Ildefonso Rea: differenze tra le versioni

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==Biografia==
 
Nato il [[14 gennaio]] [[1896]] ad [[Arpino]], professo dell’[[Ordine di San Benedetto]] (O.S.B.) il [[17 ottobre]] [[1915]] e, ordinato sacerdote il [[2 ottobre]] [[1921]]. Il 22 febbraio [[1929]] fu eletto abate dell’[[Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni|Abbazia della Santissima Trinità]] di [[Cava de' Tirreni]]. Trasferito a Cassino, fu dal 21 novembre [[1945]] abate e ordinario dell’[[Abbazia territoriale di Montecassino|Abbazia di Montecassino]]. Fu nominato [[vescovo titolare]] di [[Diocesi di Corone|Corone]] il 10 febbraio [[1963]], ricevendo l’ordinazione il 12 marzo dello stesso anno. Il 17 aprile [[1971]] si ritirò e morì il 23 settembre dello stesso anno.
 
Come abate dell’[[Abbazia]] di [[Cava de' Tirreni]] operò attivamente per la ristrutturazione architettonica ed il restauro artistico di tale monumento, ricoprendo di marmi i pilastri della basilica in cui fece completare, dal maestro Cesare Formilli, le decorazioni all’affresco nella volta della navata centrale ''La gloria dei Santi Padri Cavensi''. Fece poi costruire una elegante tribuna abaziale in stile settecentesco.
 
Durante il suo governo, l’''abbazia cavense'' fu visitata per ben due volte da [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele III re d’Italia]]. La prima volta il re, senza alcun preavviso arrivò alla Badia di Cava verso le ore 8,30 del [[12 aprile]] [[1944]], e ne visitò la parte monumentale. Nel pomeriggio dello stesso giorno, fu diffusa dalla radio la notizia che il re aveva deciso di abdicare in favore di suo figlio [[Umberto II d'Italia|Umberto]]. La seconda visita di Vittorio Emanuele III, sempre improvvisa ma in forma privata, ebbe luogo il [[28 febbraio]] [[1945]].
 
L’Abate Rea, durante la seconda guerra mondiale, cercò di alleviare i disagi morali e materiali della popolazione cavese che si rifugiò in massa nell’abbazia della Santissima Trinità di Cava, investita dai bombardamenti e coinvolta suo malgrado nella [[Operazione Avalanche|battaglia del settembre 1943]]., Persi talerifugiò motivoin emassa pernell’abbazia averdella ospitatoSantissima ancheTrinità personedi nonCava. graditePrima allefurono autoritàqualche militari germanichecentinaio, ilpoi [[17i settembre]]rifugiati [[1943]]si iaggirarono soldatiintorno tedeschiai primaseimila. diOccuparono ritirarsitutti dai Cavaluoghi de’del Tirreni,monastero. conA unguardia carrodella armatodisciplina tiraronoe alcunidell'ordine colpipubblico di cannone controc'era il monasterosenso ereligioso penetratidel all’interno,luogo preserosacro ine ostaggiola l’abatepresenza Ildefonsodell'abate Rea eddivenuto il vescovopadre di Cavaquella Francescoinnumerevole Marchesanifamiglia. IL’Abate dueportava prelatiovunque furonola portatisua inparola ostaggiodi aconforto [[Napoli]]e primaprovvedeva diper esserequanti rilasciatisi atrovavano [[Nola]]nel dabisogno. doveNon riuscironosi asaprà rientraremai aquanto [[Cavapane de’e Tirreni]]quante solominestre ildistribuì [[4la ottobre]]cucina del monastero.<ref name="test1test2">DomenicoSimeone ApicellaLeone, ''SommarioDalla Storicofondazione Illustrativodel dellacenobio Cittàal dellasecolo CavaXVI''., Cavain de''La Tirreni,badia di Cava'' vol. I° pag. 196499</ref>.
 
Per tale motivo e per aver ospitato anche persone non gradite alle autorità militari germaniche, al vespro del [[17 settembre]] [[1943]] i soldati tedeschi penetrati all’interno del monastero, presero in ostaggio l’abate Ildefonso Rea ed il vescovo di [[Arcidiocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni|Cava-Sarno]] Francesco Marchesani. I due prelati furono portati in ostaggio a [[Napoli]] prima di essere rilasciati a [[Nola]] da dove riuscirono solo il [[4 ottobre]] a rientrare a [[Cava de’ Tirreni]], già liberata dagli Alleati.<ref name="test1">Domenico Apicella, ''Sommario Storico Illustrativo della Città della Cava''. Cava de' Tirreni, 1964</ref>.
Il [[27 maggio]] [[1944]] Ildefonso Rea, venuto a conoscenza dell’avvenuta distruzione dell’abbazia di Montecassino, raggiunse con mezzi militari la vetta dell’omonimo monte, dove la battaglia era appena terminata e sostavano le truppe polacche che avevano occupato il terreno dove era sorta l'[[Abbazia]]. Immediatamente scrisse alla Segreteria di Stato vaticana informandola sulle condizioni in cui si trovava l'antico monastero, ossia la completa distruzione degli edifici.
 
L’abate Rea, nel gennaio del 1944, ebbe l’onorificenza della commenda dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro<ref name="test2" />.
Nel mese di [[novembre]] del [[1945]], l’abate Rea fu trasferito a [[Monecassino]]. Come [[abate]] di [[Montecassino]] si impegnò per la ricostruzione e decorazione dell’Abbazia distrutta durante l’offensiva alleata iniziata il [[15 febbraio]] [[1944]]. L’Abate seguì con intelligenza e competenza la ricostruzione dell’Abbazia. La prima pietra per la ricostruzione fu posata il [[15 marzo]] [[1945]], seguita da un appello radiofonico (15 febbraio [[1946]]) del nuovo abate che chiedeva aiuto agli italiani per l’opera di ricostruzione. I lavori, ispirati al principio dov'era, com'era, iniziarono effettivamente il 1º aprile [[1949]]. Il papa [[Paolo VI]] consacrò la rinata Abbazia il 24 ottobre [[1964]].
 
Il [[15 febbraio]] [[1944]], la millenaria abbazia cassinese fu rasa al suolo in seguito ai [[Battaglia di Montecassino|bombardamenti aerei degli alleati]]. Il primo ad accorrervi, appena cessato il combattimento, fu l’abate Rea, che il [[27 maggio]] [[1944]] raggiunse con mezzi militari degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] la vetta di Montecassino. Qui trovò le truppe polacche che avevano occupato il terreno dove una volta esisteva l'[[Abbazia]]. Immediatamente scrisse alla [[Segreteria di Stato della Santa Sede]] informandola sulle condizioni in cui si trovava l'antico monastero, ossia la completa distruzione dell’ edificio. Lasciò poi a custodia dei sacri luoghi un suo monaco.
La prima pietra per la ricostruzione fu posata il [[15 marzo]] [[1945]], seguita da un appello radiofonico (15 febbraio [[1946]]) del nuovo abate che chiedeva aiuto agli italiani per l’opera di ricostruzione. I lavori, ispirati al principio dov'era, com'era, iniziarono effettivamente il 1º aprile [[1949]]. Il papa [[Paolo VI]] consacrò la rinata Abbazia il 24 ottobre [[1964]].
 
NelIl mese di24 [[novembre]] del [[1945]], l’abate Rea, fudopo trasferitosedici amesi [[Monecassino]].di Comelotta, dovette inchinarsi alla volontà del papa [[abatePio XII]] diche lo volle trasferito a [[Montecassino]] si impegnò per intraprendere la ricostruzionegigantesca eopera decorazionedi dell’Abbaziariedificazione distruttadell’abbazia. durantePrese l’offensivapossesso alleatadella iniziatacarica ill’8 [[15settembre febbraio]] [[1944]]1945. L’Abate seguì con intelligenza e competenza la ricostruzione dell’Abbaziadella monumentale abbazia cassinese. La prima pietra per la ricostruzione fu posata il [[15 marzo]] [[1945]], che fu poi seguita da un suo appello radiofonico ([[15 febbraio]] [[1946]]) delcon nuovoil abate chequale chiedeva aiuto agli italiani per l’opera diappena ricostruzioneintrapresa. I lavori, ispirati al principio ''dov'era, e com'era'', iniziarono effettivamente il 1º aprile [[1949]]. Il 24 ottobre 1964, il papa [[Paolo VI]], consacrò la rinata Abbazia il 24di ottobre [[1964]]Montecassino.
Ma l’Abate Rea non fece mancare il suo contributo spirituale e materiale alla ripresa di tutta la diocesi affidatagli. Intrattenne anche un affettuoso rapporto di amicizia con l’avvocato [[Gianni Agnelli]]. Forse si deve a questa amicizia la presenza del gruppo [[FIAT]] a Cassino.
 
Ma l’Abate Rea, anche sé preso dall’immane compito affidatogli, non fece mai mancare il suo contributo spirituale e materiale alla ripresa di tutta la diocesi affidatagli. Intrattenne anche un affettuoso rapporto di amicizia con l’avvocato [[Gianni Agnelli]]. Forse si deve a questa amicizia la presenza del gruppo [[FIAT]] a Cassino.
 
==Note==