Ampelografia: differenze tra le versioni

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In Italia guida validamente l'opera di selezione il maggiore ampelografo del Paese, Domizio Cavazza <ref name="Cavazza"> Idem, Ibidem. vol IV, 1989, pagg. 459-468</ref>.
 
Tra le importanti iniziative per aumentare la conoscenza della viticoltura italiana, va ricordata la Mostra Ampelografica che si tenne a [[Forlì]] nel settembre del [[1876]], che ebbe una duratura risonanza nazionale<ref>Se ne vedano, ad esempio, le varie citazioni in : N. Marzotto, ''Ampelografia del Friuli'', Tip. Domenico Del Bianco e figlioFiglio, Udine 1923, ''passim''.</ref>.
 
Non bisogna poi dimenticare il grande contributo alla viticoltura e alla enologia italiana reso dal conte [[Giuseppe di Rovasenda]], autore del Saggio di ''Ampelografia Universale'' (uscito nel 1877, proprio l'anno successivo alla mostra forlivee), nativo di [[Verzuolo]] e dal barone Antonio Mendola di [[Favara]]. Quest'ultimo raccolse una collezione di varietà di uva che venne definita una delle più grandi al mondo, e fu membro della Commissione Ampelografica del [[Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali|Ministero dell'Agricoltura]] italiano. Entrambi collaborarono alla stesura dell'opera del francese Victor Pulliat "Le Vignoble" (1874-1879).