Memoria collettiva: differenze tra le versioni

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Il [[polirematica|termine]] «memoria collettiva» fu coniato negli [[anni 1920|anni venti del Novecento]] da [[Maurice Halbwachs]]<ref>[[Maurice Halbwachs]], ''I quadri sociali della memoria'', 1925 </ref> in contrapposizione al concetto di [[memoria (scienze umane)|memoria]] individuale. La memoria collettiva è condivisa, trasmessa e anche costruita dal [[gruppo sociale|gruppo]] o dalla [[società]]. Il dibattito nell'ambito della storiografia è stato sollevato dall'egittologo [[Jan Assmann]] nel suo testo del 1992 ''La memoria culturale''<ref>[[Jan Assmann]], ''La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche'', Torino, 1997 (''Das kulturelle Gedächtnis: Schrift, Erinnerung und politische Identität in frühen Hochkulturen''. Monaco, 1992)</ref>.
 
Secondo il detto latino ''historia magistra vitae, testis temporum'', e' inevitabile che dimenticando il passato, si ripetano gli stessi errori, occorre invece tenere viva la memoria storica da una generazione all'altra perche' il passato non si ripeta due volte nello stesso modo.
Secondo Freud, il ricordare e' sempre un rivivere, e dimenticare presenta anche alcuni vantaggi, poiche' tenere vivo un ricordo senza rimuoverlo, rende piu' facile una sue riptizione cosciente.
== Note ==
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