti; i marinai, sconvolti, si gettarono in mare ma il dio li salvò trasformandoli in delfini: pur consapevoli che non avrebbero più riacquistato la forma umana, i giovani compresero anche che il dio aveva voluto concedere loro la possibilità di riscattarsi, e così dedicarono il resto della loro vita a salvare naufraghi. Per essersi dimostrato più buono degli altri pirati, [[Acete]], il timoniere, non subì metamorfosi. Egli divenne sacerdote del dio, e fu imprigionato da [[Penteo]], re di Tebe, che era cugino di Dioniso e nonostante ciò avversava il suo culto. Intervenne il dio che salvò Acete e fece sbranare [[Penteo]] dalle [[Menadi]].
 
Il dio giunse all'isola di Nasso, dove incontrò [[Arianna (mitologia)|Arianna]] abbandonata da [[Teseo]] e la sposò, dopodiché riprese di nuovo il mare per la Grecia. Sbarcato ad [[Argo (città)|Argo]], [[Perseo (mitologia)|Perseo]] gli eresse un tempio perché placasse le donne di quella città, fatte impazzire dal dio come punizione per l'eccidio dei suoi seguaci, permettendo a Dioniso di entrare nell'[[Olimpo (mitologia)|Olimpo]].