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{{Nota disambigua|descrizione=il significato filosofico|titolo=[[criterio dell'utile]]}}
{{S|economia}}
LIn [[economia aziendale]] l''''utile''', indi un [[economia aziendaleimpresa]], è definito come differenza tra [[ricavo|ricavi]] e [[costo|costi]], se tale differenza è positiva (in caso contrario si parla di differenza tra costi e ricavi, definita [[perdita]]). Nel campo delle [[attività economiche]] viene comunemente chiamato [[profitto]].
 
==Descrizione==
Le [[azienda|aziende]], anche per adempiere ad obblighi legali, devono rilevare l'utile periodicamente. Di solito il periodo al termine del quale si procede alla redazione del [[bilancio]] e quindi alla rilevazione dell'utile o della perdita è definito esercizio. Pertanto si definisce più correttamente utile d'esercizio la differenza tra i ricavi ed i costi che - secondo il principio della [[competenza economica]] - si riferiscono al periodo considerato. In altre parole, l'utile rappresenta l'incremento del [[patrimonio]] dell'azienda prodotto tramite la [[gestione]] nel corso dell'esercizio. Quando non ci si trova all'interno di un'azienda ma di singoli affari, l'utile può essere determinato come differenza tra ricavi e spese al termine dell'operazione.
===Obblighi giuridici ===
Le [[azienda|aziende]], anche per adempiere ad obblighi legali, devono rilevare l'utile periodicamente. Di solito il periodo al termine del quale si procede alla redazione del [[bilancio]] e quindi alla rilevazione dell'utile o della perdita è definito ''esercizio'' (vedi [[bilancio di esercizio]]). Pertanto si definisce più correttamente ''utile d'esercizio'' la differenza tra i ricavi ed i costi che - secondo il principio della [[competenza economica]] - si riferiscono al periodo considerato. In altre parole, l'utile rappresenta l'incremento del [[patrimonio]] dell'azienda prodotto tramite la [[gestione]] nel corso dell'esercizio. Quando non ci si trova all'interno di un'azienda, ma di singoli affari, l'utile può essere determinato come differenza tra ricavi e spese al termine dell'operazione.
 
===Obblighi finanziari===
L'utile è soggetto ad imposizione fiscale. Nelle imprese individuali l'utile è considerato [[reddito]] d'impresa del titolare e sottoposto all'[[Irpef|imposta sul reddito (IRPEF)]]. Lo stesso meccanismo si applica in proporzione alle quote sociali, ai soci delle società di persone. Una tassazione autonoma in capo alla società è prevista per le società soggette all'[[Ires|imposta sul reddito delle società (IRES)]], che pagano un'aliquota del 27,5%. In tutti i casi l'utile soggetto ad [[imposta|imposte]] (cosiddetto "utile fiscale") può differire da quello del bilancio (cosiddetto "utile civilistico" derivante dall'applicazione dei principi contabili nazionali o internazionali) a causa dei diversi criteri di valutazione previsti. Ad esempio, nella valutazione dei crediti da svalutare per inesigibiltà probabile o certa, il bilancio civilistico deve essere redatto con "prudenza" considerando tutte le perdite probabili e certe di competenza dell'esercizio. Invece, nell'utile fiscale, le perdite su crediti (un costo) accantonate a fondo non potranno superare lo 0,50% del totale crediti. In questo caso si ha una "deducibilità fiscale" di un costo ridotta, che genera pertanto una differenza tra utile fiscale e civilistico.
L'utile è soggetto ad [[imposizione fiscale]]. Nelle imprese individuali l'utile è considerato [[reddito]] d'impresa del titolare e sottoposto all'[[Irpef|imposta sul reddito (IRPEF)]] come anche accade per i lavoratori dipendenti per il loro reddito. Lo stesso meccanismo si applica in proporzione alle quote sociali, ai soci delle società di persone. Una tassazione autonoma in capo alla società è prevista per le società soggette all'[[Ires|imposta sul reddito delle società (IRES)]], che pagano un'[[aliquota]] del 27,5 %.
 
L'utile è soggetto ad imposizione fiscale. Nelle imprese individuali l'utile è considerato [[reddito]] d'impresa del titolare e sottoposto all'[[Irpef|imposta sul reddito (IRPEF)]]. Lo stesso meccanismo si applica in proporzione alle quote sociali, ai soci delle società di persone. Una tassazione autonoma in capo alla società è prevista per le società soggette all'[[Ires|imposta sul reddito delle società (IRES)]], che pagano un'aliquota del 27,5%. In tutti i casi l'utile soggetto ad [[imposta|imposte]] (cosiddetto "utile fiscale") può differire da quello del bilancio (cosiddetto "utile civilistico" derivante dall'applicazione dei principi contabili nazionali o internazionali) a causa dei diversi criteri di valutazione previsti. Ad esempio, nella valutazione dei crediti da svalutare per inesigibiltà probabile o certa, il bilancio civilistico deve essere redatto con "prudenza" considerando tutte le perdite probabili e certe di competenza dell'esercizio. Invece, nell'utile fiscale, le perdite su crediti (un costo) accantonate a fondo non potranno superare lo 0,50 % del totale crediti. In questo caso si ha una "deducibilità fiscale" di un costo ridotta, che genera pertanto una differenza tra utile fiscale e civilistico.
==Destinazione degli utili==
 
L'utile può essere destinato all'[[autofinanziamento]] dell'azienda quando viene trattenuto nell'[[impresa]] stessa oppure può essere prelevato dall'[[imprenditore]] o distribuito tra i [[socio|soci]], in proporzione alla quota o al numero di [[Azione (finanza)|azioni]] possedute. Per le [[società di capitali]], la [[legge]] italiana e spesso gli [[statuto|statuti]] delle stesse società impongono di destinare obbligatoriamente una quota dell'utile, pari al 5% dell'utile stesso, ad autofinanziamento, tramite accantonamenti a riserve del patrimonio. Nelle [[impresa individuale|imprese individuali]] e nelle [[società di persone]] la destinazione dell'utile è lasciata alla volontà dell'imprenditore e dei soci.
===Destinazione degli utili===
L'utile può essere destinato all'[[autofinanziamento]] dell'azienda quando viene trattenuto nell'[[impresa]] stessa oppure può essere prelevato dall'[[imprenditore]] o distribuito tra i [[socio|soci]], in proporzione alla quota o al numero di [[Azione (finanza)|azioni]] possedute ([[Dividendo (economia)|dividendi]]).
 
L'utile può essere destinato all'[[autofinanziamento]] dell'azienda quando viene trattenuto nell'[[impresa]] stessa oppure può essere prelevato dall'[[imprenditore]] o distribuito tra i [[socio|soci]], in proporzione alla quota o al numero di [[Azione (finanza)|azioni]] possedute. Per le [[società di capitali]], la [[legge]] italiana e spesso gli [[statuto|statuti]] delle stesse società impongono di destinare obbligatoriamente una quota dell'utile, pari al 5% dell'utile stesso, ad autofinanziamento, tramite accantonamenti a riserve del patrimonio. Nelle [[impresa individuale|imprese individuali]] e nelle [[società di persone]] la destinazione dell'utile è lasciata alla volontà dell'imprenditore e dei soci.
 
Alcune imprese distribuiscono quote azionarie ai propri dipendenti alla pari o a un prezzo incentivato. Si tratta di un meccanismo con effetti simili a quelli delle [[stock option]] conferite ai dirigenti. La partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa consente di:
 
-* collegare meglio gli obiettivi di profitto individuali con quelli dell'azienda e premiare la [[produttività]] con un meccanismo simile a una retribuzione variabile: se l'azienda aumenta gli utili, automaticamente viene distribuito anche ai dipendenti un maggiore dividendo per azione;
 
-* avere una partecipazione attiva dei dipendenti alla gestione dell'impresa, non legata solo alle rappresentanze sindacali, in virtù dei diritti di voto nell'Assemblea degli Azionisti;
 
-* ammettere i lavoratori alla proprietà dell'azienda, rappresentata e suddivisa nelle quote azionarie.
 
Il [[codice civile]] (artt. 2101, 2102 e 2554) prevede il diritto dei prestatori di lavoro alla partecipazione agli utili d'impresa, salvo diversa disposizione interna.